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La storia Ferpi, un patrimonio da valorizzare per il futuro della professione

20/05/2010

Grande festa a Palazzo Sormani per i quarant’anni di Ferpi. Tanti i soci fondatori, molti i giovani. Il ruolo fondamentale della comunità professionale ribadito dai presidenti delle associazioni della comunicazione nel corso della tavola rotonda moderata da Alessandra Ravetta. Comin annuncia l’ok del Cnel per l’iscrizione all’albo delle associazioni non riconosciute.

“Cinquant’anni fa i colleghi del marketing e della pubblicità – parlando dei primi relatori pubblici, che guardavano con sospetto – ci apostrofavano con più di un pizzico di ironia “i professionisti del sorriso”, riferendosi al famoso dentifricio Durbans. Se siamo riusciti ad arrivare al livello che hanno assunto oggi le Relazioni pubbliche è merito di tutte quelle persone che in questi 40 anni hanno creduto nel ruolo dell’associazione, e ancora prima delle associazioni che diedero vita a Ferpi: Airp, Firp e Fierp, a cominciare da Alvise Barison e Guido de Rossi del Lion Nero, passando per Guglielmo Trillo, Maffei, Consonni, Toni Muzi Falconi, fino ad arrivare all’attuale presidente. Il testimone passa ora ai giovani che non devono guardare a noi e a quello che abbiamo fatto come al passato ma come ad un patrimonio da valorizzare e da far sviluppare ulteriormente perché c’è ancora tanto da fare”. Le parole del novantenne Bruno Pierani, uno dei soci fondatori di Ferpi, intervenuto a margine della tavola rotonda organizzata dalla Delegazione Lombardia per ricordare i 40 anni dalla fondazione della Federazione, hanno ben sintetizzato il senso dell’evento celebrativo. Evento coronato dall’annuncio del presidente Gianluca Comin sul via libera del Cnel alla pratica per l’iscrizione all’Albo delle associazioni non riconosciute, un primo passo verso il riconoscimento della professione, e dell’associazione, auspicato proprio nelle tesi costitutive.
Tema centrale quello del riconoscimento professionale al centro del dibattito moderato da Alessandra Ravetta, condirettore di Prima Comunicazione e che ha visto la partecipazione dei presidenti delle principali associazioni italiane della comunicazione: Diego Masi, Presidente Asso Comunicazione, Lorenzo Strona, Presidente Unicom, Antonio Margoni, past-presidente TP; Franco Giacomazzi, Presidente di AISM, Beppe Facchetti, Presidente di Assorel e Gerardo Mombelli, Presidente dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale. In tutti gli interventi ognuno ha ribadito “la necessità di un cammino comune nel nome del riconoscimento del ruolo e delle professioni della comunicazione” in polemica con il Ministro Alfano che nella recente riunione sulla riforma delle professioni ha convocato solo i rappresentanti di quelle ordinistiche.
A Palazzo Sormani, dove i colleghi di Ferpi Lombardia hanno organizzato l’evento per la celebrazione dell’anniversario della costituzione della Federazione, sin dal primo pomeriggio, con l’arrivo dei soci fondatori ma anche di tanti giovani, si respirava aria di festa. Una festa che è continuata fino a tardi, presso l’Osteria dell’Umanitaria, dove ci si è ritrovati per trascorrere qualche ora insieme al rinfresco offerto da Coca Cola Hbc Italia.
All’evento, tra gli ex presidenti era presente solo Attilio Consonni, mentre c’erano Giorgio Moretti, figlio di Alceo, in rappresentanza del papà e Francesca Cardarelli, figlia di Lino, e idealmente tutti gli altri, che comunque hanno fatto pervenire messaggi di saluto: Trillo, Maffei, Miccio, Peloso, Prandi e Toni Muzi Falconi.
