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Libertà è partecipazione

16/03/2017

raffaele

Costruire spazi comuni di partecipazione alla vita pubblica. Questo l’obiettivo di fondo dell’evento realizzato dall’Agenzia delle Entrate Emilia-Romagna in collaborazione con Ferpi Open Government e inserito all’interno della Settimana dell’Amministrazione Aperta. Il commento di Pierluigi De Rosa, Giovanna Regina, Tiziana Sabattini, ospiti della rubrica #AroundPA di questa settimana.

 

di Pierluigi De Rosa, Giovanna Regina, Tiziana Sabattini

C’è una frase di Giorgio Gaber che sintetizza il significato più profondo della Settimana dell’Amministrazione Aperta (#SAA2017): La libertà non è star sopra un albero; non è neanche il volo di un moscone; la libertà non è uno spazio libero; libertà è partecipazione. Ecco, se dovessimo condensare in poche parole il senso della nostra adesione alla #SAA2017, forse potremmo prendere in prestito le parole del grande cantatutore, interprete acuto delle contraddizioni italiane. Libertà non è uno spazio privo di regole, non è auto-determinazione, ma è riuscire a costruire spazi comuni di condivisione e, appunto, di partecipazione. Questo è l’orizzonte verso cui deve muovere una Pubblica amministrazione consapevole del proprio ruolo di interfaccia tra stakeholder e processi decisionali.

Partecipazione è una parola-chiave per chi si occupa di Fisco, perché proprio su questo concetto si basa il pilastro costituzionale del contributo individuale alla vita collettiva attraverso il finanziamento dei servizi pubblici. Tema delicato, per la complessità del sistema contabile dello Stato, per la difficoltà di collegare le imposte versate ai servizi resi, per il livello, non sempre adeguato, dei servizi pubblici, per gli effetti distorsivi dell’evasione fiscale, ecc. Si potrebbe continuare a lungo, ma ci fermiamo qui: c’è un bellissimo testo di Cass Sunstein e Stephen Holmes, Il costo dei diritti. Perché la libertà dipende dalle tasse, ed. Il Mulino, poco noto in Italia e ormai difficile da trovare, che spiega compiutamente come anche i cosiddetti “diritti negativi” (in sostanza quei diritti che si realizzano nella sola opera del loro titolare, come il diritto di proprietà, il diritto di libera manifestazione del pensiero, il diritto a professare una religione, ecc.) non potrebbero essere esercitati se non vi fosse una struttura pubblica che ne garantisse il rispetto – struttura che è appunto finanziata con le imposte.

Ora, come stimolare la partecipazione di un cittadino ormai sfiduciato, o peggio ancora indifferente rispetto alla vita pubblica? Come far uscire le amministrazioni dai “fortini” in cui restano confinate nella percezione comune, per usare le parole dell’assessore al bilancio del Comune di Bologna, Davide Conte? Impresa difficile, soprattutto quando il servizio offerto (quale è ad esempio la dichiarazione dei redditi, tema dell’incontro di Bologna) può incidere anche negativamente sulle proprie finanze, nel caso in cui le imposte versate non siano sufficienti a pareggiare il conto con quelle da versare.  In effetti, la strada della partecipazione – nell’ambito fiscale ma più in generale nell’ambito pubblico – è punteggiata da ostacoli. La partecipazione non può essere “estorta”, perché altrimenti diventa una costrizione da parte del soggetto pubblico, ma può essere favorita da un processo di apertura dell’amministrazione pubblica. Dagli open day ai social media, dai bilanci partecipati alle consultazioni pubbliche, dai circoli di ascolto alle iniziative di CSR, gli strumenti sono ormai innumerevoli. C’è però una condizione di base che, come in tutti i processi dialogici, non può mancare, ed è la disponibilità di entrambe le parti (PA e stakeholder) a mettersi in gioco. A più riprese, nel corso dell’incontro bolognese, è stata sottolineata la necessità di un nuovo inizio, nelle relazioni tra amministrazioni e cittadini, in grado di “resettare” le ostilità, i pregiudizi, gli stereotipi radicati da un lato e dall’altro. Operazione difficilissima. Noi ci proviamo – per restare sui temi della #SAA2017 – costruendo due distinti percorsi di partecipazione, che parallelamente alla dimensione online intendono ricucire le distanze “fisiche” tra PA e cittadino.

  • Il primo porta letteralmente l’amministrazione pubblica “dentro” la città, con gli incontri di quartiere. Un approccio che potrà suonare vintage in un’epoca dominata dalla disintermediazione e dai social media, ma in realtà la dimensione face to face è la prima, forse dimenticata, forma di disintermediazione, utile soprattutto nei casi di debolezza reputazionale, quando le interferenze mediatiche e la comunicazione “ostile” dei social non consentono un dialogo sereno tra cittadino e PA, e in presenza di una forte asimmetria informativa tra l’amministrazione stessa e l’utente. L’incontro faccia a faccia è ideale per costruire un ambiente “protetto” , bi-direzionale, nel quale le percezioni iniziali di diffidenza, se non sfiducia, timore o impreparazione rispetto all’adempimento, possono essere più facilmente fugate. L’elemento di novità, rispetto agli incontri già realizzati negli scorsi anni, è l’adozione di un approccio bottom-up: l’incontro non è organizzato unicamente con la collaborazione dei partner istituzionali (Comune in primis), ma si apre al contributo delle associazioni civiche, chiamata a co-progettare gli incontri informativi, con un’attenzione particolare alle categorie deboli (lavoratori precari, stranieri, ecc.). L’idea di fondo è costruire uno spazio di confronto sempre più calibrato sulle esigenze effettive dei destinatari e sempre meno legato agli automatismi dell’amministrazione: oggetto dell’incontro non è ciò che l’amministrazione ritiene utile far sapere, ma quello che gli utenti hanno bisogno di sapere.

  • La seconda iniziativa presentata nel corso dell’evento #SAA2017 è il progetto “Un consulente in famiglia”, un programma di educazione alla legalità rivolto agli studenti di alcuni Istituti superiori di Bologna. Il progetto intende affiancare alla consueta sensibilizzazione sulla legalità fiscale, sull’importanza del pagamento delle imposte e sui principi base dell’ordinamento tributario, una sezione laboratoriale dedicata alla dichiarazione dei redditi on line. L’obiettivo è fidelizzare i futuri contribuenti e farne dei “consulenti” per le rispettive famiglie, fornendo supporto nel percorso di compilazione e invio on line della dichiarazione dei redditi dei propri familiari. Qui l’investimento, anche valoriale, è sui giovani, in qualità di futuri contribuenti e cittadini chiamati a recuperare quel “senso di comunità” che si va smarrendo, come ha sottolineato il Presidente Mattarella in una recente intervista per Avvenire.


Fin qui l’evento; resta, sullo sfondo, l’obiettivo nostro e di tantissimi altri comunicatori della PA, di rendere la Settimana dell’Amministrazione Aperta uno “stato permanente” delle amministrazioni pubbliche, un approccio di apertura e di ascolto nei confronti degli stakeholder interni ed esterni, non limitato a una manifestazione ma intrinseco nella missione istituzionale della PA.

 

 
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