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Il Débat Public, strumento della partecipazione pubblica

04/10/2013

Il rapporto tra infrastrutture, ambiente e consenso e le possibili soluzioni per superare lo stallo sono stati al centro di una tavola rotonda organizzata da Ferpi nell’ambito del _Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale,_ con la partecipazione di _Massimiliano Atelli,_ Capo della Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente. Intanto la Federazione propone l'avvio di un programma di lavoro sul tema.

“Ciò che non funziona e occorre superare urgentemente sono gli atti amministrativi condizionati: io, istituzione, ti dò il permesso di realizzare un’opera a condizione, appunto, che tu, committente, usi una serie di misure di cautela. Ed è proprio qui che il processo entra in un cortocircuito a base di lanci e rilanci successivi e che si traduce in un negoziato senza fine”. Così, con parole semplici e dirette, Massimiliano Atelli, Capo della Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente, fotografa il punto di non ritorno del rapporto tra infrastrutture, ambiente e consenso, oggetto di un’interessante tavola rotonda organizzata da Ferpi nell’ambito del Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale, sotto la regia del socio Emilio Conti, esperto di comunicazione ambientale e processi partecipativi.
Come superare questo stallo? Lo strumento individuato ormai da tempo un po’ da tutti gli addetti ai lavori è rappresentato dal “Dibattito Pubblico”, l’istituto che in Francia ha permesso la realizzazione di oltre l’85% dei progetti presentati, col pieno accordo delle comunità locali che così si sentono coinvolte e tutelate.
Proprio ad Atelli è stata affidata dal Ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero per lo Sviluppo Economico, la responsabilità della bozza di “Legge sulla partecipazione” sul modello del Débat Public francese ma che tenga conto delle caratteristiche del nostro ordinamento. Atelli delinea così il percorso: “Oggi ci troviamo di fronte ad un livello di diffidenza che investe istituzioni, aziende e persino la scienza. È evidente come questo stallo non possa essere superato con un approccio esclusivamente amministrativo. Occorre, al contrario, introdurre e regolare un confronto tra tutti i soggetti interessati dalla realizzazione di un’opera in modo tale che tale diffidenza possa essere superata tramite più informazione, comunicazione e ascolto delle buone ragioni di ciascuno. Ma, attenzione, il confronto dovrà essere necessariamente di carattere tecnico e sotto la guida di un moderatore e non di un mediatore tra fazioni!”.
Un’analisi confermata da Sebastiano Renna, Sustainability Manager di SEA Aereoporti, a proposito della vicenda della terza pista di Malpensa: “Anni fa ci si era limitati alla raccolta delle diverse opinioni senza prevedere un investimento adeguato sulla spiegazione del progetto. E, così, nel frattempo la situazione generale degli aeroporti gestiti da SEA è mutata e ha cambiato anche lo scenario per la terza pista. Quel che è certo è che occorre superare l’impostazione che utilizza solamente la Valutazione d’Impatto Ambientale, trascurando le altre due fondamentali dimensioni dell’approccio “triple bottom line”: quella economica e quella sociale”.
Anche Paolo Viola, Direttore Tecnico di Amiacque, vede nella partecipazione un ingrediente essenziale per fronteggiare il problema della scarsa fiducia verso le infrastrutture: “Un processo partecipato per essere efficace deve essere previsto tanto in fase preparatoria, per consentire una migliore interazione tra realizzatore e ospitante, quanto in fase operativa, perché non bisogna mai dimenticarsi come la coesistenza tra l’opera e il territorio vada sempre alimentata. Nella nostra esperienza, ad esempio, le visite periodiche agli impianti giocano un ruolo determinante nel far capire cosa si fa e come lo si fa”.
Se, dunque, tutti sembrano auspicare un nuovo quadro normativo, occorre ora capire i tempi dell’iter legislativo. Nel frattempo, però, si può e si deve proseguire nel rafforzare la consapevolezza di imprese e istituzioni nei confronti della dimensione comunicativa: “Occorre spostare l’attenzione dagli strumenti di consenso – dichiara il socio Sergio Vazzoler – alla comunicazione come modalità di reale condivisione nella ricerca di soluzioni in grado di fare sintesi tra interessi contrastanti”. Da qui la volontà di proporre al Consiglio Direttivo di Ferpi l’attivazione di un gruppo di lavoro dedicato e di un programma di riunioni con le delegazioni territoriali e aperte al mondo delle categorie economiche e sociali più direttamente interessate dal tema. “Un percorso – rilancia Patrizia Rutigliano, Presidente Ferpi – che, per quanto di competenza del nostro settore, servirà ad accompagnare l’iter legislativo del Débat Public”.
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