Pur essendo un tema dibattuto nel campo delle RP sin dagli anni ’50 la scarsa propensione all’utilizzo di tecniche di valutazione oggettive ha rappresentato per molto tempo il tallone di Achille della disciplina e della professione, perché ne ha impedito una completa accettazione da parte del management aziendale e ha rappresentato una barriera allo sviluppo della professionalità e dello status dei comunicatori.
Con l’evoluzione strategica dell’importanza e della componente manageriale della professione, la situazione è evoluta. I comunicatori hanno capito quali sono le potenzialità della valutazione per il miglioramento continuo della pratica professionale. Ciò ha comportato che la richiesta da parte del top management e dei professionisti della comunicazione e delle relazioni pubbliche di tecniche e di metodi adeguati, per valutare l’efficacia dei propri investimenti e della propria attività, diventasse molto elevata.
Da qui nascono le due giornate di formazione sui metodi e i modelli di misurazione dei risultati della comunicazione aziendale che si svolgeranno presso l’
Università IULM di Milano,
La misurazione dei risultati nelle Relazioni Pubbliche – Metodi e casi, in programma il prossimo
17 aprilecondotta dalla sottoscritta e
La misurazione dei risultati nelle Digital PR – Metodi e casi che invece si svolgerà la settimana succesisva,
24 aprile, e sarà a cura di
Grazia Murtarelli, assegnista e dottore di ricerca in Digital PR presso l’Università
IULM di Milano.
Le giornate di formazione hanno l’obiettivo di illustrare i principi della misurazione di performance applicati agli strumenti, alle attività e ai processi delle relazioni pubbliche sia offline sia online.
Tre sono gli ingredienti di un piano di misurazione efficace e soprattutto utile per il miglioramento della pratica professionale.
L’orientamento alle decisioni da prendere sia di comunicazione sia di business. Un buon piano di misurazione è orientato all’azione manageriale e non si ferma all’analisi e all’elaborazione dei dati.
Essere orientati all’azione significa saper interpretare i dati alla luce del contesto aziendale in cui vengono raccolti, anche con l’ausilio di tecniche partecipative.
Il secondo ingrediente è la scelta di pochi indicatori adeguati. I cosidetti Key Performance Indicator devono essere selezionati con cura dal comunicatore perché rispondano alle aspettative dei committenti e siano collegati alle decisioni da prendere e alle azioni da compiere.
Il terzo ingrediente di un buon piano di misurazione è la comunicazione efficace dei risultati. Dashboard, infografiche, report narrativi: non mancano gli strumenti per raccontare quelle che devono sempre più assomigliare a delle buone performance stories.
Le giornate di formazione esploreranno i tre punti sopra indicati con l’ausilio di metodi pratici, casi di studio e microesercitazioni d’aula anche sulle pratiche professionali dei partecipanti al corso.
Perché per una buona cultura della misurazione si basa sul metodo giusto ma anche su tanta pratica professionale.
Per informazioni e iscrizioni:
casp@ferpi.it