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Professionisti e persone migliori

19/05/2015

Giampietro Vecchiato

La comunicazione ed il governo delle relazioni hanno ormai assunto un ruolo nella costruzione stessa della società. I professionisti di Rp hanno quindi una grande responsabilità verso il mondo. Per questo devono capire chi e cosa sia al centro del loro agire e diventare sempre più “giardinieri che coltivano relazioni”. L'invito di Giampietro Vecchiato alla community delle Rp.

"La luce del sole è il miglior disinfettante”.

 

Mi piace aprire questo intervento con la citazione di Felix Frankfurter (ex Presidente Corte Suprema USA), perché credo che, come ha recentemente affermato Anne Gregory, Presidente di Global Alliance, i professionisti di Rp siano oggi chiamati ad “assumersi una grande responsabilità”. Verso chi dobbiamo assumerci questa “grande responsabilità”? Verso i colleghi, innanzitutto, per proteggere la reputazione del singolo professionista. Verso la professione, in secondo luogo, per proteggere la credibilità dell'associazione professionale e, soprattutto, verso la società. Perché è sempre più chiaro a tutti il ruolo che la comunicazione ed il governo delle relazioni hanno assunto nella costruzione stessa della società e di tutte le sue componenti: dalle singole persone ai network più o meno formali; dalle imprese alle istituzioni, siano esse profit o non profit, pubbliche o private.

Abbiamo quindi una grande responsabilità verso il mondo che ci circonda e spetta a noi professionisti decidere se, quanto e come intervenire per costruire un mondo migliore.

Penso che tutte le professioni debbano porsi questa domanda; ma con forza voglio affermare che la nostra responsabilità di relatori pubblici è più grande. Per due motivi.

Il primo. Perché le nostre competenze sono skills che tutte le professioni devono avere o acquisire: si chiama “ruolo educativo” della professione.

Il secondo. Perché quando si parla di “governo delle relazioni” bisogna fare i conti con alcune parole-chiave: stakeholders, reputazione, opinione pubblica e opinion leader, informazione (nel senso di mass media, sia on che off line), ascolto, dialogo, negoziazione, engagement, rappresentanza.

Se ci fate caso queste parole chiave, che richiamano contemporaneamente pubblici, azioni e attività, hanno a che fare con il modo che le persone e le organizzazioni hanno di “stare nella comunità”. So-stare nella comunità significa porsi quotidianamente alcuni dilemmi etici la cui risoluzione è fondamentale per ottenere quella “licenza ad operare”, quella “legittimità” che ci fanno comprendere se abbiamo agito per il “bene comune” o semplicemente per il profitto e/o per un vantaggio individuale.

Penso che a prescindere dagli strumenti di comunicazione utilizzati, dagli stili di leadership o manageriali adottati, dalle modalità utilizzate per fare RP, dal contesto web 2.0, 3.0 o 4.0 nel quale agiamo, sia innanzitutto necessario lavorare per un chiarimento di fondo: chi è al centro del nostro agire? L'interesse individuale o l'interesse pubblico? La trasparenza o l'opacità? Gli stakeholders o gli shareholders? Il profitto o l'ambiente? Il cittadino o la burocrazia? Il silenzio o comunicazione? La conseguenza è che dobbiamo ripensare ai nostri rapporti con tutti gli attori sociali in ottica di responsabilità.

Se, in altre parole, la dimensione della comunicazione ha assunto una rilevanza senza precedenti nella storia umana, dobbiamo essere consapevoli sia della centralità strategica assunta dalla “dimensione relazionale” in tutte le sfere della vita quotidiana, sia individuale che collettiva; che di come i processi comunicativi possano diventare un asset strategico per le persone, per le imprese, per le organizzazioni.

Il presupposto dal quale dobbiamo partire è quindi quello che la diffusione, ad ogni livello, di una capillare cultura della comunicazione, possa contribuire a migliorare le persone, le organizzazioni, la società.

Se all'inizio tutto era centrato sul prodotto, dagli anni '90 l'attenzione si è spostata sul cliente e quindi sulla persona, oggi le parole chiave non possono che essere ascolto prima, engagement e partecipazione, poi. Oggi tutto ruota e “deve” ruotare attorno alla persona/cittadino/cliente. Di conseguenza diventa centrale per la professione – ma il ragionamento vale anche per chi si occupa di marketing e di comunicazione integrata – operare per trovare una sintesi tra: a) la necessità dell'azienda di realizzare un profitto; b) la necessità del cliente di essere soddisfatto e felice di essere stato ascoltato; c) la necessità della comunità di trarre un vantaggio da questa relazione/transazione senza fregature per nessuno.

Vi chiederete: e tutto questo si può fare grazie alle Rp e al governo delle relazioni?

Sì è la risposta; non da soli evidentemente ma anche grazie a noi.

Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo aiutare gli imprenditori ed i CEO delle imprese a non considerare le loro organizzazioni semplicemente come macchine per fare soldi ignorando le persone che vi lavorano, le reti di connessioni costruite tra le persone, la comunità in cui operano, i clienti e la società in generale.

Dobbiamo aiutare la coalizione dominante a tenere conto e a concentrarsi anche su questi rapporti, al “come” si arriva a questi risultati e nel rispetto di quali “valori”. Dobbiamo aiutare chi governa le imprese a mettere in un piatto della bilancia i profitti economici e, sull'altro, le persone ed il bene comune.

Ed è a noi che oggi si rivolgono per trovare questo equilibrio. Perché hanno compreso che il successo sociale ed economico delle organizzazioni dipende sempre più da come l'opinione pubblica percepisce sia l'imprenditore/manager che l'impresa stessa.

Se questa è la mission della professione per i prossimi anni, la trasparenza degli obiettivi e dei comportamenti è il migliore disinfettante contro l'ambiguità e un grande strumento di rendicontazione e quindi di coinvolgimento delle persone.

Per celebrare e affermare la nostra professionalità dobbiamo sempre più diventare, come afferma Roberta Milano, “giardinieri che coltivano relazioni”. In altre parole,  persone migliori.
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