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La scrittura come ponte verso una comunicazione etica e consapevole

07/05/2020

Mariapaola La Caria

La scrittura è un muscolo e va allenata. La scrittura è casa ma anche ponte che ci deve portare nel mondo. Registra ciò che accade fuori e ci rende consapevoli di ciò che sta succedendo. Per questo l'allenamento alla scrittura di sé è oggi fondamentale per chi si occupa di comunicazione” Queste le parole di Alessandra Perotti, ghostwriter e editor, ospite di Filippo Nani nel decimo appuntamento con i CafFERPI di Ferpi Triveneto.

Alessandra è stata ospite di InspiringPR nel 2018 con un intervento dedicato alla vision personale.

Dal pensiero alla scrittura
Nell'intervista del CafFerpi di Ferpi Triveneto Alessandra parte da un concetto fondamentale: tutte le nostre idee e i nostri pensieri si concretizzano nella scrittura. In questo momento così particolare possiamo acquisire consapevolezza di ciò che accade dentro e fuori di noi attraverso la scrittura.

Essere osservatori sereni e costanti di noi stessi e del mondo.

In questo modo ci teniamo in lucidità e chiarezza di pensiero e quando scriviamo il nostro pensiero ha una potenza incredibile.

Shakespeare diceva “Le parole spaccano il cuore se non sono portate alla luce del linguaggio”.

Quali modalità usare per raccontarci?

Quali sono le modalità per trasferire dall'idea al fatto le nostre emozioni, il nostro sentire, le nostre intuizioni?

Ci sono molte tecniche, Alessandra ne cita alcune:

  • il quaderno delle parole nel quale scrivere le parole che ci vengono in mente nei diversi momenti della giornata;

  • la scrittura autobiografica attraverso la quale le persone recuperano il loro passato. Molti hanno difficoltà a ripercorrere la propria storia. Oggi nel ricordare si prende coscienza di una spaccatura tra la propria storia prima e dopo la quarantena. Prendiamone atto con serenità. Recuperiamo il vissuto per calarlo in un presente che è nuovo. Prendiamo coscienza delle nostre radici emotive ed emozionali per proiettarci nel futuro.

 
Il ruolo del diario
Una tecnica molto in voga oggi é il diario. In questo periodo è spesso equiparato al blog. In effetti non sono la stessa cosa. Il blog nasce dalla volontà di condividere. Il diario invece è più intimo, appartiene ad ognuno di noi. Pur non tenendo un diario rigoroso (fatto di date, luoghi, fatti concreti e sensazioni), in questo periodo abbiamo bisogno di ancorarci ai giorni che stiamo vivendo e nello stesso tempo portar fuori le emozioni, esprimere il nostro stato d'animo di fragilità e contemporaneamente di forza. La narrazione permette di sanare molte delle nostre ferite.

Il diario è un rito. Ha bisogno della scrittura a mano perchè la manualità è un contatto immediato con la nostra mente. Per godere ancor di più della scrittura del diario possiamo scegliere un quaderno che ci piace particolarmente, una carta che al tatto ci fa stare bene e una penna morbida che ci accompagni nella scrittura.

Quando scrivere il diario? C'è il diario mattutino, scrittura di propositi, che prepara ad affrontare la giornata. C'è il diario della sera, scrittura di bilancio, del vissuto durante il giorno.

Qualunque sia la scelta è importante non chiudere mai una pagina di diario senza uno sguardo oltre, con una parola che ci porti un passo avanti.

E se abbiamo la paura del foglio bianco? Possiamo aiutarci con una domanda fatta a noi stessi “Come stai?” e iniziare un dialogo. A questa domanda non si può non rispondere e questo passaggio innesta il percorso della scrittura. Oppure partire da uno scarabocchio o ancora dalla scrittura senza senso.

Esistono molti diari da cui prendere spunto. Alessandra sta leggendo due diari in parallelo: “9 vite come i gatti”- la vita di Margherita Hack e “Diario di un’apprendista astronauta”- Samantha Cristoforetti. Consiglia anche il “Diario di bordo” di Cristoforo Colombo, il “Diario 1941-1943” di Etty Hillesum e “Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese.

Qual è l'utilità di una scrittura di sé per il mestiere di comunicatore?
La scrittura di un diario smonta l’idea che la nostra storia sia solo di noi stessi. Più scrivi e più ti rendi conto di essere trama nella trama. La tua storia fa parte della storia degli altri. Siamo una trama costante di fili legati agli altri. Il diario è quindi osservazione del mondo e di te stesso. Registra i tempi che stiamo vivendo e ci rende consapevoli del nostro legame con l’esterno. Se questo è vero, il ruolo dei comunicatori diventa cardine per far sì che si recuperi attenzione all'altro, all'ascolto di ciò che ci sta attorno. Quindi scrivere di sé fa bene alla comunicazione perché l’arricchisce di profonda sensibilità ed etica, componenti esssenziali oggi nei diversi canali comunicativi, soprattutto i social network. Il comunicatore che si allena alla scrittura di sé come osservazione del mondo dentro e fuori, migliora la propria comunicazione e dà un contributo alla comunicazione consapevole che permette una nuova scrittura del futuro. Nel futuro portiamo il nostro bagaglio delle parole. Scegliamole con attenzione e consapevolezza. Ad esempio, non potremo più fare a meno della parole di cura, come delicatezza e sensibilità.

Abbiamo bisogno di parole che recuperino le relazioni, parole di conforto che nascono semplicemente dall'ascolto dell'altro. Una parola essenziale da portare nel futuro è energia. Secondo Aristotele la vita è energia. Usiamo questa parola per ricreare e ricostruire.

Con Alessandra Perotti abbiamo portato nella concretezza le riflessioni già fatte con molti altri ospiti del CafFerpi: da Bruno Mastroianni a Francesca Folda e Vera Gheno, da Max Bustreo a Alessandro Barbaglia e Federico Favot. Il ruolo dei relatori pubblici, oggi più che mai non può che passare dalla consapevolezza, ottenuta anche attraverso la scrittura.

 

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