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Campagna elettorale: 4 regole prima di iniziare

25/10/2013

Esistono delle “regole” per avviare e condurre una campagna elettorale? Secondo lo studioso di comunicazione politica, _Philippe Maarek,_ ci sono alcuni principi da tenere sempre ben presenti, come illustra _Mario Grasso._

di Mario Grasso
Qualche sera fa ho visto Candidato a sorpresa, film americano sulle campagne elettorali statunitensi.
Una via di mezzo tra la parodia e il realismo, il film racconta le vicende di Cam Brady, un senatore di grande esperienza, e il suo ingenuo rivale Marty Huggins, padre di famiglia e direttore del locale Ufficio del Turismo.
Inizialmente impacciato, l’uomo guadagna pian piano terreno, sostenuto anche dai consigli di Tim, campaign manager di Marty nonché criminale internazionale che alla fine del film sarà incastrato insieme ai fratelli Moch accusati di finanziamento illecito ai candidati.
Il film, uno dei tanti sul tema nella lunga lista del cinema americano, ci pone tuttavia davanti a una questione reale e pratica: quali sono le regole per condurre una campagna elettorale?
Philippe Maarek, studioso di comunicazione politica, ci consiglia quattro “regole”.
In verità, non le definisce vere e proprie leggi obbligatorie ma principi, regolarità, da tenere come timone della comunicazione politica in campagna elettorale.
Principi che si possono seguire nella loro interezza o seguirne solo alcuni. L’importante però è che vengano presi seriamente in considerazione e mai in maniera sconsiderata o a cuor leggero.
Coerenza
Il principio della coerenza richiede che nessuna decisione in campagna elettorale si prenda senza prima essere stata legata alle altre decisioni. Questa regole si deve seguire durante ogni fase della competizione elettorale. Dall’ultimo minuto prima di dare una comunicazione in risposta alla dichiarazione del proprio avversario politico alla decisione apparentemente banale di scegliere un nuovo mezzo di comunicazione.
La regola della coerenza deve essere applicata anche rispetto alle precedenti campagne elettorali. Soprattutto se sono recenti.
La coerenza viene violata, a sorpresa, dai politici “incumbent” (sindaci, presidenti, deputati candidati uscenti) che pensano di poter iniziare “di nuovo” decidendo di non parlare delle loro azioni passate durante la nuova campagna. Un’azione spesso illeggibile agli occhi dei propri elettori.
Pensate al serio “professore” Mario Monti e al cane Empy tra le sue braccia durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni politiche italiane. Oppure al caso americano di Al Gore per le elezioni presidenziali del 2000 che non si vantò delle sue azioni positive svolte in ambito economico durante la presidenza Clinton.
Analisi sistematica delle precedenti campagne
Una campagna di successo richiede che l’intero processo di comunicazione venga rivisto. Anche in quei casi in cui la strategia della campagna precedente sia stata di successo.
Se da un lato bisogna osservare il principio della coerenza, dall’altro il candidato deve sfuggire alla tentazione di ripetere in maniera identica la stessa strategia di comunicazione politica, anche se non è facile evitare la tentazione.
Diversi fattori (un nuovo avversario, un nuovo medium che si impone con un largo bacino di utenza, o altri elementi di disturbo anche di carattere personale) possono portare il candidato a ripiegare sulla strategia precedente.
Questo è stato il caso di George Bush padre nella campagna elettorale del 1992 contro Bill Clinton. In quel caso il presidente repubblicano uscente riusò gli stessi metodi di campagna “negative” usata contro Dukakis nel 1988.
Distinzione minima
Qualunque sia il tipo di campagna e le scelte fatte, il taglio che si vuole dare alla campagna deve dare al politico un vantaggio su un punto preciso. Perché gli elettori devono votare Tizio se non ci sono specifici fattori di differenziazione rispetto ai suoi avversari?
Questa differenza deve essere enfatizzata durante la campagna elettorale, anche se a volte si finisce a fare ragionamenti sofisticati più che a trarne un vero vantaggio con azioni concrete.
L’ultima campagna per le elezioni politiche della coalizione di centrosinistra dovrebbe far riflettere in tal senso. Soprattutto rispetto al vantaggio accumulato durante il periodo delle primarie sulla coalizione di centrodestra.
Sicurezza massima
A volte difficile da conciliare con il principio precedente, l’obbligo di sicurezza massima mette in guardia dall’adottare una strategia di comunicazione che potrebbe svantaggiare il candidato.
I consulenti politici (magari contro il volere dei candidati) così si astengono dall’anticipare un evento futuro se non è assolutamente certa la sua realizzazione.
Da sprovveduti è anche lo speculare in maniera troppo avventata sulla campagna del candidato avversario. Questo ultimo può cambiare i suoi obiettivi a metà campagna seppur rispettando ciò che aveva anticipato per far saltare i piani di attacco del primo.
Questo spiega perché i candidati in carica (che hanno accesso facile alle informazioni interne) sono spesso in una posizione di vantaggio rispetto ai rivali.
Avete qualche altro consiglio da aggiungere? Volete saperne di più su come organizzare la comunicazione di una campagna elettorale?
Fonte: Mario Grasso.it
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