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La formazione per superare il Digital Mismatch

15/01/2018

Rita_Palumbo

L’evoluzione digitale sta creando nuove professioni, dando origine a un fenomeno denominato Digital Mismatch: le aziende ricercano profili che nessuno riesce a occupare per mancanza di competenze specifiche. Si stima che entro il 2020, in Italia avremo circa 135.000 posti di lavoro vacanti in ambito ICT per questa ragione. Come superare questa impasse? Investendo in formazione. Rita Palumbo torna ad occuparsi del tema, ospitando nella sua rubrica #MercatoLavoro un intervento di Mirna Pacchetti.

di Mirna Pacchetti, CEO and Business Development InTribe

Una recente indagine realizzata da Capgemini e Linkedin descrive come il 34% delle imprese italiane abbia perso competitività a causa delle scarse competenze digitali di dipendenti e collaboratori. L’indagine ha inoltre fatto emergere come sempre più persone (circa il 55% dei lavoratori) investano i propri soldi e il proprio tempo per formarsi e acquisire nuove competenze, perché molto spesso le aziende non sono disposte ad investire in formazione.

Dove ha origine il problema?

L’evoluzione digitale sta creando nuove professioni, dando origine ad un fenomeno denominato Digital Mismatch: le aziende ricercano profili in ambito tecnologico e digitale che nessuno riesce ad occupare per mancanza di competenze specifiche.

Una recente indagine dell’Unione Europea (dati Cedefop) ha evidenziato come entro il 2020, in Italia avremo circa 135.000 posti di lavoro vacanti in ambito ICT a causa del Digital Mismatch; secondo una stima Intribe, questo corrisponderà a circa il 18% delle posizioni lavorative in questo ambito.

Il Digital Mismatch, però, non è un problema relegabile unicamente alle professionalità dell’ICT, riguarda ognuno di noi e l’impatto complessivo potrebbe essere di circa 2.000.000 di posti vacanti entro tre anni, se non investiamo quanto prima nella formazione di noi stessi e dei nostri dipendenti (fonte: stime InTribe su dati Cedefop, per Osservatorio Digital Mismatch 2018).

Questo accade perché la trasformazione tecnologica e digitale è ormai diventata pervasiva, coinvolgendo anche professionalità che fino a pochi anni fa non avevano alcun legame con il mondo digitale (come la commessa, il medico o l’agricoltore).

Negli ultimi 20 anni abbiamo infatti assistito ad una accelerazione tecnologica paragonabile ai 400 anni precedenti, acuitasi maggiormente negli ultimi 5 anni. Se fino agli anni ’90 dello scorso secolo le professioni evolvevano ogni 2 generazioni, oggi i cambiamenti sono radicali e nel giro di pochi anni danno origine a nuove opportunità lavorative, inesistenti prima. L’avvicendarsi di nuove tecnologie apre certamente grandi opportunità, ma rende difficile alle aziende restare al passo, sia dal punto di vista tecnologico, sia per la formazione e aggiornamento dei propri dipendenti.

Life long learning

La pervasività della tecnologia ha già cambiato il nostro modo di vivere e sta cambiando il nostro modo di lavorare, oggi un’azienda solida necessita di persone flessibili, disposte ad acquisire nuove competenze e, a volte, a far evolvere il proprio ruolo verso nuove professionalità.

Le aziende, dal canto loro, devono investire massivamente in formazione, quale asset strategico aziendale, l’alternativa è la perdita di competitività e di quote di mercato, a totale vantaggio di startup e imprese tecnologiche che, in questo periodo storico, acquisiscono velocemente quote di mercato innovando: prodotti, servizi e processi.
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