E’ stato Fabio Famoso, delegato Ferpi Lombardia, a dare il via all’evento ripercorrendo brevemente la storia di quel 16 maggio 1970 quando presso l’allora Villa Comunale di Via Palestro, oggi Villa Belgioioso Bonaparte, la prima assemblea Ferpi che ne decretava la costituzione. Ripercorrendo le cinque tesi costitutive della Federazione che ancora oggi ne rappresentano la mission, Famoso ha richiamato alcuni passaggi chiave dei quattro decenni. “Le matrici culturali, sociali e giuridiche che caratterizzano le attività professionali di relazioni pubbliche nel nostro Paese, regolato da una codificazione e da un sistema di fonti del diritto, proponevano allora e propongono ancora oggi l’esigenza per relazioni pubbliche di operare attraverso un proprio sistema fondato su principi di carattere etico ed accompagnato da un sistema di valori deontologici che suggerisce i comportamenti professionali grazie ai modelli di autoregolamentazione espressi oggi dal Codice di Comportamento Ferpi adottato nel 1978 e via via negli anni integrato con riferimento a contenuti emergenti nella realtà della vita economico sociale”.
Poi parlando del ruolo fondamentale delle delegazioni ha sostenuto: “La sezione Ferpi della Lombardia, così come le delegazioni di altre regioni, rappresentano un reale e vero punto di incontro e confronto, di scambio di esperienze professionali qualificate proprie degli iscritti alla Ferpi, che operano nelle relazioni pubbliche come consulenti liberi professionisti, come titolari e dirigenti di agenzie di relazioni pubbliche, oppure come “quadri” di imprese e organizzazioni, responsabili o specialisti di uffici di relazioni pubbliche . Questo mix di esperienze si traduce in un lavoro importante nell’aggiornamento e nella specializzazione dell’associazione degli iscritti, nella ricerca ed affinamento di modelli e metodologie, della tecnica e degli strumenti che concorrono nel loro insieme a pianificare e gestire, quei sistemi di relazioni tra l’impresa, l’organizzazione e gli interessi dei molteplici pubblici di riferimento – i nostri stakeholders”.
Non scontato e nient’affatto retorico il saluto dell’assessore Paolo Massari, intervenuto in rappresentanza del sindaco Letizia Moratti che, trattenuta da un impegno dell’ultim’ora ha inviato un messaggio: “Al quadro di “eccellenze” nei diversi settori dell’economia e della cultura, proprio della nostra Città, altrettanto di rilievo sotto il profilo economico, per la qualità e il valore assoluto degli investimenti complessivi, e di primo piano per l’intero Paese, si colloca la rete di imprese, di agenzie di servizi, di professionisti specializzati nell’area della comunicazione allargata in quell’ampia fascia, ormai definita di comunicazione beyond the line, in cui si esprimono ed operano nella nostra Città e nel suo territorio migliaia di operatori, per lo più giovani donne e giovani uomini, che con il loro contributo professionale, concorrono nella gestione dei processi di sviluppo di imprese ed organizzazioni di ogni settore di tutto il paese”.
Facendo autocritica l’assessore Massari si è domandato provocatoriamente: “perché la politica fa così fatica a comunicare?” E poi, rivolgendosi ai presenti, ha lanciato una richiesta d’aiuto: “dovete aiutarci a capire quali sono i bisogni dei cittadini…”, duramente criticata, tra gli altri, da Lorenzo Strona di Unicom durante la tavola rotonda.
Tavola rotonda introdotta e moderata da Alessandra Ravetta che, chiedendosi e chiedendo ai presidenti delle associazioni di fare il punto sull’evoluzione del sistema della comunicazione ha lanciato subito alcune provocazioni: “In questi 40 anni abbiamo assistito ad un’evoluzione del sistema di comunicazione. Secondo gli ultimi dati UPA, nei paesi più avanzati sotto un profilo economico ed industriale, studiosi e ricercatori hanno considerato come mix corretto un equilibrio bilanciato: 50% nell’advertising e 50% nel beyond the line. Vent’anni fa, questa spaccatura vede nel nostro Paese l’advertising con la percentuale più significativa che lasciava al beyond the line poco più del 25 % del totale degli investimenti. La ricerca, Upa ha evidenziato che ormai siamo davanti ad un perfetto equilibrio tra advertising e beyond the line. Ma quali sono i mutamenti più significativi che sono intervenuti rispettivamente nel mondo del marketing, della pubblicità e delle relazioni pubbliche e quali sono i caratteri e gli elementi base con cui oggi si sviluppa il valore professionale di agenzie e di professionisti?”.
