Bauman: gli effetti collaterali della rivoluzione digitale
07/10/2013
Una riflessione sugli impatti che social media e nuove tecnologie hanno sulla società e sull’individuo con una “bussola culturale” come il sociologo _Zygmunt Bauman_ che sarà a Milano, mercoledì 9 ottobre per un nuovo appuntamento di _Meet The media Guru._
Nel loro ultimo libro, La nuova era digitale, Eric Schmidt e Jared Cohen raccontano come saranno le nostre giornate in un prossimo futuro. Inizieranno senza il suono fastidioso della sveglia, con l’aroma del caffè e della luce che entra dalle finestre non appena le tende si aprono automaticamente. Il nostro appartamento sarà «un’orchestra elettronica» e noi «il direttore». Passeremo in rassegna le notizie del giorno su schermi traslucidi, mentre dall’armadio automatizzato prenderemo un vestito fresco di bucato perché il calendario ci dice che quel giorno abbiamo un appuntamento importante. Il display delle notizie ci segue anche in cucina, dove facciamo colazione. Controlleremo le e-mail su un tablet olografico, mentre i robot domestici ci suggeriscono alcune cose che essi stessi dovrebbero sbrigare in giornata e ci ricordano di acquistare un regalo per la nipote che proprio oggi compie gli anni… Un sogno o un incubo che rimanda alle atmosfere dickiane?
Per orientarci in questa selva digitale, è bene utilizzare una bussola culturale affidabile come Zygmunt Bauman, che mercoledì 9 ottobre sarà ospite di Meet the Media Guru, il ciclo di incontri sulla cultura digitale e sull’innovazione realizzato dalla Camera di Commercio di Milano in collaborazione con Regione Lombardia, Fondazione Fiera Milano e Provincia di Milano.
Con Bauman prosegue la riflessione sugli impatti che social media e nuove tecnologie hanno sulla società e sull’individuo, con un’attenzione mirata a capire i cambiamenti della nostra epoca, dalla sociologia alla politica, dalla filosofia alla comunicazione, dall’etica all’economia. A lui si deve la folgorante definizione di modernità liquida, la cui concettualizzazione ha influenzato gli studi in tutti i campi delle scienza umane. Nella sua lecture milanese, Bauman propone una riflessione sulla vita moderna, sempre più spesso divisa tra online e offline, evidenziando le implicazioni più critiche della rivoluzione digitale. Non sempre – sostiene Bauman – la migrazione della nostra vita online si traduce in un effettivo potenziamento. Anzi, spesso ci troviamo nella paradossale situazione di non sapere utilizzare al meglio la nuova libertà conquistata.
Nell’ambito dei suoi più recenti scritti e discorsi, tra cui la raccolta Danni Collaterali (Laterza 2013), Bauman tratta i concetti di “superficializzazione” delle informazioni e della comunicazione e di “fragilizzazione” dei rapporti umani. Rispetto ad altri critici e scettici della rete, Bauman articola però un messaggio che sottolinea come i pericoli legati alla crescente rilevanza di quello che avviene in tempo reale e nella dimensione online della vita non siano il portato delle tecnologie digitali in sé, bensì le conseguenze dello “stile di vita moderno”: il vivere attuale tende ad eliminare dalle nostre vite ogni esperienza spiacevole, faticosa o sconveniente.
Bauman sostiene come l’adattamento alle condizioni create da internet e dall’era digitale renda l’attenzione fragile e soprattutto incostante, incapace di concentrasi a lungo, allenata sì a “navigare” senza spingersi mai in profondità. Ecco perché i messaggi elettronici devono, per loro natura, essere brevi e semplici, così da comunicare tutto il loro contenuto prima che l’attenzione si esaurisca. Da lunghe, elaborate e premurose lettere si è passati a brevi email fino a messaggi ancora più stringati dell’iphone e al “cinguettio” di twitter (che non consente di impiegare più di 140 caratteri).
Altro fenomeno forte e di grande impatto studiato da Bauman riguarda l’avvento della società confessionale, ovvero la perdita nella difesa dei diritti costitutivi dell’autonomia individuale: la privacy. Nella società moderna e liquida – sostiene Bauman – non proviamo più gioia ad avere segreti. Alla base del social networking vi è, infatti, lo scambio di informazioni personali e chi tiene a cuore la propria privacy è, addirittura, visto con sospetto.
Al centro del pensiero del sociologo vi è da sempre la dimensione etica e la dignità della persona umana: l’era digitale ha portato la creazione di reti ma non di comunità. Per Bauman la comunità è qualcosa che ci osserva e ci lascia poco spazio di manovra ma, al contempo, rafforza l’individuo, la sua autostima e la fiducia in sé stessi. Dall’altra parte la rete ci mette in contatto più velocemente ma ci rende più deboli, aumentando il senso di solitudine portando insicurezza e, a lungo andare, infelicità. E a rendere così attraenti le reti è la loro perpetua transitorietà, la loro natura temporanea perché eternamente provvisoria, il loro astenersi dall’imporre impegni a lungo termine o una lealtà assoluta e una rigorosa disciplina.
La teoria di Bauman è però chiara: la sua posizione critica è dettata non dagli strumenti digitali in sé bensì dal modo in cui vengono utilizzati. Internet, sostiene il sociologo – non s’insinua dentro di noi, ci mostra solo ciò che sta dentro di noi. “Tutto dipende da quello che cerchiamo: i dispositivi tecnologici si limitano a rendere più o meno realistici i nostri desideri e più o meno veloce ed efficace la nostra ricerca”. Solo la coesistenza di pubblico (mondo online) e privato (mondo offline) garantisce all’individuo una condizione di vita sostenibile e sana.
«Con questo appuntamento – afferma Maria Grazia Mattei, ideatrice del ciclo di incontri – MTMG prosegue la riflessione, già affrontata attraverso le visioni di Geert Lovink e Manuel Castells, sugli impatti che le tecnologie digitali hanno sulle nostre vite. La presenza a Milano, a Meet the Media Guru, del grande sociologo Bauman – pensatore internazionale che coniuga innovazione e pensiero sociologico e filosofico di altisismo livello – conferma la volontà di offrire un programma all’avanguardia che offre continui stimoli di riflessione e confronto».