Ferpi > News > La politica bussa alla porta della comunicazione... all'ora dell'aperitivo

La politica bussa alla porta della comunicazione... all'ora dell'aperitivo

27/04/2005

Nuovo successo di pubblico per "Fuori Orario", l'iniziativa di Ferpi Lombardia che affronta periodicamente i temi caldi della comunicazione all'ora dell'aperitivo.

Martedì 19 Aprile, nel terzo appuntamento, si è svolto il confronto intitolato  "La politica bussa alla porta della comunicazione: chi va ad aprire?"Dibattito animato da Marco Mignani e Mario Rodriguez.Marco Mignani, uno dei più autorevoli pubblicitari italiani, è il creatore di campagne che sono entrate nella cronaca della pubblicità italiana, quali Scottex ("10 piani di morbidezza"), Dixan ("niente lava meglio"), Ramazzotti ("Milano da bere") e alcune campagne politiche nazionali, in particolare quel "Forza Italia" per la DC che ha poi ispirato il movimento politico di Berlusconi.Il nostro socio Mario Rodriguez, vent'anni di esperienza nel campo della comunicazione e del marketing politico, è docente di questa materia alla facoltà di Scienza della Comunicazione all'Università di Padova.La serata ha preso avvio con una fitta serie di domande: cosa è comunicazione politica rispetto a comunicazione istituzionale, quale grado di commistione esiste tra pubblicità e politica, cosa è avvenuto dagli anni 80 in poi, che differenza c'è tra fare campagna per un candidato, un partito, un'idea (referendum) o una coalizione.Per Marco Mignani è fondamentale che "un politico o un partito presentino un messaggio che si distingua, rappresenti una propria originalità, autenticità e verità e quindi il pubblicitario, prestato alla comunicazione politica, è un artigiano che lavora pazientemente a far sintesi delle idee di una persona, di un progetto politico. Così come fuori dalla politica si trasmette, traduce e sintetizza la "verità" di una saponetta, di un amaro o di un detersivo, altrettanto avviene in politica con idee e persone". Per Mignani "il prodotto politico si deve distinguere e deve trovare una propria identità originaria che oggi appare un po' deficitaria nella politica italiana, forse con la sola eccezione della campagna "Io c'entro" dell'Udc di Follini, anche se non completamente riuscita, ma pur sempre apprezzabile perché ha cercato un posizionamento suo proprio".Sempre per Mignani oggi capita spesso di imbattersi in manifesti somiglianti uno con l'altro, generando una sensazione di inutilità e di dejà vu; il riferimento diretto è alla campagna Berlusconi - Rutelli con "quest'ultimo che sulla scia del primo ripeteva un messaggio simile presentandosi nella versione figlioccio più bello e preparato dell'uomo di Arcore".Mignani infine sostiene che "le campagne politiche degli States che si combattono con spot tv lavorano molto di più sulla distruzione e delegittimazione dell'avversario che sull'idea di costruire positivamente il proprio messaggio elettorale che viene invece giocato nel massacrante tour elettorale coast to coast nel quale i candidati repubblicani e democratici si cimentano". In "Italia le coalizioni "non sono comunicabili perché non c'è ancora un bipolarismo o bipartitismo netto, sedimentato e definito come in altri contesti nazionali".La comunicazione politica non può che essere anche una comunicazione calda, per non ridursi a noiosi e ridondanti spazi autogestiti dai partiti: entrambi i relatori considerano "limitante" la par condicio che, abolendo tutti gli spot televisivi, ritiene di poter imporre l'obbligo di una "comunicazione non emotiva".Secondo Rodriguez, invece, per ragionare di comunicazione politica occorre partire dal comprendere "come e quando le persone compiono le loro scelte politiche. E queste sono il frutto di una lenta stratificazione: in questa direzione, il contributo che ci giunge dalla psicologia cognitiva è molto prezioso".Per Rodriguez, inoltre, la "comunicazione è la messa in comune di significati, un processo di negoziazione e di scambio simbolico per cui se è importante riflettere e lavorare sulle campagne elettorali, è anche necessario che si consideri che ormai siamo in una "permanent campaign" per cui le campagne elettorali non sono tanto semina quanto raccolto"."Per una buona campagna evidenzia Rodriguez - conta la capacità di avanzare un'offerta politica che, sfruttando gli strumenti validi per altri settori più tipicamente di mercato, sappia individuare e intercettare quanti e quali voti prendere per vincere, creare un sentiment positivo intorno al candidato, dare un'idea di campagna vincente e partecipata basata su eventi e microeventi che facciano vivere agli elettori esperienze concrete, per toccare con mano non solo il candidato ma anche il messaggio politico che si intende dare".Messaggio che non sia "la rappresentazione della potenza e del narcisismo di una persona ma che sappia evocare una speranza, convincere gli incerti e coloro che hanno votato diversamente senza costringerli ad abiurare, riconoscendo le loro buone ragioni, a pensarla come la pensano e persuadendoli del fatto che chi gli si propone possa essere in grado di rispondere più efficacemente alle proprie aspettative e ai propri valori"."Non ci può essere buona comunicazione politica in assenza di politica sostiene Rodriguez -  ma una buona comunicazione politica può migliorare la politica soprattutto se la comunicazione crea realmente relazioni".Durante il dibattito si è poi fatto cenno a temi delicati come "i limiti e le responsabilità dell'azione dei consulenti politici, dell'attività di spin doctoring" e la questione del lavorare per esponenti politici o partiti di cui non si condividono valori e proposte.
Nel primo caso, per Rodriguez "occorre muoversi secondo le linee guida fornite dall'etica della responsabilità, essere attenti alla valutazione delle conseguenze delle proprie azioni, attenti ad essere credibili se non veri dato che, anche in politica, le bugie hanno le gambe corte e il naso lunghissimo".Per quanto attiene, invece, possibili conflitti tra le opinioni del professionista e quelle del cliente "il consulente politico non è poi tanto diverso da un avvocato che deve difendere anche le persone di cui non condivide il comportamento, certo, è più facile essere efficaci se si conoscono o meglio si condividono le idee di fondo e poi se non si nascondono le proprie idee, difficilmente chi è lontano da noi ci verrà a cercare".Infine un provocatorio consiglio ai giovani che intendono cimentarsi con la comunicazione politica: Rodriguez invita tutti innanzitutto a comprendere la natura umana "frequentando le riunioni di condominio, soprattutto quelle popolate da persone con alti livelli di reddito e di istruzione" e poi farsi coinvolgere, anche a bassa intensità, nella vita politica: le elezioni politiche del 2006 saranno un'ottima occasione per vivere dall'interno un'esperienza politica."Bianca Maria Frondoni
Eventi