E’ stato Franco Giacomazzi, autorevole professore universitario e presidente di AISM (Associazione Italiana Studi di Marketing) a rispondere per primo alla domanda. “Sono cambiate le modalità con cui i consumatori approcciano il mercato, sono cambiati i valori del consumo, sono cambiati i luoghi e i tempi della comunicazione. Ma le imprese continuano a pensare a come ridurre i costi – ha affermato Franco Giacomazzi – le organizzazioni sono poco attente alla comunicazione e ai tre aspetti fondamentali che la caratterizzano: innovazione creatività, marketing. Ancora meno, anche se se ne riempiono la bocca, sono attente agli interessi dei pubblici. Tutti corrono pancia a terra a cercare i clienti ma non sanno ascoltarli e non cercano il dialogo. La vera sfida per i prossimi anni è quella della co-creazione di valore tra organizzazione e stakeholder, il concetto che sta alla base del tema della sostenibilità. La parola chiave per rispondere alle nuove sfide che ci vengono dalla società digitale è “competenze” che si sviluppano solo con la formazione e l’aggiornamento continuo. L’associazionismo è fondamentale nello sviluppo della cultura professionale”.
A lui ha fatto econo Antonio Margoni, past president TP e presidente del collegio di Garanzia intervenuto al posto di Biagio Vanacore. “Quelli della comunità professionale e quello dell’aggiornamento professionale sono senza dubbio gli aspetti più importanti nello sviluppo delle professioni della comunicazione. TP, che opera dal 1945 ed è la più vecchia associazione professionale della comunicazione, opera da sempre come un’agenzia di formazione. Quello del riconoscimento professionale è senza dubbio il problema principale che abbiamo come professionisti della comunicazione. Non è possibile che professioni fondamentali per la nostra società come quelle del marketing, della pubblicità, delle relazioni pubbliche, sono ancora non riconosciute”.
Sul tema del riconoscimento professionale si è soffermato anche DiegoMasi di AssoComunicazione, che recentemente ha presentato una proposta di modifica alla Legge 150/2000 che tiene conto delle specificità del lavoro delle agenzie di comunicazione, per qualificare una professione che non è equiparabile alla fornitura di beni materiali e per definire meglio la selezione delle strutture in gara e la composizione delle commissioni giudicanti. “Tutto il mondo delle imprese di comunicazione è passato da una grande scomposizione – sostiene Masi – siamo agli albori della terza rivoluzione della comunicazione, in cui è cominciata una battaglia senza campo. Con la rivoluzione digitale, sostengo da tempo, sono arrivati i barbari! Abbiamo un associazionismo debole, fatto di tante associazioni di persone e di organizzazioni, che operano nel mondo della comunicazione in modo indipendente, avremmo bisogno, invece, di essere uniti per sostenere i nostri diritti e difenderci dalle migliaia di persone e agenzie che si improvvisano professionisti. Un dato è certo, professionisti o agenzie, siamo deboli perché non abbiamo la consapevolezza del nostro ruolo, la comunicazione è l’aspetto più importante della società in cui viviamo. Siamo vittime del nostro servilismo”
Riprendendo alcuni concetti espressi da Masi relativamente alla pubblica amministrazione, Lorenzo Strona è stato molto duro, soprattutto con la classe politica. “La pubblica amministrazione – ha affermato – continua ad essere un committente inadeguato, assegna incarichi con criteri discutibili. Se vogliamo capire le ragioni della situazione a cui siamo arrivati bisogna fare autocritica. La comunicazione per la politica è rimasta ferma al concetto di propaganda e non di soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. E’ difficile lavorare con la PA ma resta difficile anche il rapporto con il mondo imprenditoriale, la stessa Confindustria è troppo legata alla politica”. Poi riprendendo l’invito di Giacomazzi a puntare sulle competenze ha detto: “Vedo i giovani lontani da questo lavoro, il sistema formativo è inadeguato alle esigenze del mercato e le associazioni fanno ancora poco per i giovani. Oggi la strategia vincente è specializzarsi in qualcosa, la cultura della professione per fare questo mestiere è fondamentale”.
