Ferpi > News > Abraham Lincoln letto da Edelman

Abraham Lincoln letto da Edelman

01/12/2004

Fabio Ventoruzzo commenta una riflessione di Richard Edelman sul noto presidente degli Stati Uniti e le sue doti di comunicatore (con tutte le implicazioni del caso per le relazioni pubbliche di oggi).

Lincoln: presidente e comunicatore.Dal blog di Richard Edelman una riflessione per le relazioni pubbliche di oggi.
Richard Edelman è da poco membro del board of directors della fondazione per la costruzione del museo nazionale della Guerra Civile a Gettysburg.
Proprio in virtù di questo impegno Edelman recupera e re-interpreta con modalità orientate alla comunicazione alcuni passaggi del presidente Lincoln, scevre di veteronazionalismo born the 4th July-  che portano dritto dritto all'operatività della nostra comunità professionale in un ambiente dove la mancanza di fiducia nelle/verso le organizzazioni è la variabile ormai indipendente con cui la comunicazione siamo costretti a fare i conti.
Lincoln, dice Edelman, scelse di giocare - e vincere - la guerra civile facendo leva sui grandi ideali americani e non solo utilizzando il casus belli di quella particolare congiuntura storico-politica.
La battaglia per catturare i cuori e le menti della popolazione americana, idealizzava un'America diversa, in cui il fine ultimo era il miglioramento della condizione dei singoli.
Anche president George W. Bush - come suggeritogli dal genius Karl Rove - ha percorso la stessa strada degli appelli ai grandi valori tradizionali (le issue del matrimonio fra gay e lesbiche, della fecondazione assistita, delle cellule staminali), prendendo in contropiede quanti pensavano che la corsa alla Casa Bianca si giocasse sul terrorismo internazionale, la sicurezza interna e la guerra all' Iraq.
Anche l'investitura del nuovo leader della droîte gaulliste francese, Nicolas Sarkozy, testimonia come ‘assicurarsi' la mente e il cuore della gente -sicuramente quelli della destra, almeno per il momento- è direttamente proporzionale alla capacità di saper ascoltare, comprendere e simboleggiare i grandi ideali (per la Francia: le frustrazioni da ex-potenza, le riforme dello Stato, l'integrazione, la laicità...) questo approccio idealistico, induce Edelman ad affermae che anche i brand devono offrire ai destinatari una visione attraente ed emotivamente partecipante. Un approccio funzionale in cui vengono semplicemente elencati in maniera recitata ipotetici vantaggi non funziona più.
In un contesto globalizzato c'è troppa competizione per catturare l'attenzione, così come è crescente -e palesemente dichiarato- lo scetticismo verso la ‘politica dell'urlo'delle organizzazioni per promuovere i benefici delle proprie offerte.
I marchi che rivendicano leadership (non solo economica, ma anche sociale, culturale…) devono comunicare un benefit ‘ultimo' in qualche modo correlato ad un miglioramento della vita dei singoli o a loro bisogni fondamentali.
Il ruolo dei relatori pubblici diventa quindi di:

interpretare l'ambiente esterno per le organizzazioni stimolando in queste la capacità di ascoltare e includere nei propri processi decisionali le aspettative -se accettabili- dei gruppi portatori attivi di interesse;
sviluppare con questi gruppi di stakeholder (esterni, interni e di confine) relazioni orizzontali perché i messaggi, essendo maggiormente razionali e diretti, non sono filtrati e, quindi, godono di una maggiore credibilità, condizione necessaria per l'efficacia stessa del trasferimento;
trasferire messaggi fortemente emozionali ai pubblici influenti per attirarne l'attenzione e ottenere quella legittimazione sociale che è la chiave di ogni leadership.Questo implica che le relazioni pubbliche supportano le organizzazioni nel mappare in maniera organica i sistemi di relazione con i diversi gruppi di stakeholder (attivi e non) e di altri pubblici influenti.
Questo sì, rende possibile la costruzione di un ipotetico cruscotto in cui poter scegliere, di volta in volta - ed in base agli obiettivi definiti, alle issue osservate e alle risorse disponibili - gli strumenti e le iniziative con cui comunicare con tutti i vari segmenti di pubblici influenti. E consente anche un monitoraggio ex post sull'intero processo e sulla sua efficacia.
Fabio Ventoruzzo
Ed ecco l'articolo tratto dal blog di Edelman:
November 22, 2004Gettysburg, Lincoln and Principle-Based Leadership
I have just joined the Board of Directors of the Gettysburg National Battlefield Foundation. Our goal is to build a new museum at Gettysburg to educate the two million visitors who come each year. The mission of the museum must be to describe the battle but even more importantly, to explain the great principles that were at stake at Gettysburg, specifically the insolubility of the union and slavery.
On November 19, 1863, President Abraham Lincoln traveled to Gettysburg, Pennsylvania to participate in the dedication of the Soldier's Cemetery. For three days in early July of that year, armies from the North and South struggled mightily in the ten square mile space of the battlefield, with horrendous loss of life (11,000 dead, 29,000 wounded). On that day, Lincoln was not even the featured speaker; that honor went to orator Edward Everett who babbled on for four hours. Lincoln's Gettysburg Address was 272 words and lasted only 10 minutes.
Lincoln's speech that day provides inspiration to all citizens of the world. "Four score and seven years ago, our fathers brought forth on this continent, a new nation, conceived in Liberty, and dedicated to the proposition that all men are created equal...that this nation, under God, shall have a new birth of freedom--and that government of the people, by the people and for the people, shall not perish from the earth." But the speech did not "directly address the prickliest issues of the day," according to historian Gary Wills. Slavery is not mentioned any more than Gettysburg is. The discussion is driven back beyond historical particulars to the great ideals...Lincoln is after the ideological game, to win the Civil War in ideological terms...Preparing the public mind is a thing of great importance." Note the success of Lincoln's effort. According to James McPherson, a noted Civil War historian, had the Emancipation Proclamation, freeing the slaves, been put to a vote before Gettysburg, it would have been defeated, but after the battle and the address, it was supported by the overwhelming majority of Northerners.
This has led me to reflect on how brands and companies can win in a communications environment, where all major institutions suffer from a trust deficit. I believe that brands should offer a compelling vision for consumers, such as Nike's Just Do It. What will not succeed is simply a recitation of product benefits, a functional approach. There is too much competition for minds and hearts of consumers, as well as increasing skepticism about claims. Dominant brands will achieve and retain leadership by having an end benefit that is linked in some way to a better life or meets an important need.
Those seeking to advance corporate reputation should take Lincoln to heart as well. A major corporation should embrace principle-based leadership, a phrase coined by Frank Jurgen Richter, until recently at the World Economic Forum. This entails a very specific outline of a vision that takes into consideration public good and inspiration of the employee base, such as BP's motto, "Beyond Energy." We need to help our clients to understand that great companies are built from the inside out. Peer-to-peer or horizontal communications from employees and customers are the most credible because they are unfiltered.
It is our job in public relations to help our clients understand that people respond best to rational and emotional leadership. We should promote an agenda that appeals across all stakeholder groups, not simply to the investment community. We can no longer control the message, but we can set a context, and then deliver on the promise.
Richard Edelman
Eventi