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Libertà e diritto alla discontinuità

03/11/2023

Federica Lago

Lo scorso 27 ottobre la delegazione Triveneto di FERPI ha organizzato con l’Università di Trento e la Fondazione Bruno Kessler un incontro dedicato ad un tema particolarmente dibattuto negli ultimi tempi, l’intelligenza artificiale, partendo da un concetto chiave: che diritto ha di chiamarsi intelligenza?

L’AI nell’immaginario comune è sinonimo di strumenti come ChatGPT o Midjourney, in grado di generare testi e immagini sulla base di semplici comandi testuali. Pochi, forse, conoscono le applicazioni della IA nella gestione dei pazienti diabetici o nella sorveglianza epidemiologica. Sia l’Università di Trento che la Fondazione Bruno Kessler hanno, in diversi ambiti, programmi di ricerca tra i più avanzati in Italia e in Europa. Per esempio, nella ricerca applicata alla sanità. Non solo. L’analisi dei dati, ambientali e climatici, ha un ruolo centrale oggi anche per l’agricoltura. Due esempi in cui la capacità di processare enormi quantità di dati, compito impossibile per l’uomo, ha già oggi ricadute positive. Tuttavia, il funzionamento della IA solleva quotidianamente perplessità quando se ne vedono le applicazioni sempre più pervasive e intrusive nella formazione scolastica, nella produzione di immagini verosimili ma false. Dal consiglio sul prossimo libro da leggere nel negozio online, che pare del tutto accettabile, al condizionamento dei messaggi politici, la AI pone dei dilemmi etici inderogabili cui il diritto comunitario sta ponendo forti limitazioni. Su tutti, il diritto alla privacy e al consenso informato dell’utilizzo dei dati comportamentali che quotidianamente disseminiamo in ambiente digitale.    

Paolo Traverso, direttore marketing e sviluppo business Fondazione Bruno Kessler e Carlo Casonato, professore alla Facoltà di Giurisprudenza e delegato del Rettore nel Comitato etico per la ricerca dell’Università di Trento, ci hanno introdotto nei diversi campi d’azione sia sotto il profilo tecnico che giuridico. 

Ci hanno raccontato di come l'AI sembri ragionare come noi, lo fa tremendamente bene, tanto che non sappiamo distinguere il risultato prodotto dall’attività dell’AI rispetto a quello di un umano, con le relative implicazioni etiche e giuridiche. È un'intelligenza diversa che in alcuni casi ci supera (nessuno sa dare tutte le risposte di chat gpt su storia, geografia, economia) ma questa tecnologia sarà molto più forte se capiamo come funziona se ne capiamo anche i limiti.  

Spaventa per la sua natura pervasiva, la tecnologia sottesa ci accompagna davvero in quasi ogni momento della nostra vita, pensiamo al modo di fare relazioni fra le persone, all’impatto sulla vita dei giovanissimi o sulle le nostre professioni, dalla medicina all’ingegneria fino alla comunicazione, tutti in qualche modo siamo coinvolti su più livelli.

Ma è anche una tecnologia trasformativa, ed è questo che ci spaventa di più, perchè sta trasformando il significato di essere umano, una tecnologia che sta ridando il significato al nostro vivere quotidiano, al nostro essere non solo al nostro fare, e proprio per questo una tecnologia potentissima che ci impone serie riflessioni.

E sotto il profilo giuridico, oltre che l’analisi sulle implicazioni della privacy, o la tutela del copyright, ci permette di rivendicare il diritto alla discontinuità, diversamente ingabbiati  da algoritmi in una comfort zone che illude di vivere in un mondo che ci piace, ma che non permette di conoscere il diverso. Da Netflix ad Amazon, Spotify e le diverse piattaforme online ci consigliano cosa vedere, ascoltare o comprare sulla base delle nostre abitudini, sulla base dei dati che hanno raccolto e che restituiscono soluzioni pensate solo per noi.  Un sistema che impedisce di essere esposti a posizioni, anche politiche, diverse dalle nostre, che di fatto può arrivare ad impedire le basi della democrazia.

Dobbiamo rivendicare il diritto a che le incoerenze, la curiosità, il confronto con ciò che è diverso sia coltivato, non nascosto, qui sta il vero nocciolo della libertà.

Prima delle conclusioni del nostro presidente Filippo Nani, l’intervento della delegata FERPI Triveneto Ada Sinigalia, occasione per ricordare quanto come associazione e delegazione ci siamo interrogati e lo facciamo continuamente sui temi dell’intelligenza artificiale generativa. 

Oltre ad aver organizzato alcuni corsi di formazione, è stato realizzato un sondaggio Ipsos-FERPI sui comunicatori e intelligenza artificiale presentato nell’ambito della Milano Digital Week, nell’evento “IA e Relazioni Pubbliche”.

Il sondaggio è stato realizzato tra i professionisti delle relazioni pubbliche, insieme alle analisi sull’IA di Ernst&Young e del Centro studi FERPI, FERPILab.

Temi caldi in continua evoluzione su cui FERPI non mancherà di seguire sviluppi ed implicazioni.

 
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