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Laureati in Scienze della Comunicazione: non è tutto oro quello che luccica

18/01/2005

Riportiamo due articoli tratta dalla newsletter di ComunicatoriPubblici (del 14/01/2005).

Nuove ricerche. Il profilo dei laureati in Scienze della Comunicazione
Una ricerca di AlmaLaurea sulla posizione dei laureati in Scienze della Comunicazione in Italia.La dettagliata documentazione sul numero di laureati e il loro profilo, esperienze compiute nel corso degli studi ma anche l'attuale condizione occupazionale, la tipologia del contratto e il livello di reddito è disponibileon line nel sito di AlmaLaurea.Dalla ricerca emerge che i laureati in Scienze della Comunicazione si laureanoin tempi brevi, con ottimi voti, conoscono bene l'inglese - anche in virtù delleesperienze di studio compiute all'estero - e hanno buona padronanza deglistrumenti informatici. Molti hanno frequentato regolarmente le lezioni e svoltostage o tirocini durante gli studi. Dopo la laurea, inoltre, si inseriscono facilmente nel mercato del lavoro, tanto che a tre anni dal conseguimento deltitolo si può tranquillamente parlare di piena occupazione, dal momento chelavorano oltre 90 laureati su cento. Ma esiste anche un rovescio della medaglia:i contratti sono spesso atipici e il livello di reddito in media dopo tre anni non supera i 1150 euro.La documentazione riportata, frutto di specifiche elaborazioni condotte sui laureati in Scienze della Comunicazione e in Relazioni pubbliche, è stata presentata dal Direttore del Consorzio AlmaLaurea, prof. Andrea Cammelli e dalla dott.ssa Silvia Ghiselli nel giugno 2003 presso l'Università IULM di Milano. L'analisi compiuta permette di evidenziare le caratteristiche salienti dei laureati in Comunicazione e i principali sbocchi occupazionali offerti dal mercato del lavoro.Una seconda documentazione riportata nel sito è frutto anch'essa di specifiche elaborazioni condotte sui laureati in Scienze della Comunicazione ed è statapresentata dal prof. Cammelli il 4 novembre 2004 al COM-PA di Bologna. L'analisiè particolarmente originale perché riporta interessanti riflessioni sui primilaureati triennali.Su AlmaLaurea News vengono pubblicate anche le esperienze personali e lestorie professionali di laureati. Chi ha una storia da raccontare, una sua iniziativa imprenditoriale da presentare o qualche buon consiglio da dare a chista affacciandosi ora nel mondo del lavoro, può scrivere all'indirizzo redazione@almalaurea.it e la redazione provvederà a realizzare servizi giornalistici anche attraverso un'intervista.Clicca qui per leggere l'intervista a Mario Morcellini, presidente della Conferenza nazionale dei corsi di laurea in Scienze della Comunicazione, sulla situazione del corso di laurea in Italia.Non tutto è oro quel che luccica, uno sguardo ai laureati in comunicazioneIl primo impatto è sicuramente positivo: i laureati in Scienze della Comunicazione si laureano velocemente e con voti in genere ottimi. Escono dalle aule universitarie con esperienze formative rilevanti alle spalle, stage e periodi di studio all'estero in primis, hanno spesso grande padronanza di mezzi informatici e conoscono piuttosto bene le lingue. Questo è quanto emerge da due ricerche pubblicate da AlmaLaurea: la prima dal titolo "Domanda e offerta del mercato della comunicazione: profilo dei laureati e tendenze del mondo professionale titolo prima ricerca" presentata a Milano alcuni mesi fa e la seconda "La comunicazione al lavoro. Formazione alla comunicazione e profili professionali" illustrata invece a COM-PA il 4 novembre scorso.Anche i dati sull'inserimento occupazionale dei laureati delineano un quadro incoraggiante: secondo gli Osservatori sui laureati dei corsi di Torino, Milano, Roma e Salerno gli occupati, dopo circa 18 mesi, oscillano dal 70% all'80%. La percentuale degli occupati raggiunge persino il 90% dopo tre anni.Vista così la situazione farebbe pensare a una società ormai matura per assorbire il mondo vastissimo delle professionalità formate nel campo della comunicazione in Italia. Ma leggendo meglio alcune indicazioni emergono ancora molte problematiche sull'effettivo inserimento dei ragazzi in un contesto lavorativo che possa soddisfare veramente le aspirazioni alimentate nel corso di studi.Primo fra tutti appare macroscopico il dato sul lavoro atipico. Nella sezione che approfondisce la condizione occupazionale dei giovani laureati e il tipo di contratto emerge un dato molto indicativo: a un anno dalla laurea gli atipici sono il 58%. A tre anni dalla laurea la percentuale dei precari scende al 33% ma il dato non è certo incoraggiante: un dottore su tre dopo tre anni dalla discussione della tesi si arrabatta tra contratti occasionali, a termine, formazione lavoro, co.co.co o altre mille sfaccettature del lavoro flessibile. Nelle ricerche poi non emerge il grado di soddisfazione degli occupati. C'è la valutazione del grado di efficacia del titolo di studio, ottenuto combinando la richiesta del titolo per l'esercizio del lavoro e il livello di utilizzazione delle competenze apprese (e l'indice di efficacia supera l'80% dei casi), ma questo dato non dice molto della capacità dei laureati di "adattamento". La versatilità, se da un lato aiuta a inserirsi presto nel mondo del lavoro, dall'altro spinge spesso ad accettare per desiderio di indipendenza economica situazioni professionali nonché reddituali non confacenti alla propria preparazione.È indubbio quindi che i laureati in comunicazione vengono percepiti dal mondo del lavoro come persone competenti, dotati di grandi capacità professionali e una solida base culturale, ma è anche vero che una volta usciti dall'ambiente universitario i laureati si scontrano con elementi di freno: elementi ribaditi anche da Mario Morcellini, presidente della Conferenza nazionale dei corsi di laurea in Scienze della Comunicazione, "a partire dall'arretratezza nel processo di maturazione del sistema politico, economico e comunicativo; anche l'apertura culturale delle imprese si rileva più retorica che reale, più annunci che concorsi" (vedi servizio nella sezione "Vi segnaliamo"). Dichiarazione che comunque si inserisce in un contesto di soddisfazione per i risultati emersi dalle ricerche, soprattutto di fronte all'evidenza che il corso di laurea continua a registrare moltissime iscrizioni ogni anno.Di fronte a questa situazione occorre riflettere sulle reali capacità dei diversi settori di assorbire laureati con competenze e aspirazioni in campi ancora troppo legati alla precarietà. Il giornalismo è uno dai casi più eclatanti di dislivello tra preparazione e soddisfazioni professionali. Ma anche il campo della comunicazione pubblica offre il fianco a questo tipo di critiche e sicuramente una vera applicazione della 150 potrebbe dare a molti giovani reali possibilità occupazionali in più all'interno delle strutture pubbliche adibite alla comunicazione.
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