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Bilancio di genere: in arrivo il primo gender budget nazionale
17/10/2007
Da www.comunicatoripubblici.it Se il bilancio sociale mostra l'impatto e le ricadute sociali delle politiche e dei progetti delle Pubbliche Amministrazioni sulla comunità intera, il bilancio di genere permette di riflettere su un elemento in più: costruire i bilanci pubblici non è un lavoro neutrale, ma riflette la distribuzione di potere esistente nella società, spesso facendo emergere le problematiche o gli ostacoli alla piena parità di diritti tra uomo e donna.L'Unione europea è intervenuta su questo tema in due risoluzioni agli Stati membri, promuovendo l'attuazione di politiche antidiscriminatorie nel 2007, Anno europeo per le pari opportunità. E anche per l'Italia è arrivata pochi giorni fa una novità importante: nella Finanziaria 2008 - quella appena approvata in Consiglio dei Ministri - si farà un'analisi della distribuzione delle risorse anche con una logica di impatto di genere. Quindi nella manovra successiva sarà già possibile scrivere i bilanci tenendo come obiettivo le tematiche delle pari opportunità.Grazie a una convenzione tra il Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità e l'Isfol per il prossimo biennio 2007-2009, il gender budget sarà previsto nelle prossime due programmazioni finanziarie ed economiche italiane. La convenzione prevede anche un'azione mirata all'individuazione dello strumento normativo migliore per far diventare il bilancio di genere una prassi a tutti i livelli legislativi (regioni comprese). A essere monitorate attentamente da un comitato di esperti e studiosi dei settori bilanci e pari opportunità saranno alcuni capitoli di spesa, come pubblico impiego, trasporti, pensioni, lavoro, agricoltura o ambiente. "Prenderemo in considerazione anche le voci apparentemente più distanti dalla problematica dell'affermazione delle pari opportunità - ha detto il sottosegretario ai Diritti e alle Pari Opportunità, Donatella Linguiti - proprio perché bisogna cominciare dagli aspetti meno conosciuti e trascurati per agevolare la conciliazione tra lavoro e famiglia e valorizzare tutto quel lavoro delle donne che, come il tempo dedicato a cura e assistenza, non viene né riconosciuto né valorizzato". Inutile dire che il bilancio di genere porterà una piccola rivoluzione nei conti italiani. È uno strumento che può davvero rappresentare l'occasione per raggiungere una piena cittadinanza delle donne, oggi negata dall'impari accesso e impiego delle risorse nell'organizzazione economica-finanziaria dello Stato. Un percorso che porta a considerare le pari opportunità tra donne e uomini come una politica strutturale (e non aggiuntiva) con la quale fare i conti ogni volta che si parla di istruzione, sviluppo, trasporti. Infine permette le amministratrici e gli amministratori di poter dare risposte alle istanze sociali del territorio, percependo anche quelle delle donne che solitamente sono scarsamente espresse.Certo non è un cammino che inizia da zero. Già a partire dal 2000 l'Italia ha avviato esperienze di bilancio di genere realizzate prevalentemente a livello locale, comunale e provinciale, e in alcuni casi a livello regionale. Tuttavia, questa è la prima volta che nel nostro Paese prende avvio un'esperienza volta ad affrontare il livello nazionale della programmazione economica e finanziaria, con un approccio rosa rigoroso e sistematico in prospettiva futura.