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Trattati di Roma. A Milano, un dibattito sulla comunicazione “per fare l’Europa”

03/04/2017

A margine del 60° anniversario dei Trattati di Roma, la delegazione lombarda traccia un bilancio dell’evento celebrativo e promuove un confronto sui temi della comunicazione europea.

 

Milano. A poche ore dal 60° Anniversario della firma dei Trattati di Roma, che istituirono nel 1957 che istituirono la Comunità Economica europea si è svolto in aula Magna dell’Università IULM un incontro promosso dalla Delegazione Lombardia con gli studenti del triennio, dedicato al tema dell’identità comunicativa dell’Unione Europea. Ne hanno parlato Andrea Maresi, (delegazione di Regione Lombardia a Bruxelles e autore del testo “Dal comunicare al fare l’Europa”) insieme a Fabrizio Spada (capo della rappresentanza della Commissione UE a Milano), Leonardo Panetta (corrispondente Mediaset da Bruxelles), Stefano Rolando (Università IULM).

A coordinare la mattinata Alessandro Papini, delegato Ferpi Lombardia e promotore dell’incontro nell’ambito del corso in “Teoria e tecniche della comunicazione pubblica” dell’Università IULM.

A soli 12 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i trattati furono firmati il 25 marzo del 1957 nella Sala degli Orazi e Curiazi di Palazzo dei Conservatori, presenti 6 governi: Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Un momento storico fortemente voluto da grandi personaggi come Altiero Spinelli, Paul-Henri Spaak e Robert Schuman, ministro degli Esteri francesi che nel ’50 aveva tracciato la strada da percorrere: “L’Europa non si farà in un colpo, né con una costruzione d’insieme”. Una strada che avviata nel 1957 si realizzò ben 25 anni dopo, nel 1992, con il Trattato di Maastricht.

Quest’anno a partecipare sono stati 27 governi, ma il clima che aveva caratterizzato quella straordinaria giornata piovosa di Roma non si è replicato. Tra le notizie "catastrofiche" dei media sul destino dell’Europa e la comunicazione "propagandistica" di difesa delle istituzioni, l’incontro ha indagato i termini delle condizioni di partecipazione critica da parte di cittadini che, nonostante la Brexit e la perdurante crisi economica che dal 2003 si abbatte sui ceti produttivi soprattutto dell’Europa mediterranea, anche in Italia resta a favore dell'appartenenza.

Non v’è dubbio che l’Unione Europa viva un passaggio decisivo per il proprio destino, a pochi mesi dal voto francese, che preoccupa non poco l’alta burocrazia comunitaria, e le nuove condizioni che la nuova presidenza americana pone al centro di una relazione da sempre privilegiata. Ed è per questo che il rafforzamento dei principi e dei meccanismi di rafforzamento dell’Identità europea, che oggi passano essenzialmente per processi informativi e comunicativi, appaiono più che mai urgenti e funzionali a una politica per una società europea fatta di capacità di governo di beni comuni, di mezzi finanziari per garantirli in una dimensione continentale, di strumenti politici ed istituzionali per la gestione delle relazioni internazionali.
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