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Accordi di Stoccolma: utili anche per le PMI?

28/01/2011

Le piccole e medie imprese, soprattutto in Italia, svolgono un ruolo fondamentale nell’economia del paese. _Paolo D’Anselmi_ analizza l’utilità che potrebbe avere l’applicazione degli Accordi di Stoccolma nella gestione delle PMI e l’aiuto che potrebbero fornire ai relatori pubblici nel sostenerne il valore della comunicazione in realtà talvolta ancora avulse da questo mondo. La breve introduzione è di _Toni Muzi Falconi._

di Toni Muzi Falconi

Paolo D’Anselmi è un noto analista italiano di politiche pubbliche, laureato alla Harvard School of Government e autore de Il Barbiere di Stalin (Università Bocconi Editore), una critica estrema ed esilarante alla responsabilità sociale d’impresa (il titolo si riferisce al fatto che il barbiere di Stalin avrebbe potuto tagliare la gola al tiranno ogni giorno, ma non l’ha mai fatto, assumendosi una responsabilità indiretta per i suoi crimini).
In questa sede fornisce un contributo su come gli Accordi di Stoccolma possano essere di aiuto ai relatori pubblici nel sostenere il valore delle Rp in un settore molto importante dell’economia mondiale: le piccole e medie imprese e le associazioni che le rappresentano.
di Paolo D’Anselmi
Il valore della sostenibilità per le PMI
Le PMI sono spesso oggetto di lode. Ciò nonostante continuano a vestire i panni di Cenerentola nella maggior parte delle economie. Ma cosa hanno di positivo le PMI e come potrebbero gestire il loro valore a proprio vantaggio e per il bene dei propri Paesi di appartenenza?
Solo per il fatto di essere soggette a concorrenza, si collocano su un ricco serbatoio di valore sociale. La concorrenza, infatti, è un formidabile catalizzatore di responsabilità e di sostenibilità per le PMI. Ciò deriva dal rapporto simmetrico con i clienti che possono sanzionare la PMI meno virtuose semplicemente cambiando fornitore. La concorrenza genera, quindi, anche sostenibilità.
Tuttavia, singole imprese non sono in grado di essere da sole efficienti, né possono essere esplicitamente consapevoli del loro valore sociale e, naturalmente, il loro contributo a lungo termine per la società può essere migliorato. Ma la sostanza c’è, soprattutto se paragoniamo le PMI ad altri attori dell’economia, quali le grandi corporations, i monopolisti o le pubbliche amministrazioni.
Come può allora questo valore sociale essere comunicato e andare a vantaggio delle PMI?
La Global Alliance for Public Relations and Communication – a conclusione del sesto World PR Forum – ha approvato gli Accordi di Stoccolma, il risultato di due anni di lavoro per sostenere il valore delle relazioni pubbliche per le organizzazioni e la società.
Negli Accordi, si legge “The communicative organization assumes leadership by interpreting sustainability as a transformational opportunity to improve its position within, and contribution to, society by pursuing and constantly reporting on the achievement of its policies and actions across the economic, social and environmental ‘triple bottom line’”.
Questo articolo degli Accordi afferma che la sostenibilità è l’arena in cui le PMI possono portare i loro valori per contribuire positivamente alla società nel suo insieme.
Le PMI potrebbero sfruttare il loro status, migliorare la propria posizione nella società e contribuire con i valori che perseguono e dando conto costantemente delle proprie politiche di sostenibilità. Gli Accordi di Stoccolma, quindi, forniscono un nuovo quadro per avviare in modo proficuo la trasformazione delle PMI.
Ci sono qui due linee di azione: le PMI come attore collettivo; le PMI come singole organizzazioni.
Le PMI come attore collettivo
Il concetto di organizzazione comunicativa degli Accordi di Stoccolma si applica a tutte le organizzazioni, siano esse pubbliche, private o no profit.
Ognuno per operare ha bisogno di legittimazione: l’azienda privata e le istituzioni pubbliche, le unità sanitarie locali e i tribunali distrettuali, così come le multinazionali.
Trasparenza (accountability) e sostenibilità sono per tutti. Questa è una regola generale di uguaglianza per i cittadini e per i lavoratori nella società, e rappresenta un’opportunità per il fatto che vengono fatti molti sforzi nelle società per trovare nuovi valori e nuove regole in modo che le economie possano essere efficienti e sostenibili.
La concorrenza non è solo una regola, è un valore che racchiude in sé tutta una cultura e – come tale – è un veicolo di sostenibilità.
Pertanto le PMI come attore collettivo – ad esempio un’associazione di rappresentanza delle piccole e medie imprese – possono far valere la loro forza nell’arena della concorrenza nei confronti di tutte le altre organizzazioni dell’economia e della società, siano esse aziende private o enti pubblici.
Il valore della concorrenza permette anche alle PMI di agire a livello politico, in quanto possono richiedere accountability reciproca dalle istituzioni pubbliche in qualità di fornitori di servizi e di funzioni politiche.
L‘ accountability come sinonimo di dialettica costruttiva, punto di riferimento, trasparenza, “lotta di classe orizzontale”.
