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Italia: un futuro all’insegna di relazioni e community

15/03/2012

Dall’ultimo rapporto del Censis sui “valori degli italiani”, realizzato per il 150° dell’Unità nazionale, emerge una fotografia nuova della società italiana, sempre meno individualista e più attenta al valore delle relazioni e al ruolo delle community. Uno scenario che prospetta un ruolo fondamentale per le Relazioni pubbliche.

La capacità di gestire o meglio ancora governare le relazioni è una delle competenze organizzative strategiche e dunque professionali, non solo per i comunicatori, ma per chiunque ha incarichi e ruoli manageriali, indispensabili ad affrontare lo scenario socio-economico futuro. Niente di nuovo rispetto ai messaggi che negli ultimi anni sono venuti, nell’ordine, dai World PR Forum, dal King Report III, dagli Accordi di Stoccolma e più di recente dalla nuova definizione di Relazioni pubbliche resa nota dalla Prsa dopo una consultazione internazionale sotto l’egida di Global Alliance. Le Relazioni pubbliche vanno assumendo un ruolo fondamentale nella governance delle organizzazioni più diverse, pubbliche, private e sociali così come dei sistemi sociali ed economici ed avranno una funzione sempre di maggior rilievo.
La conferma viene dall’ultima ricerca del Censis I valori degli Italiani. Dall’individualismo alla riscoperta delle relazioni , realizzata per il 150° Anniversario dell’Unità di Italia a 25 anni esatti da un progetto analogo che aveva l’obiettivo di analizzare gli elementi distintivi della società italiana. Tra gli altri aspetti resi noti dalla ricerca, presentata martedì 13 marzo a Roma presso la sede della Treccani dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita, da Giuliano Amato e dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo, responsabile di informazione, comunicazione istituzionale ed editoria, emerge con forza il valore che gli italiani attribuiscono alla comunità, da quella più ampia dello Stato a quella più piccola della famiglia, passando per le regioni, i comuni e le community tematiche, ma principalmente alle reti di relazioni, che delle community sono l’anima.
Il rapporto del Censis – come spesso accade per gli studi sviluppati dall’istituto guidato da De Rita – propone una fotografia della società italiana analizzando i fenomeni dell’ultimo decennio tra cui spicca un grande ritorno all’etica, alla responsabilità sociale.
La spinta individualista ha liberato enormi energie, ha favorito la crescita di un sistema produttivo fatto di centinaia di migliaia di imprese e ha sostenuto la vitalità di un mercato capace di esprimere sempre nuove domande. Oggi quello sviluppo sembra progressivamente rallentare, la moltiplicazione dei soggetti ha portato a uno sfarinamento delle capacità decisionali nelle questioni di interesse collettivo. Moralità e onestà (55,5%), rispetto per gli altri (53,5%) e solidarietà (33,5%) sono i valori considerati necessari per migliorare la convivenza sociale in Italia. Non è un generico richiamo al merito o all’autonomia individuale, quindi, ma il lento, difficile, sofferto, condiviso impegno collettivo in una diversa quotidianità dei rapporti fatta di maggiore rispetto e attenzione per gli altri.
La vera novità, però, che emerge dalla ricerca è proprio il riscoperto valore delle relazioni. Per il futuro, i valori che faranno l’Italia e gli italiani sembrano poggiare sempre meno sulla rivendicazione dell’autonomia personale (che aveva caratterizzato gli ultimi decenni) e sempre più sulla riscoperta dell’altro, sulla relazione e la responsabilità, sociale e ambientale. Una rivoluzione epocale che disegna uno scenario molto interessante per la pratica e la professione delle relazioni pubbliche.
Niente di nuovo – a pensarci bene – se si analizza la cosa in sè. Di fatto, già da qualche anno, come abbiamo scritto altre volte proprio da questo sito, la diffusione di Internet, dei social media e social network e più recentemente la facilità di accesso in mobilità aveva fatto emergere, con forza, il nuovo volto relazionale della società spingendo le organizzazioni a ripensare le modalità di comunicazione con i pubblici, una comunicazione simmetrica, dialogica, multistakeholder.
Ma il Censis ci dice qualcosa in più. Che le relazioni non sono solo aspetto sociale ma stanno tornando ad essere valore. E ciò significa fondamentalmente che relazione è sinonimo di persona, di attenzione all’altro. La crisi del soggettivismo ha generato dunque due pulsioni. La prima è l’apertura all’altro, la riscoperta del valore delle relazioni, convinti che ci possiamo salvare solo tutti insieme. La seconda è un emotivo approccio restrittivo verso le passate sregolatezze dell’individualismo. Ma nessuna pedagogia calata dall’alto potrà fare i nuovi italiani: nessuna etica eterodiretta, tesa a rieducare i cittadini a comportamenti virtuosi, innescherà un nuovo ciclo di sviluppo civile e sociale.
“L’uscita dalla crisi della soggettività è fatta anche di un crescente ruolo delle community – continua il rapporto – di cui alcune hanno giocato già sino ad oggi un ruolo altamente significativo e, presumibilmente, lo faranno anche nel prossimo futuro”. Un elemento nuovo che si è affermato in questo contesto sociale nuovo è la “prossimità”. “Altra community, intesa come rete di relazioni molto presente è quella dell’aiuto, del dono, della gratuità, si può dire della responsabilità sociale diffusa – è sempre uno dei risultati emersi dall’analisi del Censis.
gp
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