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La fiducia, chiave di volta per il successo

19/05/2015

Daniele Salvaggio

I numeri contano ma non incidono sull’autorevolezza e sui valori. È la fiducia che si ottiene attraverso l’ascolto a fare la differenza. Solo una strategia inclusiva e fortemente aperta alla relazione e alla condivisione consente di costruire un consenso autentico. La riflessione di Daniele Salvaggio. 

Un papà disse al suo bambino: “Fa’ attenzione a dove metti i piedi". Il piccolo guardandolo negli occhi gli rispose: fai attenzione tu, ricorda che io seguo i tuoi passi”

La risposta di questo bambino, tanto semplice quanto illuminante, pone l’attenzione su uno degli elementi chiave in termini di relazioni istituzionali all’interno delle organizzazioni: la fiducia.

Riuscire a trasmettere fiducia rappresenta la chiave di volta per il successo. Sappiamo bene quanto contino oggi la relazione e a supporto i numeri, ovvero il consenso. Se riavvolgiamo per un momento il nastro della storia e torniamo ai tempi di  Abraham Lincoln, non possiamo non ricordare quanto il Presidente faticò per far approvare il XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d'America che aboliva di fatto la schiavitù. L’atto coraggioso e rivoluzionario non ebbe affatto vita facile e fu approvato sul filo di lana. I numeri quindi contano, spesso fanno la differenza tra la vittoria e la sconfitta, ma non incidono sull’autorevolezza e sui valori che vogliamo trasmettere. La fiducia la si ottiene non solo attraverso l’accettazione di un compromesso, ma grazie a comportamenti che disegnano l’autenticità della persona e delle sue decisioni. Tra questi vi è l’ascolto, fondamenta di qualunque relazione. Saper ascoltare, saper individuare i propri interlocutori, portarli all’interno della propria rete di stakeholder, avere una strategia inclusiva e fortemente aperta alla relazione e alla condivisione, consente non solo di governare ma anche di valorizzare le relazioni e quindi costruire un consenso autentico e continuativo.

Il vero problema oggi delle organizzazioni è l’incapacità, o la  non costanza, di curare le relazioni indipendentemente dagli obiettivi imposti e preposti: oggi si è ascoltati, e quindi si hanno maggiori margini di trattativa, se preventivamente si è svolta un’azione di ascolto e di coinvolgimento dei pubblici influenti, tanto da maturare una spinta visionaria, illuminata e suggestiva.

L’ascolto come la fiducia sono alla base oggi di qualunque strategia di governance organizzativa, alle quali devono seguire la partecipazione e la valorizzazione condivisa dei risultati. La responsabilità delle decisioni non può considerarsi isolata rispetto al consenso partecipativo: l’idea di una relazione verticistica, passiva e autoritaria, del tipo  io sono il più forte e quindi faccio pesare la mia decisione, deve considerarsi superata se si vuole essere influencer autorevolmente considerati e seguiti. In questo senso la comunicazione assume un ruolo strategico, consente infatti di operare in modo inclusivo valorizzando qualità e quantità, creatività e sperimentazione, il tutto con un unico obiettivo: essere reputati i giusti interlocutori. Solo a quel punto la partita può avere inizio e solo a quel punto si potrà mettere in atto una strategia di lobbying finalizzata all’ottenimento dei risultati prefissati e alla loro successiva comunicazione.
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