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"2 Ore con..."è terminato: protagonisti dell'ultimo incontro Carlo Rossella e Dino Boffo

20/12/2005
Il ciclo di incontri "2 Ore con..." è terminato lunedì 19 dicembre u.s. con l'ultimo dei cinque dibattiti avviati lo scorso 28 novembre. Il progetto, promosso da Ferpi in collaborazione con Enel e Poste Italiane, ha visto la partecipazione di un folto pubblico di professionisti della comunicazione, di studenti e persone a vario titolo interessate ad approfondire le tematiche legate al cambiamento e alle nuove frontiere dell'informazione e della comunicazione.Nell'attesa di riproporre simili occasioni di confronto, magari anche in diverse sedi del territorio nazionale, Ferpi desidera ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del progetto, a cominciare dal Direttore Comunicazione Enel, e consigliere Ferpi, Gianluca Comin.Un ringraziamento va inoltre alla Delegazione Ferpi Lazio per il costante supporto offerto alla promozione degli incontri, soprattutto attraverso la disponibilità dei soci Antonio Riva insieme al suo staff, Barbara Felcini, Laura D'Alessandro e Paolo Centofanti del quale segue la cronaca dell'ultimo appuntamento del ciclo.
Ricordiamo infine che tutti gli incontri di "2 Ore con..." vanno in onda sul canale satellitare di Denaro TV, sintonizzandosi sul canale 878 di Sky. I primi due incontri sono già stati trasmessi nel corso delle due passate settimane, ma i prossimi tre appuntamenti sono previsti per: lunedì 26 dicembre, alle ore 23.00 (con replica la domenica successiva, alla stessa ora) - 2 Ore con...Giovanni Floris e Mario Morcellini lunedì 2 gennaio, alle ore 23.00 (con replica la domenica successiva, alla stessa ora) - 2 Ore con...Enrico Mentana e Toni Muzi Falconi lunedì 9 gennaio, alle ore 23.00 (con replica la domenica successiva, alla stessa ora) - 2 Ore con...Carlo Rossella e Dino Boffo
2 Ore con ... Carlo Rossella e Dino BoffoCon l'incontro di lunedì 19 dicembre, si è conclusa la serie di eventi "2 Ore con .." organizzata da FERPI, Enel e Poste Italiane. Il bilancio finale è più che positivo, sia per l'alto numero di persone intervenute, sia per i relatori coinvolti, sia infine per i temi trattati, che hanno permesso di conoscere la realtà concreta della professione di comunicatori e di giornalisti, presentando anche aspetti inediti, spesso sconosciuti pure agli addetti ai lavori.Dopo la consueta presentazione finale di Gianluca Comin, direttore comunicazione Enel e nostro socio, il confronto tra Carlo Rossella, ex direttore di Panorama e attuale direttore del TG5, e Carlo Boffo, direttore di Avvenire e di Sat 2000, ha offerto vari stimoli e spunti di riflessione sui media e la televisione in particolare.Boffo si è domandato inizialmente se la professione di giornalista abbia dei modelli di riferimento e dei principi di ispirazione; partendo da tale affermazione, Rossella ha raccontato che da sempre, per lui, un'innegabile riferimento e fonte di ispirazione sono gli autori classici, come i latini, i russi, gli europei; giornalismo è innanzitutto preparazione culturale e capacità di scrivere; proprio per questo non si può prescindere da solide basi scolastiche e culturali, e da buone letture, in modo da non lasciare troppi spazi all'improvvisazione.Se però le solide basi culturali sono una premessa indispensabile, Boffo ha evidenziato come sia delicato, ed attuale proprio in questi ultimi tempi, il rapporto tra audience e "leggerezza" della tv: sembra che per avere buoni dati di ascolto sia necessario cadere nella leggerezza dei temi, o nella relativa serietà del modo di trattarli.Per Rossella, ciò può essere vero per parte della programmazione televisiva; non però per il suo TG, del quale rivendica l'impegno a descrivere la realtà in maniera certamente non noiosa o pedante, nemmeno però frivola o disimpegnata, ritenendo la linea editoriale del proprio