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La comunicazione nelle grandi opere

08/07/2021

Redazione

Sergio Vazzoler, Partner Amapola e consigliere nazionale FERPI, con Antonio Dematteis sono autori del capitolo dedicato alla comunicazione nelle "Linee guida per la gestione sostenibile delle venute d’acqua e del calore geotermico nelle gallerie". Arpatnews li ha intervistati sulla comunicazione e sul ruolo che riveste nella progettazione e realizzazione di una grande infrastruttura.

Nelle Linee guida sulle metodiche da adottare per una gestione sostenibile della risorsa idrica in galleria si sottolinea l'importanza di utilizzare, nella comunicazione con gli stakeholders e quindi anche con i cittadini, una terminologia che non sia “ultra-tecnica”. Quali suggerimenti potete dare per mettere in pratica questo aspetto? Chi dovrebbe occuparsene secondo voi?

A: Le due domande sono giustamente poste assieme, perché sono collegate. Partiamo dalla seconda. Il proponente è il responsabile e quindi in genere è colui che si fa carico della comunicazione, tramite professionisti specializzati e responsabili dell’Ente che “mettono la faccia”. Per questo il proponente deve ovviamente richiedere anche l’aiuto dei progettisti e, nel caso la costruzione sia già in corso, anche del costruttore. La terminologia che generalmente viene utilizzata dai tecnici è necessariamente tecnica. Il tema degli impatti non è necessario banalizzarlo pensando di parlare a persone non in grado di capire. Generalmente si introduce con sintesi non tecniche, accompagnate da approfondimenti tecnici. La comunicazione non dovrebbe essere solo frontale, ad un senso. Uno stakeholder interessato (e possibilmente anche influente nelle decisioni) è più efficacemente informato quando ha la possibilità di interloquire.

S: L’obiettivo della comunicazione è sempre garantire trasparenza e comprensione da parte del nostro interlocutore. L’adozione di una terminologia troppo tecnica – per quanto necessaria a veicolare con precisione i contenuti – rischia, se non supportata da adeguate spiegazioni, di divenire un muro alla comprensione. Quindi il primo suggerimento è accompagnare la trattazione tecnica con un approccio più discorsivo, trasformare il dato specialistico in un dato esperibile concretamente per il nostro interlocutore. È necessario non banalizzare, né semplificare eccessivamente, ma riportare il dato scientifico ad un’esperienza reale comprensibile per lo stakeholder. È compito del comunicatore, o del team di facilitazione individuato dal proponente, veicolare questi contenuti e accertarsi dell’effettiva comprensione da parte degli stakeholder coinvolti.

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