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Lanza e Vercellone: sguardi inediti

24/06/2016

Persone diverse, stili diversi che rivelano storie diverse. Con un’origine comune, il Piemonte, e un comune obiettivo, la presidenza Ferpi. Abbiamo chiesto ad Eliana Lanza e Pier Donato Vercellone di raccontarsi da un punto di vista inedito. Il risultato è una narrazione leggera e scorrevole che mette da parte per un momento i professionisti e lascia intravedere le persone.

PicCollage_LanzaCi sono momenti della vita in cui ogni cosa gode di un’onda positiva e il sorriso illumina anche gli intoppi più brucianti di vita e lavoro: cercare ombrelli bianchi per una festa all’aperto che si prevede funestata dai temporali, topic trend dell’estate 2016; aprire gli occhi un mattino sulle prospettive economiche aperte dalla Brexit che fanno sembrare il 2009 uno scherzo; un’amica molto malata che ti sorride, ugualmente felice che tu abbia prospettive anche per lei; perdere le chiavi dell’auto lanciando il riso a una sposa raggiante; sentire che si delude sempre qualcuno e ancor più gli amici più sinceri e generosi. Momenti in cui si avverte – in maniera nitida e fragorosa – la forza della volontà di creare qualcosa di nuovo, buono e giusto, coniugando incoscienza e determinazione.

Se volete che racconti Eliana dovete sopportare il suo modo di guardare la lunga fila di bicchieri mezzi pieni che l’hanno fatta partire dall’ultimo banco per sfidare la maestra alle elementari, e poi le crisi economiche, e poi il cancro, e poi tutte le prove che gli imprenditori affrontano ogni giorno in un mix imponderabile di burocrazia, imprevisti, voltafaccia e voltagabbana, risultati e gabelle, recessione e innovazione.

Sarà il segno del Toro o per essere stata educata come un maschio, ritengo che la vita si percorra guardando bene negli occhi tanto chi ti ama quanto chi ti fronteggia per annullarti, avendo ben chiara la meta – lontana, lontanissima – da raggiungere.  E’ questo che mi ha dato il coraggio di rompere il salvadanaio a 24 anni per fondare la mia prima attività imprenditoriale e poi affrontare ogni anno nuovi investimenti, sorridendo dell’abbandono del migliore cliente, di una nuova famiglia che può contare sul premio di fine anno,  di una gara vinta (ma poi il lavoro deve essere fatto, e bene). Amo la velocità e la mischia che per professione inseguo sui circuiti automobilistici e sui campi di rugby, ma se cerco la magia la trovo nel blu del mare. Lo sfizio, invece, nelle scarpe, possibilmente con una suola rossa.

Torino è in festa, suonano le campane, c’è mia figlia emozionata che mi aspetta. Oggi sono la mamma della sposa, il 2 luglio sarò felice di raccontarvi “La Ferpi che vogliamo”.

 

 

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Parlare di me significa raccontare anche la storia della mia vita lavorativa. Mi considero un comunicatore nativo, così viene difficile distinguere la realtà personale dalla mia attività professionale: molte scelte, speranze e passioni si intrecciano e influenzano, talvolta frutto della casualità.

Sono torinese, ho 52 anni, sposato da 20 e con una figlia di quasi 17. Laureato in Scienze Politiche, il mio futuro lavorativo è stato rianimato dall’incontro appassionato con il mondo della comunicazione. Da piemontese un poco grigio, ma estroverso e curioso, spero a volte cortese, vorrei quasi mai falso (ricordate il detto?), avere frequentato il corso IsfoRP, fondato dal maestro Aldo Chiappe, mi ha aperto un universo di emozioni, con i fondamenti delle RP appresi in agenzia, prima sotto la guida di Giuliana Bertin e poi migliorati in Burson-Marsteller, dove peraltro ho incontrato Simonetta, la mia compagna da sempre, pugliese doc che mi ha fatto scoprire il fascino della Valle d’Itria, collega e amica con cui scambiare opinioni e riflessioni.

Dopo alcuni anni ho avuto il piacere di costituire il team di comunicazione per Nike in Italia: ricordo con emozione le campagne integrate che ho seguito, le importanti sponsorizzazioni, poi nel 1997 mi è stato offerto di trasferirmi ad Amsterdam, affascinante città multietnica, per dirigere le iniziative di comunicazione corporate e di RP in Europa. In quel periodo ho dovuto affrontare la crisi sul lavoro minorile e la globalizzazione, che ha investito molte multinazionali: conoscere alcune realtà nell’Est Asiatico mi ha profondamente toccato, ma orgogliosamente credo di avere dato un piccolo contributo alla definizione di policy innovative su queste delicate tematiche. Sebbene abbia lavorato in Nike oltre sei anni, non sono mai stato un amante degli sport individuali, tipo  running o tennis, ma ero molto orientato agli sport di squadra. Ricordo che davanti a Phil Knight, fondatore della Nike, runner per vocazione, ho ingenuamente affermato che “nella mia vita non avevo mai corso da solo, neppure per andare in bagno”: forse il mio inglese non era così fluente, per fortuna.

Il 13 dicembre 1999 nasce ad Amsterdam nostra figlia Rebecca. Crediamo opportuno tornare in Italia, accettando l’offerta di lavoro del Gruppo Telecom a Roma. Trasferito successivamente a Milano (credo fosse il sesto trasloco), mi dedico a Progetto Italia, un innovativo modello di costruzione della reputazione e della brand equity del Gruppo, con cui mi sono permesso di esprimere la creatività sugli eventi, di incentivare branding e storytelling, e di proporre molti progetti speciali, solo per ricordare, le lezioni dantesche di Sermonti, i Telecomcerti al Colosseo, il Festival della Scienza, Storytellers con MTV, e molto altro.

Sono professionalmente accanito, perché amo le sfide professionali, e al terzo passaggio di proprietà di Telecom, decido di accettare un confronto sicuramente rischioso (cambiavo anche forma contrattuale, meno tutelante), ma al tempo stesso stimolante ed entusiasmante, accogliendo la proposta di dirigere la Comunicazione del Comune di Milano, con riferimento il city manager incaricato, nonché oggi Sindaco, Beppe Sala. Fra gli svariati progetti coordinati, gli innumerevoli personaggi conosciuti, per un grande amante della cucina come me (nel senso di fruitore, ovviamente, chi mi conosce lo sa, chi mi vede lo intuisce subito) la confidenza con Davide Oldani e Carlo Cracco è stato un grande omaggio….mia moglie invece ricorda solo la cena con i Duran Duran e il bacio ai suoi idoli di un tempo: ahimé l’animo femminile è sempre più soave.

Nel 2011, con il cambio di Giunta, decido di avviare un’attività di consulenza, con dedizione e caparbietà, sfruttando anche la rete di relazioni che avevo costruito, come tutti i liberi professionisti hanno imparato a fare. Poi arriva la proposta di seguire media relation e stakeholder engagement per la rimozione del relitto Concordia:  il “Parbuckling Project”, oltre un anno all’Isola del Giglio, fra centinaia di media da tutto il mondo, sommozzatori internazionali e escursioni in barca con mare mosso… per uno scarso nuotatore come me, non proprio una gitarella…

Intanto, continuo ad insegnare comunicazione in Università Cattolica, imparando molto dai miei studenti, poi tre anni fa, decido di tornare a lavorare per una storica azienda italiana, il Gruppo Sisal: un’altra storia, un’altra sfida di comunicazione, un nuovo capitolo dello storytelling della mia vita, per continuare a crescere professionalmente, per assorbire ancora, con rinnovata passione.

 
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