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Che ne sarà dei media?

23/06/2017

Quale destino per i media che, ormai da anni, sembrano avviati sul viale del tramonto? Ne abbiamo parlato con Vittorio Meloni, Direttore Relazioni Esterne di Intesa Sanpaolo e autore de “Il crepuscolo dei media” che verrà presentato giovedì 6 luglio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

 

Il “crepuscolo” dei media suona un po’ come il canto del cigno prima dell’inesorabile declino. Quale futuro attende l’industria dell’informazione?
È una domanda cui rispondere non è facile, perché il cambiamento è in corso ormai da tempo. Nel libro ne descrivo l’accelerazione, molto evidente negli ultimi dieci anni, anche per effetto della crisi. Questo cambiamento sta producendo crescenti difficoltà a un’industria che deve fare i conti con la caduta verticale di lettori, con la frammentazione e la dispersione delle audience e con la forte contrazione dei ricavi pubblicitari. Questi ultimi, in particolare, si sono più che dimezzati nel settore dei quotidiani e dei periodici, con una riduzione del 65% in Italia tra il 2007 e il 2016, e si sono fortemente contratti anche per la TV. Ricavi che si stanno trasferendo verso gli over-the-top, le piattaforme digitali, i social. Quindi è difficile oggi individuare un nuovo assetto, perché quello da cui proveniamo è profondamente in crisi ed è difficile immaginare quanto, del mondo che conosciamo, si trasferirà nel mondo digitale e con quali modalità.

[caption id="attachment_30861" align="alignleft" width="300"]Vittorio Meloni Vittorio Meloni[/caption]

In che modo i social network, su tutti Twitter e Facebook, hanno influito su questo declino?
I social network sono la creatura più recente del mondo online. Facebook ha solo dieci anni, gli altri social sono ancora più giovani. La loro crescita impetuosa ha fatto leva anche sul consumo di informazione e di news che gran parte del mondo editoriale tradizionale metteva a disposizione a titolo gratuito. I social sono diventati piattaforme distributive di molte cose, tra cui le notizie che sono diventate la parte utilizzata con maggiore intensità, senza alcun vantaggio economico per gli editori tradizionali. Questo è accaduto sia per la carta stampata sia per la televisione, tant’è che sono nate e sono tuttora in corso cause tra editori e grandi over-the-top, come Google. A furia di espandersi, i social network hanno assorbito una quota molto ampia di consumo di contenuti non solo informativi, tipicamente proposti dal sistema mediatico tradizionale. Questa espansione ha progressivamente spostato l’interesse dei consumatori verso il mondo dei social, soprattutto grazie ai device portatili, gli smartphone su tutti. Pensiamo, ad esempio, al fenomeno YouTube, che è in grado di veicolare contenuti televisivi su una scala vastissima ad un pubblico che può segmentare con estrema precisione. C’è stata una vera e propria sottrazione di contenuti che si sono trasferiti sui social. Nel frattempo, chi utilizza queste piattaforme ha imparato a produrre e sviluppare autonomamente contenuti, ciò che ha fatto dell’offerta digitale qualcosa di inimitabile per varietà e pervasività. Queste grandi piattaforme hanno invaso inevitabilmente il campo dei media tradizionali. Il loro sviluppo proseguirà ed è ragionevole pensare che il loro ruolo nell’informazione e nell’entertainment sarà sempre più decisivo e, nel medio-lungo termine, dominante.

