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Attività di lobbying. Lo scenario europeo e gli sviluppi futuri. Entro fine anno la Commissione Euro

25/10/2007

Roberto Zangrandi*

Sarà a fine anno. La Commissione Europea presenterà per Natale la sua direttiva sulla trasparenza (cfr. http://ec.europa.eu/commission_barroso/kallas/doc/eti_communication_20070321_en.pdf) e i lobbisti si troveranno di fronte un nuovo e direttivo strumento regolatorio al quale dovranno adeguarsi. Fa parte del mestiere di lobbista fare in modo che una direttiva che riguarda il proprio mestiere sia il più morbida possibile, ma la nemesi e il contrappasso messi in atto da Siim Kallas a partire dalla primavera scorsa (vedere precedente articolo http://www.ferpi.it/news_leggi.asp?ID=44615) rischiano di ingabbiare senza riserve il mestiere di influenzatore e sussurratore legislativo che impegna attorno alle istituzioni comunitarie circa 15 mila persone.
Un po' di storia…
Siim Kallas, vicepresidente della Commissione Europea dal novembre 2004, dopo essere stato nominato alla Commissione sei mesi prima agli Affari economici e monetari, è Commissario per l'amministrazione, l'audit e la lotta alla frode, la direzione chiamata affettuosamente "Olaf" nel gergo brussellese e ospitata in un palazzo di discutibile architettura a pochi passi dal Parlamento Europeo e dalla Commissione. Riassunto delle puntate precedenti. "Olaf" vuole creare un registro in cui si iscrivano volontariamente i lobbisti per notificare la loro esistenza e attività; e che gli stessi, sempre volontariamente, dichiarino quanto investono a favore dei loro clienti per appoggiare provvedimenti, chiedere emendamenti, suggerire policies e interventi. I lobbisti d'impresa o di associazioni di categoria o di rappresentanza d'interessi, dovranno invece dichiarare quanto costa lo loro esistenza e sussistenza a Bruxelles. I gruppi d'interesse catalogabili come organizzazioni non governative dovranno dichiarare quanto proviene da raccolta diretta di contributi e quanto proviene da finanziamenti diversi, naturalmente identificando le provenienze e l'ammontare relativo.
Abbastanza per far storcere il naso a molti, ma anche per chiedere maggiori dettagli operativi e procedurali che, fin qui, il Commissario non ha fornito opponendo l'incerta promessa di un preciso "manuale operativo" di cui non circola neppure un draft approssimativo.
La posizione dell'associazione professionale
L'EPACA, l'associazione del Public Affairs europeo che raccoglie le grandi agenzie di lobbying suggerisce ai suoi aderenti di non registrarsi a meno che la direttiva e le dichiarazioni finanziare connesse non lo impongano, passando così dal regime di volontarietà a quello di obbligatorietà.
Dubbi di forma, sostanza e procedura sono stati anche sollevati da SEAP, la Society of European Public Affairs, che come EPACA evidenzia le vaste aree grigie che ancora contornano la proposta di provvedimento. Parallelamente, basandosi sui codici etici e di condotta delle grandi associazioni professionali della comunicazione a livello internazionale, Olaf sta confezionando anche un codice etico del lobbista europeo che dovrebbe accompagnare il provvedimento e dare un contorno di riferimento al mestiere indicando peccati e penitenze.
Le differenze con il ddl presentanto in Italia
Rispetto quindi a quanto sta avvenendo in Italia con il "disegno di legge recante regolamentazione dei rapporti tra rappresentanti di interessi particolari e decisori pubblici" c'è quindi qualche differenza sostanziale rispetto all'obbligatorietà della registrazione. "Il disegno di legge italiano, che si rifà all'impianto generale della direttiva in lavorazione", dice uno dei giuristi di Olaf, "ha più un sapore di strumento che possa limitare collusioni e mettere ordine nella professione; la direttiva vuole un processo di outing degli interessi finanziari attorno ai provvedimenti europei". Come sempre, quando si mette mano alle norme si parte da un punto e si va a parare più lontano. A dare una mano a Olaf arriva un parlamentare finlandese di centro-destra: Alex Stubb, che sta mettendo insieme un rapporto sul lobbying. Stubb sta cominciando ad abbracciare l'idea dell'obbligatorietà del registro e vuole introdurre un elemento in più: ogni provvedimento dovrebbe essere accompagnato da un "footprint", da una traccia, che evidenzi il numero di lobbisti incontrati dal parlamentare che presenta un'iniziativa legislativa nel corso della sua preparazione e che il materiale fornito nella stessa fase dai lobbisti o dai gruppi di rappresentanza d'interesse vengano messi a disposizione del pubblico. Proposta accolta con favore anche dal socialista inglese Corbett e da Friends of the Earth, una ONG molto attiva. Attiva come una di quelle finanziate dal programma UE di oltre 11 milioni di euro a supporto delle organizzazioni non governative che nei giorni scorsi ha intasato le caselle e-mail di tutti i parlamentari in vista di un voto molto complesso sui pesticidi. L'ONG in questione ha suggerito con chiarezza quali emendamenti approvare e quali respingere. Fino a far sorgere il sospetto, denunciato in aula da un parlamentare, di essere al servizio di precise correnti di lobbying. La questione verrà investigata…
 
* Delegato Ferpi ai rapporti con l'Unione Europea
 
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