Più ottimista e moderato il neo presidente di Assorel, Beppe Facchetti, uno dei soci Ferpi della prima ora. “Entrai in Ferpi nel 1971 e da allora non ho mai smesso di sostenerne il ruolo e le attività. Quarant’anni sono una bella età. Sono un traguardo importante ma rappresentano anche un nuovo inizio. Mettere insieme professionisti ma anche aziende per confrontarsi su problemi e sfide comuni è importante. Il ruolo delle associazioni è fondamentale nello sviluppo della professione. La costituzione di Ferpi, il ruolo che ha avuto in questi 40 anni e l’impegno delle persone che ne animano le attività sono elementi rappresentativi della consapevolezza della professione e della funzione. Con Ferpi, con l’associazione professionale, sono nate le relazioni pubbliche in Italia. Le piccole associazioni che esistevano in precedenza o in singoli professionisti non fanno la professione. Se oggi il mercato comincia a valorizzare il ruolo delle relazioni pubbliche il merito è soprattutto di Ferpi. Non è vero che i giovani non ci seguono, non sono interessati alla comunità professionale, al confronto. Ferpi è costituita da tanti giovani e per l’80% da donne, altro elemento da tenere bene in considerazione. Il ruolo dell’università è fondamentale nello sviluppo della professione e negli ultimi anni, nonostante i tanti pasticci del sistema universitario in fatto di comunicazione, l’accademia si è aperta alla collaborazione con i professionisti”.
Il presidente dell’Associazione della Comunicazione Pubblica e Istituzionale, Gerardo Mombelli ha puntato, invece, più sull’affermazione e sull’importanza della comunicazione di pubblica utilità, invitando la Ferpi a riconoscere il ruolo dei comunicatori che operano nella pubblica amministrazione. “Per parlare delle professioni della comunicazione bisogna andare indietro nel tempo e constatare l’esistenza di cinque funzioni dominanti per ragioni storiche e di prestigio: la comunicazione politica, innanzitutto, che da sempre accompagna il vivere quotidiano; la comunicazione d’impresa, la comunicazione dei media, quella finalizzata alla diffusione dell’informazione e, più recentemente, la comunicazione delle associazioni, della società civile e la comunicazione di pubblica utilità, quella che noi chiamiamo comunicazione pubblica o della pubblica amministrazione, consacrata dalla legge. Non si tratta di categorie dai rigidi confini ma che vanno tenute ben in considerazione. La comunicazione degli enti pubblici è o dovrebbe essere un modo di essere delle amministrazioni che vogliamo, in un regime democratico, trasparenti e aperte impegnate a ricercare la partecipazione dei cittadini alle proprie scelte. E’ indispensabile che all’interno della Pubblica Amministrazione operino professionisti della comunicazione e che il loro lavoro sia riconosciuto. È tempo di superare alcuni malintesi che si sono verificati in questi anni. Non rivendichiamo nessuna superiorità ma un ruolo che ci viene riconosciuto dalla legge. Bisogna smettere di considerare i comunicatori pubblici come “abusivi””.
E’ stato il presidente di Ferpi Gianluca Comin a chiudere la tavola rotonda e passando al terzo momento dell’evento, l’assegnazione di una pergamena ricordo ai soci fondatori dei Ferpi. “In questi quarant’anni, Ferpi non ha scandito solo l’evoluzione della comunicazione, ma ha saputo anche fabbricare intorno ad essa un sistema di riconoscibilità e di reputazione capace di legittimarla all’interno della società, delle organizzazioni e del pubblico. La nostra “grande famiglia”, grazie al lavoro dei Presidenti che negli anni si sono succeduti, ha saputo non solo interpretare i cambiamenti e i bisogni dei suoi iscritti, ma anche conferire status alla professione, esportando nel mondo il valore dell’esperienza e la forza dell’innovazione”.
Claudio Baldessari, Lino Cardarelli, Rosanna D’Antona, Roberto De Mattei, Domenico Dogliani, Italo Gregori, Gherarda Guastalla Lucchini, Donatella Lanzeni, Carla Maggioni, Camillo Marchetti, Roberto Marziantonio, Leonardo Montoli, Alceo Moretti, sostituito dal figlio Giorgio, Giancarlo Orlandini, Bruno Pieroni, Carlo Pignagnoli e Grazia Chiesa: tutti visibilmente commossi, i soci fondatori di Ferpi sono stati chiamati ad uno ad uno dal presidente Comin che con la consegna della pergamena ha voluto esprimere il proprio ringraziamento.
Benaugurante il messaggio rivolto da Attilio Consonni, grande animatore della Federazione sin dalla sua fondazione, che ricordando anche i tanti fondatori che non ci sono più ha dato il benaugurante appuntamento nel 2020 per i 50 anni di Ferpi.
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