Nell’era della post-verità le fake news sono una realtà ormai quotidiana. Come i media possono arginare questo fenomeno?
Le fake news hanno una storia più antica della rete e dei social, anche i media tradizionali non ne erano e non ne sono immuni. Però con i social è cambiata l’intensità del fenomeno grazie alla cosiddetta viralità: prima le notizie false rimanevano in un ambito relativamente ridotto, legato alla portata del mezzo che le ospitava; oggi circolano ad alta velocità su piattaforme che sono in grado di raggiungere istantaneamente milioni di persone. Vedo con piacere che, recentemente, si è aperto un dibattito sulle fake news. Hanno smesso di essere considerate un fenomeno “naturale” e ci si interroga su come contrastarle. Si rivaluta la capacità dei media tradizionali di selezionare e verificare con cura le notizie. Si cerca di imitare, magari attraverso algoritmi, la disciplina del fact cheking anche sui social. Le piattaforme più influenti si stanno già attrezzando per ridurre significativamente questi fenomeni. Da questo punto di vista, c’è uno spazio nuovo per il giornalismo all’interno di realtà che avranno bisogno di competenze professionali per gestire direttamente flussi di notizie e per verificarne nel tempo l’attendibilità.

[caption id="attachment_30862" align="alignright" width="180"]Il crepuscolo dei media Informazione, tecnologia e mercato Vittorio Meloni Laterza, 2017 pp. 144,  € 13,00 Il crepuscolo dei media
Informazione, tecnologia e mercato
Vittorio Meloni
Laterza, 2017
pp. 144, € 13,00[/caption]

 

E l’altra faccia dell’informazione, la comunicazione, come sta? Che futuro l’aspetta?
La comunicazione è alle prese con un cambiamento radicale dei canali storicamente utilizzati. Se la pubblicità esce dal mondo dei media tradizionali e finisce altrove, inevitabilmente anche il flusso di comunicazione delle aziende prenderà la stessa strada, cioè cercherà nel nuovo mondo di canali e di contatti di veicolare i propri messaggi. Il problema è che anche quel tipo di comunicazione che adesso si è, in misura rilevante, trasferito su dispositivi mobili rischia di incontrare nuovi ostacoli. Esistono intere fasce di utenti che non amano la pubblicità, in qualsiasi forma, quindi sarà necessario trovare nuovi modi per raccontarsi dentro questi mondi che diventano meno permeabili rispetto ai mezzi di comunicazione di massa. Questo è un fenomeno molto evidente che si combina, per esempio, con l’esistenza di software in grado di bloccare la presenza pubblicitaria online, il cui è uso è cresciuto incredibilmente ed è possibile che nel tempo riduca l’impatto della pubblicità su queste piattaforme.  Non c’è dubbio, però, che il trasferimento della comunicazione nelle sue diverse forme sia evidente, anche per motivi demografici: le generazioni più recenti, e non solo i più giovani, lasciano i media tradizionali per cercare nei social il luogo adatto alle loro relazioni, al consumo di notizie, alla gestione del tempo libero. Per dialogare con loro bisogna essere lì.

 




 

Il crepuscolo dei media e l’alba che non arriva
Conversazione sul futuro dell'informazione giornalistica nell’era della società digitale

Appuntamento giovedì 6 luglio, alle 18.30, a Milano presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore con “Il crepuscolo dei media e l’alba che non arriva. Conversazione sul futuro dell'informazione giornalistica nell’era della società digitale”. L’incontro, organizzato in collaborazione con Ferpi, sarà l’occasione per presentare “Il crepuscolo dei media”, il nuovo libro di con Vittorio Meloni, Direttore Comunicazione di Intesa San Paolo. Oltre all’autore, interverranno Ruggero Eugeni, direttore di Almed-Università Cattolica , Alessandra Ravetta, condirettore Prima Comunicazione; Paolo Madron, direttore Lettera 43 e Sergio Luciano, direttore di "Economy". Condurrà Pier Donato Vercellone, Presidente Ferpi e Docente Università Cattolica del Sacro Cuore.

L'incontro sarà preceduto dalla presentazione, organizzata dalla Delegazione Ferpi Triveneto, in programma lunedì 3 luglio, alle ore 17.30 presso Palazzo Leoni Montanari (Contrà Santa Corona, 25) a Vicenza. Con l’autore dialogheranno a Ilvo Diamanti, sociologo, politologo e saggista - Università di Urbino, Dario Di Vico, inviato de Il Corriere della Sera e Marino Smiderle, caporedattore de Il Giornale di Vicenza.
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