100 parole per comunicare il sociale: un glossario condiviso
29/05/2013
_Ferpi Sociale,_ in collaborazione con il _Tavolo di confronto con il Terzo Settore,_ realizza _100 parole per comunicare il sociale,_ un glossario che nasce dalla volontà di definire il significato di alcuni dei termini più utilizzati dalle organizzazioni non profit e dai comunicatori. Un primo passo verso la creazione di un linguaggio condiviso.
di Rossella Sobrero
Migliorare la conoscenza tra i comunicatori (in particolare coloro che operano nelle imprese e nella PA) e le organizzazioni del Terzo Settore (associazioni di volontariato, di promozione sociale, Fondazioni, Organizzazioni Non Governative, etc.): questo l’obiettivo che si è dato il Gruppo di lavoro Ferpi Sociale nei suoi primi mesi di attività.
Anche per questo è stato creato un Tavolo di confronto con il Terzo Settore che si è dato alcuni compiti: trovare un linguaggio condiviso, avviare partnership utili a portare a una contaminazione positiva tra comunicatori e operatori sociali, avviare lo studio di indicatori di efficacia e efficienza.
Un percorso per consentire alle organizzazioni non profit di capire meglio il valore della comunicazione e l’importanza strategica della gestione delle relazioni e per permettere a chi opera in imprese for profit e PA di conoscere meglio ruolo sociale e valore economico del Terzo Settore.
Il primo prodotto del Tavolo di confronto con il Terzo Settore è 100 parole per comunicare il sociale, un glossario che nasce dalla volontà dei partecipanti di definire il significato di alcuni termini utilizzati dalle organizzazioni non profit e dai comunicatori, attribuendo loro un senso diverso o parzialmente diverso. Concordare sul significato di alcune parole importanti rappresenta infatti un primo passo verso la creazione di un linguaggio condiviso.
Il glossario non intende proporre il significato più conosciuto o più condiviso di questi termini, bensì fornire l’interpretazione che i componenti del Tavolo danno a quella parola in base al proprio vissuto, alle esperienze maturate, alle tendenze in atto.
In questa prima fase sono stati scelti 100 termini ritenuti particolarmente significativi ma in futuro il glossario si arricchirà di nuove parole.
100 parole per comunicare il sociale è frutto di un lavoro collettivo: come molte iniziative gestite in crowdsourcing può presentare alcune difformità nella lunghezza delle definizioni e nello stile di scrittura. Hanno collaborato alla stesura del glossario i rappresentanti delle seguenti organizzazioni del Tavolo di confronto con il Terzo Settore: ACRI, Anima, ASSIF, CdO Opere Sociali, Ciessevi, Ferpi, Fondazione Sodalitas, Forum del Terzo Settore, Link 2007, Impronta Etica.
Le prime 100 parole
1 – accountability
2 – advocacy
3 – assistenza sociale
4 – benchmark etico
5 – beni comuni
6 – benefit corporation
7 – brainstorming
8 – budget etico
9 – buona pratica
10 – capitale sociale
11 – carità
12 – carta dei valori
13 – cittadinanza d’impresa
14 – codice deontologico
15 – codice etico
16 – coesione sociale
17 – comunicazione sociale
18 – comunità
19 – commercio equo e solidale
20 – concertazione
21 – condivisione
22 – consapevolezza
23 – cooperazione
24 – cooperazione internazionale
25 – cooperazione sociale
26 – corporate storytelling
27 – CRM, Cause Related Marketing
28 – crowdfunding
29 – crowdsourcing
30 – CSR, Corporate Social Responsibility
31 – cultura sociale
32 – DBC, Documento Buona Causa
33 – diversità
34 – donazione
35 – dono
36 – economia solidale
37 – efficacia
38 – efficienza
39 – empatia
40 – equità
41 – etica
42 – evento sociale
43 – felicità
44 – fiducia
45 – filantropia
46 – filantropia comunitaria
47 – finanza etica
48 – fondo etico
49 – fundraising
50 – governance
51 – greenwashing
52 – green marketing
53 – impresa sociale
54 – indicatore
55 – informazione
56 – innovazione sociale
57 – intelligenza collettiva
58 – KPI, Key Performance Indicator
59 – libertà
60 – missione
61 – multietnico
62 – mutualità
63 – ONG, Organizzazione Non Governativa
64 – ONLUS, Organizzazione Non Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale
65 – opera sociale
66 – pari opportunità
67 – partnership
68 – privato sociale
69 – relazioni pubbliche
70 – rendicontazione
71 – reputazione
72 – responsabilità
73 – responsabilità organizzativa
74 – responsabilità personale
75 – responsabilità professionale
76 – rispetto
77 – social media
78 – società civile
79 – solidarietà
80 – sostenibilità
81 – stakeholder
82 – stakeholder engagement
83 – sussidiarietà
84 – sviluppo
85 – sviluppo sostenibile
86 – territorio
87 – terzo settore
88 – uguaglianza
89 – utilità sociale
90 – valori
91 – venture philantropy
92 – viral marketing
93 – virtù
94 – volontariato
95 – volontariato d’impresa
96 – voucher sociale
97 – web 2.0
98 – welfare
99 – welfare aziendale
100 – welfare state
1 – ACCOUNTABILITY
Rendere conto è la definizione più prossima, ma riduttiva di accountability, un termine inglese intraducibile, a cavallo fra attendibilità, spiegabilità e responsabilità.
