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Terminati gli incontri 2005 di Fuori orario

20/12/2005

Le relazioni con i media chiudono il ciclo di dibattiti all'ora dell'aperitivo organizzati da Ferpi Lombardia. Insieme a un ricordo di Aldo Chiappe.

Giovedì 15 dicembre, ha avuto luogo a Milano l'ultimo appuntamento del 2005 con il ciclo di dibattiti "Fuori Orario". L'argomento dell'incontro, promosso come sempre dalla Delegazione Ferpi Lombardia, riguardava il controverso tema del rapporto tra comunicatori e giornalisti, tema che tocca problematiche aperte intorno alle quali, in rappresentanza delle due categorie professionali, sono stati invitati a discutere Franco Guzzi - Presidente Assorel e AD Cohn & Wolfe e Enrico Romagna Manoja Direttore di Milano Finanza.Il clima dell'incontro, già reso caloroso dal ricordo che Marco Squarcini ha dedicato ad Aldo Chiappe in occasione del primo anno della sua scomparsa (link alla news), ha mosso i due ospiti ad un limpido scambio di opinioni che, anche grazie all'aiuto del Delegato lombardo Filippo De Caterina cui spettava il compito di moderare la discussione, ha suscitato l'interesse e l'intervento di un pubblico numeroso.Ad avviare l'amichevole "faccia a faccia" è stato Enrico Romagna Manoja il quale, potendo contare su un'esperienza ventennale in Ansa seguita da quella trascorsa come caporedattore Economia a Repubblica prima di prendere la direzione di Milano Finanza, ha potuto illustrare un personale excursus del rapporto tra comunicatori e giornalisti. Una relazione che, negli anni del suo incarico in Ansa, si fondava su una collaborazione costruttiva dovuta, a quell'epoca, anche alla minor presenza di strutture esterne preposte alla comunicazione d'impresa che pertanto designava le agenzie stampa quali prime interlocutrici dei giornalisti. Differente invece l'esperienza vissuta in un grande giornale come Repubblica dove la tendenza era quella di evitare la mediazione degli uffici stampa per ricevere informazioni direttamente dagli Amministratori Delegati delle aziende. Una modalità che tuttavia non è scevra da rischi quali, ad esempio, una non volontaria imprecisione ma che, in tutti i casi, non può prescindere da rapporti fiduciari consolidati nel tempo.Proprio questo è stato il punto individuato dai due relatori quale elemento cruciale per mitigare le difficoltà che molte volte complicano le relazioni professionali tra chi eroga informazioni e chi le ricerca. Franco Guzzi ha esordito infatti puntualizzando quanto poco adeguatamente il termine ufficio stampa' rispecchi i reali connotati dell'attività di chi, piuttosto, si occupa di Media Relations; ovvero di avviare, costruire e coltivare un rapporto fondato su trasparenza, correttezza e fiducia reciproca tale da diminuire il più possibile la possibilità di commettere errori.Questa condizione non può naturalmente prescindere dal riconoscimento del reciproco ruolo professionale tra comunicatori e giornalisti. A tale proposito, Guzzi ha posto l'attenzione su questa prerogativa sottolineandone l'accezione legata al fattore culturale (in senso pedagogico) e mettendo quindi in luce la responsabilità affidata alle strutture che preparano i futuri professionisti dell'imprenditoria, della comunicazione e del giornalismo, di imprimere una differente educazione professionale.  Se il reciproco senso di diffidenza aleggia ancora tra le due categorie professionali, anche il ruolo delle rispettive associazioni professionali deve essere determinante ed assumere nei confronti dei propri affiliati un compito formativo.Se, continuando a parlare di responsabilità, Guzzi ha individuato quella affidata ai comunicatori di dover trasferire efficacemente informazioni legate all'interesse del cliente/datore di lavoro e di saper modulare il proprio ruolo in base all'interlocutore, e Romagna Manoja ha individuato quella assegnata ai giornalisti di controllare con correttezza il delicato potere dell'informazione, entrambi hanno concordato sull'obbligo di sottendere alla propria attività professionale una assoluta responsabilità sociale e etica.Il dibattito, anche grazie all'intervento del pubblico, ha poi affrontato altre importanti tematiche che hanno toccato il problema del potenziale condizionamento derivante dagli investimenti pubblicitari o da più profonde leve di potere, l'influenza dell'informazione on-line percepita come concorrente o fonte di informazione, la questione della verifica delle fonti, i differenti atteggiamenti nelle relazioni con i comunicatori esteri, e altro ancora.
In conclusione, ne è emerso un confronto ricco di spunti e di stimoli utili (ci auguriamo) ad una miglior comprensione delle percezioni, delle perplessità e delle esigenze che distinguono due professioni diverse ma inevitabilmente congiunte.
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