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La sfida del futuro: progettare nuovi modelli produttivi e valorizzare le competenze

07/05/2020

Rita Palumbo

La Maratona con i Manager è stato un grande successo, non solo per i numeri, ma per la qualità delle testimonianze. Progettualità, idee, proposte concrete da chi, professionalmente, interviene nei processi di tutti i settori produttivi sia nel pubblico che nel privato. Un appello corale a chi sta decidendo quale sarà il futuro del nostro Paese.

8 maggio 2020 – 123.702 spettatori, 346 contributi video, 17 ore di diretta streaming, 53.704 interazioni live con commenti e condivisioni. Un esercito di manager, professionisti e comunicatori che hanno dimostrato di avere le capacità necessarie per costruire innovativi modelli di crescita. Questi i numeri della Maratona con i Manager, la non stop del 2 maggio scorso, proposta ed organizzata da CIDA, cui hanno aderito 11 sigle, oltre a Confassociazioni e alla RETE dei comunicatori e del management, ovvero FERPI, ASCAI, COM&TEC, IAA, Fondazione Pubblicità Progresso e Comunicazione Pubblica.

Nella parte conclusiva della manifestazione, il confronto tra le organizzazioni che hanno partecipato alla Maratona ha individuato precise parole chiavi: Competenza del saper fare, Fiducia, Responsabilità, Giovani, Parità di genere, Sostenibilità, Futuro e innanzitutto Lavoro.

È necessario ed urgente ridisegnare nuovi modelli di lavoro innovativi, in grado di superare le distonie che hanno bloccato il Paese negli ultimi decenni. Non possono bastare misure “tampone”, non servono oboli a poggia.

È necessario ed urgente che tutte le parti attive del Paese, insieme, partecipino alla definizione di un grande progetto sistemico che ridisegni i modelli produttivi, professionali e manageriali del nostro Sistema Paese. Questa è stata la proposta corale del 2 maggio, testimoniata da personalità internazionali, economisti, filosofi, accademici e politici e da centinaia di manager, professionisti e comunicatori.

Una proposta che si è trasformata in un appello al Governo, al quale è stato chiesto di istituire un Tavolo tecnico. “Ora chiediamo alla politica e alle istituzioni – ha più volte sottolineato Mario Mantovani, presidente CIDA – di riconoscere e applicare un concetto semplice: se ci affidiamo agli scienziati per curare i virus, affidiamoci ai manager per curare l’economia. I manager sono l’interlocutore per gestire la sicurezza sui luoghi di lavoro sempre e ancor più nelle varie fasi dell’emergenza-Covid, così come lo sono nel valutare quali attività aprire e come, in un quadro di regole generali. Il mercato e la sicurezza non funzionano sui codici ATECO”.

Questa è la ricostruzione dei fatti di quel che è accaduto il 2 maggio.

(descrizione)

Ma c’è una cronaca nera che vogliamo portare all’attenzione delle nostre Istituzioni, dando un allarme: si sta creando un divario tra le scelte del Governo e la società civile ed economica. Non solo il mercato e la sicurezza non possono funzionate sui codici ATECO, ma i provvedimenti legislativi a sostegno di famiglie ed aziende non stanno funzionando. Le banche, a dispetto delle garanzie dello Stato, non danno soldi, i bonus arrivano in ritardo, gli imprenditori sono abbandonati nella più totale incertezza.

I media qualche giorno fa hanno raccontato il suicidio di un piccolo imprenditore del napoletano. Non aveva debiti, è stato sopraffatto dalla paura. Non è stato l’unico: sono stati registrati più di dieci casi di suicidi, da Nord a Sud.

L’imprenditore del napoletano è un esempio dell’Italia che prima della crisi del Covid-19 produceva e creava lavoro e valore. Un esempio di eccellenza per qualità e impegno. Eccellente, ma invisibile come tutto il mondo delle PMI, rappresentato da migliaia di piccoli imprenditori sparsi per tutto il Paese che dedicano ogni giorno la propria vita all’azienda e ai lavoratori. Una moltitudine silenziosa abbandonata in questa crisi, come fu abbandonata in quella scaturita dal crack finanziario del 2008.

Allora il governo degli Stati Uniti per far fronte alla crisi, tra non poche contestazioni, decise di applicare il TARP, Troubled Asset Relief Program, acquistando asset “tossici” dagli istituti di credito per 700 miliardi di dollari. Le banche avrebbero dovuto concedere prestiti alle famiglie e alle imprese e con il tempo restituire il denaro ricevuto. Non fu così. Nel 2008 la disoccupazione superò il 10% e milioni di famiglie persero casa e lavoro.

L’onda lunga di quella crisi arrivò in Europa e in Italia. Nel nostro Paese allora i suicidi furono tanti, troppi. Tutti dimenticati.

Che non accada ancora. Che non accada mai più. Che non ci siano altri suicidi per paura di non poter più lavorare, di non sapere più come affrontare il futuro.

Allora bisogna fare presto. Se le imprese, le PMI in particolare – come è stato ribadito da molte testimonianze anche durante la Maratona con i Manager non vengono supportate, il Sistema Paese  implode. Sarà un disastroso effetto domino.

I professionisti e le piccole agenzie della Comunicazione, in questa crisi, sono gli anelli deboli. Se le imprese sono ferme, non si lavora. Se non c’è un nuovo progetto di rilancio equilibrato dell’Economia, il modo della Comunicazione, delle Relazioni Pubbliche e di tutte le altre attività del nostro modo professionale non saranno chiamate a collaborare per far ripartire i processi e sviluppo, di notorietà e di reputazione. Se le banche, nonostante le leggi, hanno potere discrezionale nel decidere a chi dare una manciata di denaro, nonostante le garanzie pubbliche, il futuro si tinge di tinte fosche.

Il Governo deve avviare al più presto Tavoli tecnici con esperti qualificati per la Fase 2 e deve vigilare che i DPCM vengano attuati. Altrimenti tutto è inutile.

L’art. 1 della nostra Costituzione recita “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Nessun governo, nessuno di noi deve dimenticarlo.

 

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