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Comunicazione Pubblica: un tavolo per la riforma

30/05/2012

Al via il tavolo di lavoro per elaborare una riforma della comunicazione pubblica. È il primo risultato dell’incontro del 29 maggio a Milano sulle tematiche delle relazioni pubbliche e della comunicazione della Pubblica Amministrazione organizzato da Ferpi PA con Comune, Provincia di Milano e ANCI.

di Fabio Famoso
Il taglio ai budget della comunicazione pubblica si ripercue sui cittadini, sull’assenza pressoché totale di comunicazione sui servizi pubblici e, quindi, sull’esistenza dei servizi stessi. E’ in crisi la relazione tra istituzioni e cittadini. Una relazione che negli ultimi 20 anni è stata rimodulata a più riprese dal Parlamento in favore di un maggiore equilibrio tra cittadino e PA. Cito ad esempio alcune norme di riferimento tra le quali la Legge 241/90 sulla trasparenza e partecipazione, le leggi Bassanini sulla semplificazione, la legge sulla comunicazione pubblica n.150/2000. Queste normative sono state messe in crisi dalla legge finanziaria 2010, oltre che dall’interpretazione della Corte dei Conti a Sezioni Riunite con la deliberazione del 21 settembre 2011, perchè hanno operato un ridimensionamento delle spese di comunicazione pubblica pari all’80% del budget del 2009.
Tutti i relatori hanno contestato i tagli lineari operati dal governo. Pier Attilio Superti, nel suo ruolo di segretario di Anci Lombardia, denuncia i tagli che senza considerazione eliminano la comunicazione pubblica nei piccoli centri cittadini, mettono in seria difficoltà quella dei medi e costringono a dei sacrifici di rilevante entità i grandi enti. Tagli che non permettono, ad esempio, di spiegare come e quando pagare l’IMU. Nonostante queste difficoltà gli enti locali si sono fatti carico nel tentativo di rispondere alle numerose richieste dei cittadini. L’IMU è istituita con una normativa nazionale richiederebbe una campagna di comunicazione complessiva e attivata dai ministeri.
Piccoli comuni con meno di 10.000 abitanti o unioni di comuni con meno di 2.500 abitanti vedono pressoché azzerata la possibilità di interagire con i cittadini, come hanno commentato l’assessore alla comunicazione di Scanzorosciate (BG), Davide Casati e l’assessore alla comunicazione Berto dell’Unione di Comuni Agorà (PV). Emerge qui la necessità di differenziare i tagli a seconda della dimensione dell’ente, altrimenti non sarà possibile sostenere alcuna attività di promozione dell’economia e del territorio, oltre a una relazione minima con i cittadini. Le attività del Comune di Cinisello Balsamo, commenta la responsabile comunicazione Paola Cinquanta, si sono ridotte in modo considerevole, si è dovuto puntare in modo deciso sull’online, seppur riducendo la frequenza di aggiornamento di alcune attività, sacrificando la comunicazione tradizionale in un comune che non vanta un’alfabetizzazione informatica al 100%. Comune di Milano, dice Maurizio Baruffi, ha puntato sulla comunicazione di pubblica utilità come testimonia la comunicazione di Area C. Il budget residuo è stato orientato alle attività della cultura. Una scelta di campo decisa ma che elimina l’evidenza a numerose altre attività e servizi. Così come Provincia di Milano, sostiene Alessandro Papini, ha sempre più difficoltà a mettere a sistema con gli enti del territorio milanese alcune campagne il cui impatto sulla cittadinanza si richiede abbia maggior rilievo, come nel caso delle tematiche ambientali o delle politiche di integrazione sul lavoro e l’economia. Ruben Razzante ha enfatizzato come i cambiamenti della comunicazione negli ultimi dodici anni impongano una revisione della legge 150/2000, che ha dato ordine alle strutture e ai compiti della comunicazione pubblica. Il Codice dell’Amministrazione Digitale, ad esempio, ha attribuito ulteriori competenze e opportunità alla PA, il taglio ne frena la capacità innovativa. Giuseppe Costa di Regione Lombardia sottolinea che la 150/2000 non è in grado di rispondere alle crescenti novità apportate dai social network. La Regione ha attuato una centralizzazione dell’acquisto dei media e della creatività, assicurando dei costi inferiori e una formazione permanente per i colleghi che operano sui territori con un URP diffuso.
Sono state prospettate delle possibili soluzioni al problema. Baruffi provocatoriamente ha sostenuto due alternative: o definiamo in modo preciso la tipologia di comunicazione che necessita di essere tagliata, razionalizzando i criteri di assegnazione del budget di comunicazione, ipotesi condivisa dai più, oppure occorre orientare i fondi verso un’esternalizzazione di tutta la comunicazione pubblica, sollecitando in modo deciso il Governo e i Sindacati nella ricerca di una soluzione. Giancarlo Penco sostiene che è in potere di ogni ente pubblico, attraverso un regolamento, la possibilità di definire quale comunicazione ricade sotto il ridimensionamento, specificando quali siano ad esempio le differenze tra la comunicazione istituzionale e la pubblicità, tra relazioni pubbliche e attività di rappresentanza. In sostanza le attività di comunicazione legate alla promozione e conoscenza dell’ente e delle sue attività non sembrano coincidere con l’elenco del DL. 78/2010. Si assicura così il rispetto del diritto di informazione, trasparenza e promozione dei servizi erogati alla comunità di riferimento, vera mission dell’ente.
Chiunque sia interessato al tavolo di lavoro può lasciare la sua adesione a redazione@ferpi.it.
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