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Aviaria/2. Meglio l'uovo oggi che la gallina (mediatica) domani

03/01/2006

Un articolo del professor Mario Caligiuri apparso sul numero di dicembre del mensile New Politics.

E' nato prima l'uovo o la gallina? Dubbio amletico e perenne come le inquietudini dell'uomo. E per restare in parte nel tema, potrebbe essere utile cercare di disegnare una possibile pista di orientamento, individuando tre recenti esempi mediatici.Un caso di media che parlano di se stessi è certamente stato la trasmissione televisiva Rockpolitic, che ha avuto altissime percentuali di ascolto.Alla trasmissione sono state dedicate intere puntate di altre trasmissioni televisive, copertine di settimanali, articoli e commenti a iosa su quotidiani.Secondo Renato Mannheimer 800 mila italiani hanno cambiato opinione dopo aver visto Rockpolitic, un numero pari al 2% dei telespettatori e che rappresenta una percentuale inferiore al margine statistico di approssimazione di un sondaggio.Inoltre, la trasmissione ha dato l'occasione per fare riaprire alla grande il dibattito tra politica e satira. Secondo il massmediologo Klaus Davi l'eccesso di satira favorisce chi la subisce, com'è avvenuto nelle elezioni politiche del 2001.Altro caso su cui riflettere, è l'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno avvenuto il 16 ottobre 2005 a Locri.Anche in questa situazione, salotti tv, speciali di settimanali, centinaia di articoli si sono occupati del caso. Si è andata così finalmente focalizzando una realtà del nostro Paese certamente ampiamente nota già prima.Era già noto che la 'ndrangheta fosse la più pericolosa organizzazione criminale italiana.Era già noto che era comunque notevole il potere economico della 'ndrangheta.Erano già noti almeno i contatti, se non le collusioni, tra politica e 'ndrangheta nei procedimenti giudiziari in corso.Solo adesso ci si ricorda dei dati, che vengono rivelati come se prima fossero ignoti.È di 112 il numero delle cosche, mentre il tasso degli omicidi è di 17 volte superiore alla media nazionale. Sono state 89 le intimidazioni ai politici nel 2004 e 30 i consigli comunali sciolti per mafia dal 1995.A questo si aggiungono ricostruzioni improbabili come quelle che nella regione ci sia un affiliato alla 'ndrangheta ogni 345 abitanti, così come il volume di affari sia stimato in 35 milioni di euro che sarebbe addirittura superiore al Pil dell'intera regione, valutabile in 29 milioni di euro.L'ultimo esempio a cui facciamo riferimento è l'influenza aviaria. Fonte Organizzazione Mondiale della Sanità: dal 28 gennaio 2004 al 21 ottobre 2005 abbiamo avuto 62 morti in questi quattro paesi: Cambogia, Indonesia, Thailandia e Vietnam.In Europa, fino alla scrittura di questo articolo, si sono verificati questi decessi: 13 cigni in Croazia, 1 pappagallo in Gran Bretagna (che però era già in quarantena perché proveniente dal Suriname), 1 anatra a Eskilstuna in Svezia e 1 airone nella provincia di Vaslui in Romania."I rischi della pandemia ci sono" ha detto Jeremy Farrar dell'ospedale delle malattie infettive di Ho Chi Min city nel Vietnam, e ha sostenuto che nel mondo rischiamo 360 milioni di morti.In Italia a evidenziare i pericoli è stato Ovidio Brignoli, vice presidente della società italiana di medicina generale, scienziato finora sconosciuto ai più. Brignoli, mentre a settembre partecipava a un convegno a Malta ha affermato che in Italia rischiamo 16 milioni di contagi, 2 milioni di ricoveri e 150 mila morti.Le prime conseguenze di questi responsabili allarmi è che abbiamo registrato 5 milioni di euro di mancati consumi nelle carni bianche con il 50% in meno di acquisti, con il crollo dei prezzi nel settore, che vanta 180 mila occupati.Rifacciamoci ancora alla parola della scienza: Mauro Moroni dell'Università degli studi di Milano. Il 28 ottobre 2005 ha affermato che "nel nostro Paese il virus dell'influenza aviaria non esiste perché al momento I'H5N1 non è mai stato isolato, fino a prova contraria il timore di consumare sia le uova che i polli nostrani non poggia su alcuna evidenza scientifica".Il dibattito della comunità medica è ampio e c'è chi sostiene che non c'è alcuna prova che il virus possa trasmettersi direttamente alle persone, se non a chi ha un contatto costante con gli animali infetti e in situazioni igieniche molto particolari.Nonostante questo, il 2 novembre il presidente degli Usa George W. Busti ha chiesto al Congresso l'autorizzazione a spendere 7.1 miliardi di dollari per vaccinare 20 milioni di americani e promuovere la ricerca scientifica.In Italia il ministro della Sanità Francesco Storace ha firmato nel mese di agosto un contratto di prelazione con tre aziende del settore farmaceutico per l'acquisto di 35 milioni di dosi di vaccino, dei quali 6 milioni già comprati.Inoltre, la Banca mondiale ha previsto che per la prevenzione dell'influenza aviaria saranno necessari tra i 300 e i 500 milioni di dollari.Pertanto, da un lato è pienamente responsabile accendere tutti i riflettori su questa vicenda, ma dall'altro dobbiamo valutare un'eventuale psicosi alimentata dai mezzi di informazione.Non a caso, uno dei primi esempi del genere fu la cosiddetta "beffa dei marziani" del 30 ottobre 1938 di Orson Welles.Appunto per questo, sarebbe molto interessante studiare, per esempio, come l'informazione si è comportata nel caso della mucca pazza, della sars e adesso dell'influenza aviaria, effettuando confronti per verificare se si è fatta prevenzione oppure, magari senza volerlo, gli interessi di qualche azienda farmaceutica. Qual è in definitiva il comportamento dei media nei tre esempi evidenziati?Cominciamo da Rockpolitick, dove si è ampliato a dismisura quello che era semplicemente un varietà televisivo, con lo spettacolo che diventa sostanza del discorso pubblico.Per quanto attiene la 'ndrangheta, sebbene in ritardo, l'informazione ha posto in evidenza un problema non più rinviabile. Ha quindi dedicato ampi spazi all'argomento, ponendo in luce il rischio opposto: la sostanza del discorso politico diventa spettacolo. Infine, l'influenza aviaria ha confermato il potere di influenza dei media sui comportamenti individuali: da un lato è fondamentale la prevenzione, dall'altro il rischio di alimentare una psicosi e di promuovere di fatto alcuni interessi.Più ampiamente, è ovvio che bisogna fare l'interesse pieno dei cittadini, però c'è il legittimo dubbio che si finisca con l'alimentare l'interesse delle aziende farmaceutiche.Questo richiama due temi: la deontologia professionale di chi produce l'informazione e l'indipendenza degli esperti scientifici, che attraverso le loro opinioni condizionano fortemente il discorso pubblico, orientando le istituzioni, i contenuti dei media e i comportamenti delle persone.Potremmo quindi evidenziare un deficit di razionalità che i media contribuiscono ad alimentare, riportando di attualità - a mio avviso - l'idea di Karl Popper di prevedere il rilascio obbligatorio di una patente per chi fa televisione, estendendola a tutti i media.Ciò richiede una formazione adeguata perche alla base di tutto, c'è la necessità di un'educazione ai media come antidoto indispensabile per orientarsi nell'overdose di informazione.E ha ragione Neil Postnam: "la sfida è tra educazione e disastro".
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