Da account (conto, bilancio), si considera accountable un’organizzazione di qualsiasi tipo che rende conto periodicamente e comunica in modo trasparente con i propri interlocutori o stakeholder. L’organizzazione parte dalla trasparenza per consentire un controllo di correttezza del proprio operato che accresca la propria reputazione. Attraverso questo processo di comunicazione, l’organizzazione alimenta una relazione che porta gli stakeholder a controllare l’efficacia delle proprie scelte e quindi a influenzarle. Un percorso in cui l’organizzazione può arrivare a dare vita a processi partecipativi.
9 – BUONA PRATICA
Per buona pratica o best practice si intende una prassi che, rispetto ad altre analoghe, si è dimostrata particolarmente vantaggiosa nella realizzazione di una determinata attività. Si può trattare di una tipologia di progetto, di una scelta metodologica, di un modello di relazione con i partner, di una particolare procedura adottata, etc. L’individuazione e la diffusione delle buone pratiche diventa sempre più importante, perché consente di ridurre tempi e costi di progettazione grazie alla riproduzione di esperienze già sperimentate. La diffusione di buone pratiche dà luogo a un’accumulazione di conoscenza e a un approfondimento continuo del tema nel cui contesto la buona pratica viene diffusa e utilizzata.
19 – COMUNITÀ
Una comunità è un insieme di individui che condividono lo stesso ambiente fisico o virtuale: formano un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni. Nella società postmoderna, anche grazie alla diffusione di internet, cambia il concetto di comunità: i confini si decostruiscono e le comunità diventano di vicinanza tematica e spesso si trasformano in comunità virtuali. In questo caso le persone hanno un approccio comune a un determinato argomento e alla vita di relazione e parlano tra loro attraverso la rete. Nel Terzo Settore al termine di comunità si attribuisce anche il significato di attenzione all’altro: dai bisogni delle persone al benessere della collettività.
22 – CONSAPEVOLEZZA
Prendere coscienza di sé, del proprio ruolo e delle proprie responsabilità: un concetto trasversale che trova riscontro, per esempio, nella comunicazione sociale quando uno degli obiettivi è aumentare il livello di consapevolezza dei cittadini rispetto a problemi e tematiche di interesse generale, per modificare atteggiamenti e comportamenti individuali e collettivi. Grazie a una maggior consapevolezza è possibile avviare un processo (in inglese empowerment) attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenze tali da migliorare ambiente sociale e qualità della vita.
24 – COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Si definisce con questo termine qualsiasi attività che preveda l’operare insieme di enti, governativi o non, che risiedano in nazioni differenti. Può svolgersi anche tra Paesi ad alto sviluppo tecnologico, ma spesso con questa definizione ci si riferisce a quelle attività che vengono svolte congiuntamente a comunità svantaggiate per migliorare le loro condizioni economiche, sociali, sanitarie, alimentari (viene definita anche cooperazione allo sviluppo). Può essere realizzata direttamente tra governi sovrani (cooperazione governativa) o grazie all’azione di organismi della società civile (cooperazione non governativa, vedi la voce ONG). La cooperazione internazionale può essere gestita tra amministrazioni locali (cooperazione decentrata) o orizzontalmente tra stati o comunità di Paesi emergenti (cooperazione Sud-Sud). Inoltre può essere definita in base all’azione svolta (cooperazione sanitaria, agricola, energetica etc.).
32 – DBC, Documento Buona Causa
La buona causa è la ragione per la quale un’organizzazione è nata ed esiste. Molto spesso è indicata nel DBC (Documento di Buona Causa), uno strumento funzionale alla gestione dalle organizzazioni del Terzo Settore. Si tratta di un documento scritto a uso interno, dove si riassumono in poche pagine la missione, gli obiettivi strategici ed operativi, l’organigramma, i programmi svolti, i progetti in corso di realizzazione, la storia e i bilanci. Perché il DBC possa essere efficace deve essere il risultato di un percorso interno dell’associazione, condiviso da dirigenti, collaboratori, volontari.
33 – DIVERSITÀ
Può essere definita come il diritto di ciascuno di esprimersi valorizzando la propria diversità. Questa valorizzazione si colloca all’opposto dell’omologazione delle differenze e sottolinea la necessità di convivere, l’importanza di riconoscersi e accettarsi, partendo dal fondamento comune della dignità assoluta di ogni persona umana e del diritto di ciascuno all’uguaglianza, formale e sostanziale. Da qualche tempo alcune aziende sottoscrivono un documento definito Carta della Diversità e attuano politiche di pari opportunità.
