Laurea in Csr: in Italia un miraggio
05/09/2013
Nonostante le imprese mostrino una sensibilità sempre più marcata nei confronti della Responsabilità Sociale, di fatto, il mondo accademico italiano rimane ancora abbastanza indifferente a questa tendenza, non offrendo una proposta formativa adeguata e ponendo il Paese in ritardo rispetto alle altre nazioni.
di Elisabetta Baronio
Università Italiana e Responsabilità Sociale, due universi che, ad oggi, sembrano ancora correre su due binari paralleli. Sono infatti ancora poche, per non dire pochissime, le realtà universitarie che hanno integrato la Csr nella loro offerta formativa di base offrendo, non solo corsi introduttivi di Responsabilità sociale e business ethics, ma approfondimenti mirati per formare figure professionali nell’ambito.
Un’anomalia del settore formativo italiano che pone il Paese in ritardo rispetto alle altre nazioni e che merita di essere approfondita, almeno per provare a comprendere quali possano essere le cause di queste scelte.
Già nel 2009 l’ Italian Center for Social Responsibility (Icsr) si era posto la stessa domanda e aveva redatto un documento esaustivo che ritraeva la situazione dell’università italiana in materia di Csr. Gli autori del paper, dal titolo Formazione manageriale e Csr: indagine sulle recenti tendenze nell’insegnamento della Csr. Nord America, Europa, Italia a confronto, in apertura sottolineavano: «L’Università Italiana arriva con ritardo ad affrontare le sopramenzionate tematiche e da pochi anni ha iniziato ad affrontare l’argomento della Csr in modo sistematico e strutturato». Gli autori accoglievano con entusiasmo il sempre maggior numero di insegnamenti legati ai temi della Csr soprattutto in Facoltà di matrice economica. Nonostante ciò rilevavano che spesso la trattazione dell’argomento era legata principalmente all’iniziativa del singolo professore e che, questi ultimi, «scelgono in taluni casi di presentare la materia in modo semplificato, limitandosi cioè all’illustrazione degli strumenti di cui la Csr si avvale, perdendo la visione di insieme e le conoscenze generali che dovrebbero essere alla base di una proposta didattica come questa». Il report sottolineava perciò lo stadio nativo in cui si trovava l’insegnamento della Csr nell’università Italiana: sebbene fossero offerti alcuni corsi sulla tematica, l’insegnamento non appariva ancora totalmente strutturato.
Ma che cosa è cambiato in questi quattro anni? ETicaNews ha portato avanti un’inchiesta fatta non solo di parole ma anche di numeri sulle offerta formativa proposta dalle Università. L’inchiesta verrà proposta a puntate nelle prossime settimane.
Le lauree specialistiche
Analizzando i siti delle 79 università italiane citate da Cestor e la loro relativa offerta didattica pre e post laurea, l’impressione generale che si ricava è che la situazione sia rimasta pressoché invariata. Solo un esiguo numero di atenei, per la precisione quattro, ha attivato lauree specialistiche riguardanti tematiche affini alla Csr (ETicaNews approfondirà la prossima settimana questo ambito). Nonostante ciò non esiste, ad oggi, un corso di studi specifico e strutturato che prepari gli studenti, durante il biennio specialistico, alla responsabilità sociale. Non c’è infatti traccia di una classe di studi finalizzata a formare specificatamente la figura del Csr manager. La questione è rilevante se si pensa, per esempio, che in Svizzera esiste una scuola di management, Sumas, interamente dedicata alla formazione sostenibile. Ciò che si evince invece analizzando l’offerta formativa italiana sembra suggerire che queste figura professionale sia ancora percepita come una figura molto specializzata e di nicchia, che necessita di una formazione ad hoc.
Il mondo del lavoro
Ma la mancanza di offerta formativa più a bande larga potrebbe essere dovuta anche a un altro fattore: ad oggi sono ancora pochissime le società che offrono posizioni in ambito di Csr a neolaureati. Abbiamo infatti vestito i panni di un neo-laureato, potenzialmente interessato alla responsabilità sociale d’impresa, e ci siamo accorti che, scorrendo sia le posizioni aperte, così come i profili ricercati dalle società del Ftse Mib, che competenze in ambito di Csr non risultano essere valorizzate e ricercate a un livello di “entry level”. Questa mancanza di richiesta da parte del mondo del lavoro, che verrà approfondita tra alcune settimane su ETicaNews sempre nell’ambito di questa inchiesta, potrebbe essere una delle cause che non ha ancora permesso alla responsabilità sociale di entrare di diritto tra i corsi di studi universitari.
La formazione post universitaria
Data perciò la struttura del sistema formativo italiano la Csr trova maggiore spazio all’interno della formazione post-laurea. I cosiddetti Master di I e di II livello sono infatti le vie di accesso preferenziali per approfondire il tema della responsabilità sociale. Confrontando l’offerta formativa odierna con quella rilevata dal paper sopracitato, si scopre che parecchie cose sono cambiate durante questi anni. Nel 2009 esistevano sei master di primo livello riguardanti la Csr. Ad oggi il master in Management e Responsabilità sociale d’Impresa, offerto dalla Lumsa, è l’unico ancora attivo, mentre gli altri cinque non hanno trovato seguito negli anni. Nello specifico l’offerta formativa del 2013 offre tre master di I livello e un master di II livello legati all’ambito della responsabilità sociale. ETicaNews approfondirà il mondo dei master “sostenibili” nella prossima puntata. Da quanto è emerso dalla ricerca si può senza dubbio affermare che l’offerta formativa è sicuramente ancora esigua. Tutto questo rafforza la tesi che in Italia le posizioni legate alla Csr siano ancora poche e molto specializzate.
Analizzando poi più a fondo l’offerta formativa degli ultimi quattro anni si nota come i diversi atenei abbiano proposto svariati corsi di specializzazione post-laurea legati alla Csr, ma ben pochi di questi hanno trovato ripetizione negli anni seguenti, sottolineando una certa discontinuità nel processo formativo.
Analizzando l’offerta formativa italiana emerge un dato interessante: le maggiori università italiane offrono numerosi master di natura tecnico-scientifica legati alle tematiche della green economy, dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale. Un ulteriore approfondimento ETicaNews lo dedicherà a mostrare come l’offerta formativa universitaria in questo settore sia esaustiva, prova che si è sviluppata una maggiore attenzione all’ambito della sostenibilità.
Questa tendenza porta però con sé un risvolto della medaglia, cui sarà importante, nei prossimi anni, porre attenzione: il rischio possibile è quello di spostare il focus della Csr da tematiche che comprendono risvolti anche etico/morali, quali la trasparenza e la governance, a settori più tecnici, finalizzati, in primis, a minimizzare gli sprechi e le emissioni. Riducendo così la responsabilità sociale a responsabilità ambientale.
Fonte: ETicaNews