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Gheno: il web un'estensione di noi stessi

31/01/2017

Online non siamo né meglio né peggio, rispetto a quello che siamo offline. Casomai, la rete ha reso visibili delle "tare comunicative" che magari prima rimanevano più circoscritte. Lo afferma Vera Gheno, sociolinguista, docente e e gestrice del profilo Twitter dell'Accademia della Crusca, in un'intervista in esclusiva per Ferpi.it, a poche settimane da Parole O_Stili, di cui è membro del comitato scientifico e coordinatrice del panel "Social media e scritture" che ospiterà, tra gli altri, l'intervento del Presidente Ferpi, Pier Donato Vercellone.

Un’indagine dell’OCSE del 2014 colloca il 70% degli italiani sotto il livello minimo (e comunque insufficiente) di comprensione e scrittura di un breve testo. Secondo te, il web ha qualche responsabilità in questo o è soltanto uno specchio fedele di quanto accade offline?
Il web, più che specchio di qualcosa, è uno degli àmbiti in cui ci muoviamo, agiamo e comunichiamo, un'estensione di noi stessi. Sarebbe strano se la rete mostrasse cose diverse da quanto noi siamo nella vita 1.0... in altre parole, online non siamo né meglio né peggio, perlomeno in riferimento ai comportamenti linguistici e comunicativi, rispetto a quello che siamo offline; casomai, la rete ha reso visibili delle "tare comunicative" che magari prima rimanevano più circoscritte. Per fare un esempio, il "matto del villaggio" è sempre esistito, solo che era conosciuto solo dagli altri abitanti del medesimo villaggio. Adesso, è diventato il matto del villaggio globale. Inoltre, se consideriamo il web un canale di comunicazione, una specie di contenitore i cui contenuti sono scelti dagli utenti, come potrebbe questo avere responsabilità specifiche? Come dico spesso, molti di noi sono come dei neopatentati alle prese con una macchina di grossa cilindrata: è quasi inevitabile che facciamo danni. Insomma, il web ha enormi potenzialità, ma sta a noi sfruttarle.

Anche in termini di scrittura professionale spesso si assiste ad un abbandono di uno stile formale in favore di uno stile più affine a quello orale. Come spieghi questo fenomeno? È sempre consapevole?
Da una parte, c'entra sicuramente l'inglese che in molti contesti si porta appresso la tendenza a usare il "tu" in ogni situazione, tanto è vero che quello online si chiama anche "tu telematico". Dall'altra, una delle difficoltà comunicative ricorrenti delle persone, soprattutto in Italia, è la tendenza a usare un unico registro per ogni tipo di comunicazione. Il "monoregistro passepartout" è una delle piaghe della comunicazione dei nostri giorni. Del resto, la competenza comunicativa altro non è che la capacità di adattare il proprio stile al contesto comunicativo: informale quando serve, formale quando serve.

Come spieghi il fenomeno dell’ostilità in Rete? Perché, nascoste da un’identità virtuale, le persone modificano il proprio registro linguistico in modo aggressivo?
Beh, intanto è ovvio: non vedere l'interlocutore in faccia ci rende tutti più "coraggiosi", dei veri leoni da tastiera. La comunicazione mediata stimola istinti che nelle interazioni dal vivo cerchiamo, in linea di massima, di arginare, se non altro per pudore o paura delle conseguenze. Secondariamente, aggiungerei che molti di coloro che fanno gli "hater" online non sembrano avere piena consapevolezza dell'ampiezza del pubblico raggiunto. Insomma, spesso si tratta di persone che "odiano in pubblico" senza rendersi conto di essere, appunto, "in pubblico", un pubblico peraltro amplissimo, potenzialmente infinito.




 

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Vera Gheno
Sociolinguista, docente presso Università di Firenze e Stranieri di Siena, gestrice del profilo Twitter dell'Accademia della Crusca, Vera Gheno è membro del Comitato scientifico di Parole O_Stili e coordinatrice del panel "Social media e scritture" che ospiterà, tra gli altri, l'intervento del Presidente Ferpi, Pier Donato Vercellone.
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