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Covid-19: quali misure per il mercato della comunicazione?

#MercatoLavoro

17/03/2020

Rita Palumbo

Dall'esame del Decreto #CuraItalia, molti dubbi su alcune misure e preoccupazione in merito all'assenza di specifiche indicazioni rispetto al comparto della comunicazione, un settore di vitale importanza per numero di occupati e per capacità di contribuire al Sistema.

Stiamo vivendo una pandemia che cambierà sostanzialmente stili di vita, modelli produttivi e scala di valori. 
Che cosa sta succedendo al mondo del lavoro? Si lavora in smart working, si stanno sperimentando artigianali strategie di digital trasformation delle nostre organizzazioni, si sta abusando della Rete, si elaborano le prime statistiche sui nuovi modelli produttivi, si sta producendo una vasta letteratura sugli scenari politici economici e sociali del futuro prossimo. Ma che cosa è realmente successo dal 23 febbraio al mondo del lavoro e in particolare al settore della Comunicazione? 

Da un giorno all’altro il mercato si è fermato. Le aziende, i nostri clienti, hanno dovuto prima rallentare e poi ridurre drasticamente la produzione. Le nostre agenzie – e non solo quelle impegnate nel comparto degli eventi - da un giorno all’altro, hanno visto svanire contratti e incarichi. Per molti lo smart working è diventato part time e il part time l’anticamera del licenziamento. Non è una novità. Abbiamo già vissuto la cosiddetta “grande crisi” iniziata nel 2008 in Usa e arrivata in Italia con effetti devastanti nel 2011. Allora le nostre imprese pagarono un prezzo altissimo. Da allora il mercato della Comunicazione ha visto una crescita esponenziale di soggetti professionali individuali che offrono servizi e consulenza in modo discontinuo, rincorrendo incarichi che i committenti non valorizzano e che retribuiscono sempre meno e sempre peggio. Le nostre agenzie hanno dovuto adottare modelli di business con strutture agili, leggere, a bassi costi di gestione. Il tutto a dispetto dello sviluppo strutturale del settore, della crescita sana dell’occupazione e della produzione di valore economico. Stavamo rialzando la testa. Stavamo contribuendo a rafforzare il nostro sistema produttivo con competenze qualificate e nuovi linguaggi digitali. Stavamo crescendo. Da un giorno all’altro tutto è cambiato. Che cosa fare?

Come Rete delle Associazioni della Comunicazione abbiamo offerto al Governo le nostre competenze per collaborare a gestire l’emergenza, per contribuire alla ricostruzione dell’immagine e della reputazione del Sistema Italia. Siamo sicuri di dover fare la nostra parte. Siamo sicuri dell’utilità di un’interlocuzione continua e virtuosa con le Istituzioni. Così come siamo sicuri che – pur riconoscendo lo sforzo che sta facendo il Governo – alcune misure non possono essere sufficienti.

Nel comunicato stampa diramato dal Consiglio dei Ministri il 16 marzo 2020 "COVID-19, MISURE STRAORDINARIE PER LA TUTELA DELLA SALUTE E IL SOSTEGNO ALL’ECONOMIA", si legge:

“…  è riconosciuto un indennizzo di 600 euro, su base mensile, non tassabile, per i lavoratori autonomi e le partite IVA. L’indennizzo va ad una platea di quasi 5 milioni di persone: professionisti non iscritti agli ordini, co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo, lavoratori agricoli…”;

“… è istituito un Fondo per il reddito di ultima istanza con una dotazione di 300 milioni di euro come fondo residuale per coprire tutti gli esclusi dall’indennizzo di 600 euro, compresi i professionisti iscritti agli ordini…”;

“… facilitazione per l’erogazione di garanzie per finanziamenti a lavoratori autonomi, liberi professionisti e imprenditori individuali ...”;

“… rafforzamento dei Confidi per le microimprese, attraverso misure di semplificazione...”

“… estensione ai lavoratori autonomi e semplificazione dell’utilizzo del fondo per mutui prima casa…";

“… l’istituzione di un fondo emergenze spettacolo, cinema e audiovisivo e ulteriori disposizioni urgenti per sostenere il settore della cultura...”; 

“… sospensione, senza limiti di fatturato, per i settori più colpiti, dei versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria per i mesi di marzo e aprile, insieme al versamento Iva di marzo. I settori interessati sono: turistico-alberghiero, termale, trasporti passeggeri, ristorazione e bar, cultura (cinema, teatri), sport, istruzione, parchi divertimento, eventi (fiere/convegni), sale giochi e centri scommesse…;

“… la sospensione fino al 31 maggio 2020 dei versamenti dei canoni di locazione e concessori relativi all’affidamento di impianti sportivi pubblici dello Stato e degli enti territoriali per le associazioni e società sportive, professionistiche e dilettantistiche, che operano sull’intero territorio nazionale ...;

“… misure straordinarie urgenti a sostegno della filiera della stampa...”

Misure lodevoli per molti comparti. Ma se 600 euro sono un impegno notevole per le casse dello Stato restano un obolo per chi li riceve. E ancora: perché non ci sono misure specifiche a supporto delle aziende della Comunicazione, della Pubblicità e delle Relazioni Pubbliche? L’intero comparto, includendo tutto il mondo digital, è rappresentato da oltre 60 mila tra società di capitali, ditte individuali e partite Iva, che danno lavoro a circa 250 mila soggetti con varie formule contrattuali, il tutto per un giro di affari che supera i 15 miliardi di euro all’anno. Un comparto che produce valore tangibile e contribuisce a costruire e a preservare la reputazione del Sistema Paese.

 

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