Beniamino Buonocore
A partire dai territori e tra imprese e pubblici, verso una nuova frontiera della creatività.
Una storia funziona quando riesce a essere immersiva. Ed è qualcosa che va oltre l’originalità, il sensazionalismo o l’utilizzo di fantasiose iperbole. E per essere immersiva, una storia deve avere degli elementi di riconoscibilità del nostro vissuto (vero o possibile).
Da questo punto di vista non stupisce il fatto che (come riporta Il Sole24ORE nell’articolo a firma di Giampaolo Colletti e Fabio Grattagliano Lo storytelling riparte dai territori e punta sui campanili d’Italia) sei consumatori su dieci preferiscono acquistare i prodotti dal proprio Paese e che i brand si stanno spostando su un modello di comunicazione, e di narrazione, che trova argomenti e forza all’interno dei territori e della loro complessità umana.
Perché, cosa c’è di più riconoscibile se non gli elementi legati all’appartenenza a un territorio e alla quotidianità? Probabilmente nulla.
Ma non solo: il territorio è, spessissimo, un mondo a sé, dove si impara, dove ci si scambiano esperienze, dove le cose che si fanno prendono forma e acquisiscono senso perché sono rappresentazione di qualcosa in cui si crede.
Così, ancora di più, la narrazione d’impresa, che è parte del più ampio mondo dello storytelling, diventa elemento essenziale della relazione tra brand e pubblici.
Un nuovo scenario che ci dimostra, ancora di più, come sia cambiato il ruolo del comunicatore, che diventa costruttore di relazioni tra i brand e i pubblici.
Una relazione che va costruita e gestita con una modalità che va oltre le regole della pubblicità, che porta il rapporto tra marca e clienti in una storia vissuta quotidianamente e che si alimenta con la narrazione del reale. Potremmo dire un modello in cui l’azienda non racconta storie, ma che si trasforma in storia, e dove lo storytelling diventa strumento per mostrare ciò che si è, ciò in cui si crede, e ciò che si fa, in un vissuto coerente e “umano”. Una relazione in cui marca e pubblici partecipano ognuno alla vita dell’altro. A partire dai territori, da sempre i luoghi da cui tutto inizia.
Chi si occupa di costruire e gestire queste relazioni, dunque, non è un “cantastorie”; il tema non è raccontare una bella storia (quelle che in molti definiscono “accattivanti”). Il tema è la complessità del rapporto, sempre più articolato, e verificabile, tra imprese e pubblici. Potremmo quasi definirla una nuova frontiera della creatività.