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La reputazione, il patto di fedeltà che fa la differenza

23/04/2017

Il seminario di formazione e aggiornamento del 16 giugno a Milano, organizzato da Ferpi in collaborazione con Reputation Institute, analizzerà, anche attraverso case history emblematiche, il tema della reputazione sia come leva di marketing, sia come caposaldo nelle situazioni di change management.

 

La Reputazione: come si alimenta, come si gestisce e come viene percepita dal pubblico. È questo il focus della giornata che la Commissione di Aggiornamento e Specializzazione Professionale di Ferpi, in collaborazione con Reputation Institute, ha inserito all’interno della sua offerta formativa 2017. Il 16 giugno a Milano, dalle 9.30 alle 18.00, Fabio Ventoruzzo, Direttore Generale di Reputation Institute, Simonetta Pattuglia, Docente di Marketing, Comunicazione, Media e Direttore del Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media all’Università di Roma “Tor Vergata”, Pier Donato Vercellone, Direttore Comunicazione & CSR di Sisal Group e Presidente FERPI, e altri illustri Manager aziendali analizzeranno, anche attraverso case histories emblematiche, il tema della reputazione sia come leva di comunicazione e di marketing, sia come caposaldo nelle situazioni di change management.

 Per lo sviluppo virtuoso di un’impresa e per la sua longevità tutto dipende dalla reputazione, ossia da quel complesso di valori che esprimono il “chi è” piuttosto che il “cosa vende” o il “cosa comunica”, ossia che ne plasmano la sua identità. Essendo forma ed essenza, la reputazione rappresenta oggi a tutti gli effetti un elemento di vantaggio competitivo, proprio nella misura in cui essa è in grado di distinguere il know how dell’azienda dalla galassia di marche sempre più fitta che popola il mercato.

La reputazione trova la sua massima espressione all’interno delle operazioni di marketing e di comunicazione, che sempre più si uniscono alle pianificazioni tipicamente commerciali, collaborando con essi non solo per portare a compimento i processi di business, ma per far sì che tali processi lascino un’eco nel consumatore, un’esperienza unica e memorabile.

I processi di comunicazione, le risorse umane, l’heritage costruiscono nel tempo la reputazione aziendale: solo una performance costante può alimentare positivamente il programma reputazionale che è sempre in divenire: dalla mappatura degli stakeholder e dal tracking degli indicatori di prestazione, passando per un action planning (che si concretizza nella definizione dei target, nell’individuazione di contenuti e touchpoint rilevanti, nella misurazione della ROI) che migliori la narrazione di impresa – lo storytelling –  fino ad arrivare al vertice della piramide che traccia la costruzione del valore, dove il Chief Communication Officer diventa una figura strategica e fondamentale nell’ambito della governance aziendale, in quanto gestisce l’asset intangibile della reputazione e definisce le caratteristiche identitarie di un’impresa.

Nell’operazione di reputation building l’impresa non può fare tutto da sola. Al contrario, la reputazione dura nel tempo grazie al capitale relazionale, ossia grazie a quel complesso di elementi di fiducia, fedeltà e lealtà che generano un legame emotivo tra impresa e clienti, consumatori, stakeholder che rinnovano costantemente il patto fiduciario. Il marketing a questo punto esce dai ranghi che lo vedono circoscritto alle operazioni di vendita per andare verso finalità più ampie che riguardano la fidelizzazione con i clienti già esistenti e quelli potenziali, mediante la creazione di un ecosistema in cui al centro vi sono i suoi bisogni e i suoi interessi.

È indubbio, tra l’altro, in ultima istanza, il forte legame che esiste tra il livello reputazionale di un’impresa e le sue performance finanziarie: aziende con reputazione forte incrementano i loro investimenti oltre il 100% (Fonte: Italy RepTrak®) e, quando sono impattate da una crisi, recuperano il loro valore di mercato in poco tempo. È la resilienza reputazionale, che permette alle organizzazioni, forti della fiducia e della soddisfazione dei loro clienti, di resistere agli urti – siano essi legati a mutamenti di assetti economici sia che riguardino cambiamenti di percezione – grazie all’apporto positivo dei consumatori che hanno fatto esperienza del prodotto o del servizio e la cui soddisfazione diventa moneta di scambio.

Il corso, aperto a tutti, soci e non soci, dà diritto al riconoscimento di 100 crediti ai soci Ferpi ai fini della qualificazione necessaria all’aggiornamento professionale interno.

Per esigenze di natura organizzativa e logistica, il corso si svolge solo al raggiungimento di un numero minimo di iscritti. Per ulteriori informazioni e iscrizioni: casp@ferpi.it
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