44 – FIDUCIA
La fiducia è quell’atteggiamento che può essere nutrito verso se stessi o gli altri, che deriva dalla valutazione di fatti e circostanze in base a cui si confida nelle capacità proprie o altrui. Di solito è associata a una sensazione di sicurezza e tranquillità: in particolare nelle relazioni sociali la fiducia è un elemento fondamentale poiché contribuisce a rafforzare i legami tra le persone e le organizzazioni e a migliorare la qualità della vita di tutti. Proprio per questo la fiducia è alla base della donazione, dello scambio economico e delle attività lavorative.
45 – FILANTROPIA
La parola filantropia deriva dal greco e significa amore per gli esseri umani. Si concretizza in atti di fattiva solidarietà ed è generalmente riconosciuta come il fondamento principale alla base delle iniziative di beneficenza. L’approccio filantropico è importante soprattutto quando implica l’assunzione di responsabilità nei confronti dell’altro.
56 – INNOVAZIONE SOCIALE
Riguarda la soddisfazione di nuovi bisogni non coperti dal mercato o la creazione di nuovi e più soddisfacenti vie di partecipazione. Mira, attraverso il lavoro, il consumo, la partecipazione, al miglioramento del benessere delle comunità e degli individui, intesi sia come cittadini sia come produttori. Il concetto si riferisce a nuove idee (prodotti, servizi, modelli) che rispondono a specifici bisogni sociali, in maniera più efficace delle soluzioni esistenti, e creano nuove relazioni sociali. In altre parole, sono innovazioni positive per la comunità e in grado di sviluppare la capacità di agire della società.
59 – LIBERTÀ
La libertà è la condizione di una persona o di un gruppo di poter realizzare un proprio desiderio e raggiungere così uno stato di soddisfazione, senza che la scelta subisca vincoli o imposizioni. Nel Terzo Settore la libertà si esprime nella possibilità da parte della comunità di auto-organizzarsi per rispondere a bisogni (collocati frequentemente nel settore del welfare sociale), senza che tale iniziativa subisca, direttamente o indirettamente, delle costrizioni da parte dello Stato o di altre realtà sociali. Nel settore educativo, nel settore socio-sanitario e della formazione professionale, così come negli interventi di sviluppo, la libertà di iniziativa è una condizione necessaria perché si realizzi una sussidiarietà reale, secondo in concetto di welfare society.
65 – OPERA SOCIALE
L’opera sociale è una iniziativa messa in atto per rispondere in modo sistematico a un bisogno di una determinata comunità. Tali iniziative prendono forma attraverso una struttura organizzata (anche di carattere non imprenditoriale) che coinvolge più persone, spesso a titolo volontario. In questo caso, l’opera può assumere diverse forme giuridiche: dalla cooperativa sociale alla ONG, dall’associazione riconosciuta alle organizzazioni di volontariato, agli enti religiosi. La genesi di un’opera sociale affonda spesso in una spinta ideale (religiosa o laica) o in una auto-organizzazione della comunità che vuole rispondere a una contingenza. In molti casi emerge il ruolo carismatico di un fondatore. Lo sviluppo dell’opera è generalmente associato a una maturazione della sua struttura organizzativa, alla realizzazione di processi di fundraising, di innovazione e, se necessario, alla creazione di una rete commerciale.
76 – RISPETTO
Anche se il termine può avere molti significati, qui si intende la capacità di accogliere, accettare e discutere idee, proposte, considerazioni di altri soggetti. Quando si parla degli stakeholder di un’organizzazione il rispetto si riferisce innanzitutto alla capacità di ascolto delle loro istanze. Numerose organizzazioni del Terzo Settore si battono per il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente.
83 – SUSSIDIARIETÀ
Con questo principio si afferma il primato della persona rispetto alla società (sussidiarietà orizzontale) e della società rispetto allo stato (sussidiarietà verticale), affinché ogni decisione attinente l’interesse generale sia presa al livello più vicino al cittadino. La Costituzione, affermando che le istituzioni debbono favorire “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (art. 118, ultimo comma), legittima i cittadini ad allearsi con le amministrazioni pubbliche (in particolare quelle locali) per il perseguimento dell’interesse generale.
91 – VENTURE PHILANTHROPY
Si definisce con questo termine una attività che applica tecniche e concetti mutuati dal venture capital della finanza e del business, al fine di ottenere risultati filantropici. Il capitale che può essere speso in una attività di venture philanthropy può essere finanziario, ma anche umano o intellettuale; copre quindi l’insieme delle opere di finanziamento, gestione e comunicazione delle organizzazioni non profit. Tende inevitabilmente a portare un certo grado di specializzazione professionale e di mercificazione all’interno di opere filantropiche, e come tale può essere soggetta a derive affaristiche: è necessaria quindi un’efficace accountability.
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