Ferpi > News > Il ruolo strategico delle lobby nella democrazia

Il ruolo strategico delle lobby nella democrazia

24/04/2012

Fare chiarezza sul lobbying e illustrare il ruolo essenziale della disciplina, spesso bistrattata, all’interno del processo decisionale pubblico. E’ stato il compito di _Fabio Bistoncini,_ durante il seminario Ferpi dedicato a _Relazioni istituzionali e lobby_ che si è tenuto lo scorso 20 aprile a Roma.

di Ana Berti
Lobby è un termine che nell’immaginario collettivo risulta spesso fumoso e viene associato a “poteri forti” e poca democrazia. Ma questa impostazione è dovuta alla storia peculiare del nostro Paese, in cui per anni l’articolazione degli interessi è stata completamente affidata ai partiti politici, i quali raccoglievano e filtravano le istanze provenienti dalla società civile attraverso legami di “clientela e parentela”, come li ha definiti J.La Palombara nel suo Interest group in italian politics nel lontano1964.
Insomma, questo vocabolo, importato dal mondo anglosassone, nel suo trapianto nel contesto italiano ha assunto una connotazione diversa dalla forma originaria, ed è stato di fatto assimilato al “faccendiere sottobraccista”, la cui abilità è misurata unicamente dal numero di contatti inseriti nella sua agendina. Tuttavia, il termine, nel suo impianto originario, si riferisce ad un intervento professionale che richiede vaste competenze e non può ridursi al “fare da tramite”, inteso come accezione riduttiva del mettere in comunicazione. La rete di contatti è condizione necessaria, ma non sufficiente, ed è inscindibile dalla capacità di fornire informazioni (expertise) rilevanti. In un’ottica illumista il Decisore, non essendo onnisciente, deve poter “conoscere per decidere”. E chi meglio potrebbe colmare tale deficit, se non coloro che, essendo portatori d’interesse su una specifica tematica (issue), sono direttamente coinvolti (affected) da un certo provvedimento?
Troppo a lungo si è operata la distinzione in base a “chi”, mentre per comprendere al meglio il fenomeno sarebbe più utile riferirsi al “come” e qualificarne l’attività: “Lobbying è un processo (insieme di atti: non è l’emendamentuccio dell’ultimo minuto!), per la rappresentanza di un interesse legittimo (ovvero socialmente legittimato), finalizzato ad orientare il decisore pubblico o i suoi influenti”.
Questa definizione contiene in nuce l’indicazione dei soggetti coinvolti, e delle modalità con le quali si esplica, distinguendo tra “diretto” ed “indiretto”. Nel primo caso ci si riferisce sostanzialmente al contatto face-to-face con il Decisore, mentre nel secondo rientra tutta la gamma di azioni che possono influire sulle sue scelte.
Sinteticamente, possiamo riassumere come segue. Quattro tipologie di players: Gruppi d’ Interesse e movimenti (GI), Pubblica Amministrazione (PA), Decisore Pubblico (DP ruler), Opinione Pubblica (OP), un’ampia casistica di interazioni ed arene che determinano una decisione di pubblica rilevanza (o una “non decisione”, volendo ricomprendere le “due facce del potere” introdotte da Bachrach e Baratz).
L’attività indiretta va progressivamente aumentando la sua importanza, di pari passo con l’evoluzione sociale, tecnologica, politica ed istituzionale. In Italia, la modifica degli equilibri è iniziata con la perdita dell’egemonia dei partiti, il cui ruolo è stato messo in discussione a partire da Tangentopoli, ed è continuato fino ad oggi, inserendosi nella più vasta corrente globale di secolarizzazione della società, cambiamento del ruolo dei media e polverizzazione degli interessi.
Viviamo immersi in ambiente sempre più complesso, caratterizzato dalla compresenza apparentemente antitetica di particolarismi e spinte partecipative.
E’ chiaro che, a fronte di queste dinamiche, i cosiddetti “influenti” non possono essere semplicemente fatti coincidere con l’elite politica o mediatica. Dunque diviene essenziale un approccio strategico, sintesi pragmatica di studio e applicazione quotidiana di eterogenee competenze: dalle imprescindibili tecniche di comunicazione, al drafting normativo, passando per network analysis, agenda setting, stakeholder theory, tenendo conto dell’impatto emotivo delle singole issues e del ruolo di internet.
Si rende pertanto necessario un re-framing del concetto di lobby, a sua volta premessa indispensabile per costruire una idonea cornice di senso comune e una tela su cui dipingere un processo decisionale più trasparente ed aperto.
Ecco perché questo corso si rende indispensabile per chi si occupa di rapporti con le istituzioni; ma anche, in ultima analisi, per ogni cittadino che voglia accrescere la propria consapevolezza del suo ruolo all’interno dell’intreccio comunicativo in cui si trova quotidianamente ad operare.
Eventi