telegiornale soltanto semplice, priva di appesantimenti verbali o concettuali, e caratterizzata da brevità efficace.Certamente, alcune scelte possono essere dirette a catturare una maggiore audience, ma partono spesso da motivi d'altra natura. L'aver introdotto, ad esempio, uno spazio fisso settimanale dedicato agli animali (cosa che a due studentesse di Giornalismo e Comunicazione sembrava frivola e priva di interesse sociale), nasce principalmente dalla sua passione per gli animali, secondariamente (e sarebbe inutile negarlo) è funzionale ad obiettivi di ascolto, visto che gli animali, domestici e non, sono da sempre un forte traino per qualsiasi trasmissione televisiva.Nella quotidianità, invece, il segreto risiede appunto nella brevità e nella scelta di pezzi forti; esemplificando, ha anticipato la scaletta del TG delle 20, con in primo piano le dimissioni di Fazio, la prima visita in Italia del Cancelliere tedesco Angela Merkel, Berlusconi, la giornata giudiziaria.Per Rossella, la necessità di confrontarsi con i dati Auditel è reale e imprescindibile; così come è innegabile il desiderio del pubblico di vedere situazioni che potrebbero sembrare discutibili, come il processo a Wanna Marchi durante le audizioni dei testimoni, o le sofferenze di Annamaria Franzoni al processo di Cogne.Boffo ritiene però queste scelte coerenti con un modo sensazionalista di fare televisione, che forse alla fine risulta non essere nemmeno pagante. Rossela ha replicato che ritiene questo un problema molto più limitato in Italia che in altri paesi, come gli Usa o altre nazioni europee, dove l'infotainment (tipico l'esempio del processo a Michael Jackson, "ricostruito" con attori in studio). Per Boffo, però il problema è forse oltre, ed è nella costante massa quotidiana di stimoli, informazioni, esempi, modelli, che gradualmente condizionano le persone e finiscono sul pesare sulle loro scelte esistenziali e morali.Rossella non ne conviene; a suo avviso, le fasce protette già tutelerebbero innanzitutto i minori; esemplificando dalla sua esperienza, le edizioni più "sensazionalistiche" sono quelle serali, mai quelle antecedenti la prima serata. Concorda però che ovviamente subentra con il tempo una assuefazione ai crimini, alle scene crude, alla violenza. Ne è testimonianza lo spostamento di interesse dalla cronaca tradizionale alla cronaca sugli episodi delittuosi o tragici più vicini al pubblico, quelli che si verificano in famiglia.Boffo avverte però la pericolosità di questa tendenza nella richiesta e nell'offerta televisiva; si rischia l'assuefazione pure su questi temi, e che passi l'idea che come "non vi è salvezza" nella società, non vi sia salvezza nemmeno più all'interno delle famiglie.Per Rossella una possibile soluzione è riscoprire gli opinionisti nei telegiornali, persone capaci, nei tempi brevi che un tg consente, di commentare la notizia riportando gli spettatori dalla fruizione passiva di una notizia all'attenzione sugli aspetti morali connessi e sull'etica reale di riferimento.Affermazione questa che Boffo trova condivisibile, chiedendosi però come ciò sia praticamente possibile nel mestiere di giornalista. Gli esempi possibili, per Rossella, sono nel giornalismo medico scientifico, che richiede brevità e allo stesso tempo accuratezza, in abili o grandi comunicatori della Chiesa, come Papa Giovanni Paolo II o, più limitatamente, molti esponenti del mondo cattolico che però, purtroppo, difficilmente "fanno televisione". Prendendo spunto anche dalla realtà americana, ritiene non impossibile trovare "divulgatori etici" che riescano ad evitare di essere invece troppo "moralisti".Boffo ritiene però che la forza delle immagini, o la forza che hanno in sé stessi gli episodi "sensazionali", prevalgano su messaggi, i consigli, gli insegnamenti di qualsiasi maestro di morale. Pensa ad esemio al Card. Esilio Tonini che, seppure autorevole, poco sembra poter