Esiste un divario concorrenziale nell’economia e nella società. Questo divario è anche una differenza di impegno professionale e di responsabilità nel lavoro. I lavoratori delle PMI sono più responsabili nei confronti della società rispetto ai loro colleghi che operano in aree organizzative al riparo dalla concorrenza (e sono quindi soggetti a una sorta di "evasione dal lavoro”).
I rappresentanti delle PMI, per esempio, potrebbero trarre vantaggio dal “costo del non-governo”: pubblicando una graduatoria di merito dei settori locali della pubblica amministrazione, inventando un sistema parallelo di valutazione basato sui risultati e, infine, pubblicando dati internazionali da utilizzare nelle negoziazioni con il governo.
Il grande problema delle PMI nei confronti della società è, infatti, il fatto che sono accusate di evasione fiscale. Questo spesso è vero, anche se potrebbero non essere i soli attori economici ad evadere le tasse, si tratta naturalmente di una questione che deve essere dibattuta.
Le PMI come singole organizzazioni
Finora abbiamo visto cosa possono fare le PMI come attori collettivi nella società. È chiaro, però, che per attivarsi in tal senso è necessario avere azienda e documenti in ordine.
Le PMI sono tutt’altro che “pulite” e c’è molto spazio per far sì che diano conto esplicitamente delle loro attività.
Infatti, pur essendo portatrici di un valore positivo nella società – la concorrenza e, quindi, la sostenibilità – non è detto che siano anche portatrici di altri valori sociali (come la trasparenza in materia di contabilità). Coloro che sono soggetti a concorrenza, però, fanno uno sforzo di lavoro ulteriore che è molto prezioso per la società (non possono “evadere dal lavoro”) e questo aiuta a bilanciare i conti. Sebbene le PMI non costituiscano un collo di bottiglia per lo sviluppo delle società, è però anche vero che possono essere al tempo stesso anche sporche e brutte.
È necessario che le PMI rivedano per conto il proprio operato, se non vogliono che sia qualcun altro ad imporglielo: le imprese di maggiori dimensioni potrebbero obbligarle alla sostenibilità attraverso la certificazione della loro catena di approvvigionamento; allo stesso modo le banche potrebbero imporre loro norme finanziarie indesiderate. Questi due fattori appaiono meno desiderabili, rispetto all’azione spontanea e alla leadership.
La responsabilità, a mio parere, è un vantaggio sia per i clienti delle PMI sia per i governi. Le PMI sono in grado di riprodurre la responsabilità intrinseca nelle loro relazioni commerciali in quanto agiscono come fornitori sia per le imprese più grandi e sia per le istituzioni pubbliche.
Nonostante le limitate risorse, le dimensioni e la cultura per far fronte alla sostenibilità come un valore esplicito, una microimpresa o una piccola impresa può fare molto per accrescere il grado di trasparenza, in particolare verso le banche che sono gli stakeholder principali.
C’è molto che le PMI possono fare per raccontare le loro storie. Una reportistica integrata alla Robert Eccles è un’opportunità.
Niente è più rivoluzionario delle cose scontate: invece di scrivere un particolare – e spesso fasullo – bilancio sociale, le PMI possono innovare le loro relazioni ufficiali e i bilanci economici, rendendoli meno formali e – ad esempio – dando informazioni sulla liquidità reale dei loro crediti o dei lavori in corso, Capex (CAPital EXpenditure) contro spesa corrente. Nulla può impressionare un banchiere più di una dichiarazione sincera, consapevole e trasparente delle debolezze del proprio bilancio.
Per non parlare del ruolo chiave delle PMI nella società: un "ammortizzatore sociale” in tempi di crisi, poiché le PMI tendono a non licenziare i loro dipendenti e a considerarli meno intercambiabili nel mercato.
Una recente ricerca condotta in Italia dalla Luiss Business School per conto della Federazione Italiana Relazioni Pubbliche (Ferpi) mostra che il 70% degli investimenti gli investimenti in comunicazione beyond the line delle PMI attiene alle relazioni pubbliche. Quindi le PMI portano già avanti questa politica di rapporti con gli stakeholders, ma qualche miglioramento potrebbe ancora essere fatto nel settore.
La professione del relatore pubblico probabilmente dovrebbe essere più di natura di coaching, cioè di allenamento, piuttosto che di fornitore diretto di servizi.
Riassumendo
Credo di aver delineato un modo concreto per attuare in un settore non marginale dell’economia il mandato professionale degli Accordi di Stoccolma per la sostenibilità:
Relazioni pubbliche e gestione professionale della comunicazione:

Coinvolgere e impegnare i principali attori interessati alle politiche e ai programmi di sostenibilità delle organizzazioni.
Interpretare le aspettative della società a favore di forti impegni economici, sociali e ambientali che abbiano un ritorno per l’organizzazionee la società.
Assicurare la partecipazione gli stakeholders per identificare le informazioni che devono essere segnalate regolarmente, in modo trasparente e autentico.
Promuovere e sostenere gli sforzi per raggiungere una reportistica integrata in continua evoluzione in ambito finanziario, sociale, economico e ambientale.

Tratto da StockholmAccords.org

Si ringrazia per la traduzione Salvatore Pettineo
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