fare per contrastare il peso che le immagini, le informazioni, gli avvenimenti hanno sugli spettatori.Per Rossella questo è inevitabile, sia perché la televisione è basata sulle immagini, sia perché non si possono nascondere immagini come, ad esempio, quelle shockanti del bambino con problemi psichici lasciato ad un check point israeliano carico di esplosivo, e quelle dei soldati che gli si trovavano di fronte. E'' evidente però che non tutte le immagini forse andrebbero mostrate. L'unico suo rammarico del periodo trascorso a Panorama come direttore, è aver autorizzato il numero con in copertina la foto del letto di Samuele Lorenzi, subito dopo l'omicidio.Numero che però ha venduto 750.000 copie, stabilendo un record, e questo fa riflettere su cosa poi realmente i lettori o gli spettatori cerchino nella stampa e nella televisione. E' necessario quindi l'esercizio della responsabilità, osservazione su cui concorda Boffo, che avverte però il rischio delle "vertigini", tra senso di potere, necessità etiche, necessità editoriali,  che tale responsabilità può dare. Rossella concorda in questo, esemplificando le sue vicende da direttore, in perenne equilibrio tra professionalità, audience, etica e proprietà editoriale.Su questo punto, Boffo ha ricordato la sua attuale esperienza come direttor di Sat 2000, oltre che direttore di Avvenire, e di come il passaggio dalla sola piattaforma satellitare, dove i dati Auditel non vengono segmentati, alla contemporanea piattaforma digitale terrestre (dove invece le rilevazioni Auditel sono costanti e segmentate), abbia costituito, per lui e la struttura di Sat 2000, un improvviso confronto con la realtà ed uno sprone quotidiano per perfezionare il loro lavoro.Altro punto importante, per esperienza diretta, è la necessità di dare tutte le notizie, anche le più scomode, perché non è possibile nasconderle, e si rischia solo qualche bruta figura perché si comprende che si sia tentato di occultarle, o semplicemente perché si arriva per ultimi. Concordo su questo, ovviamente, anche Rossella. Trasmettere notizie non vuol dire però non verificarle, non controllarne le fonti. La verifica delle notizie non è necessaria solo per non perdere di credibilità o per non incappare in eventuali problemi legali, è anche una necessità etica.Esemplare l'aneddoto della vita di Don Bosco, ricordato da entrambi, in cui una parrocchiana, confessandosi, dichiarava come unico peccato la maldicenza e, alla richiesta di assoluzione, riceveva come penitenza lo spennamento di un pollo davanti alla chiesa in una giornata di vento, ed il successivo (ovviamente impossibile) obbligato recupero di tutte le penne, preventivamente contate.Anche il giornalismo può essere, a volte pettegolezzo deteriore, maldicenza, per noncuranza, cattiva volontà o, peggio, intenzionalmente. E come per la parrocchiana che si confessò da Don Bosco, non possibile poi recuperare in alcun modo il male che si è fatto, annullare le notizie date e le voci circolate.Tra le domande, diverse erano quelle relative ai segreti per diventare un buon giornalista. Per Rossella, l'elemento principale è la passione, la sola molla che può far diventare bravi giornalisti, in un mestiere che difficilmente arricchisce, e che va scelto e seguito perché piace. Solo per i giornalisti televisivi possono a volte esservi motivazioni diverse, anche di tipo narcisistico, esibizionismo, ricerca del successo; non si tratta però di motivazioni sane, e sono per di più pericolose, per le eventuali frustrazioni, più facili in questo ambito, e perché "l'astinenza da video" è, sia per Rossella che per Boffo, una delle "patologie" più perniciose e recidivanti per chi lavora in televisione. Tra le tecniche, la più desiderabile è sicuramente la capacità di riassumere e sintetizzare le notizie, senza perdere di completezza di informazione.Paolo Centofanti
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