Cina: l'Aids è una questione di comunicazione
08/08/2005
Paura di una futura epidemia di Aids in Cina. I dati diffusi non sono catastrofici, ma la comunicazione non risulta essere molto precisa e le autorità nicchiano. Un approfondimento su quello che potrebbe diventare un secondo caso SARS. Anzi, molto peggio.
I numeri sulla diffusione dell'Hiv in Cina non sono di per sé sconcertanti, ma l'Economist ventila in questo articolo il rischio di una vicenda dai contorni simili a quella che caratterizzò la cosiddetta polmonite atipica.
Da questa analisi emerge una doppia riflessione: una circa la tradizionale (quanto pericolosa) ritrosia delle autorità cinesi a diffondere i dati reali e l'altra riguardo ai numeri esorbitanti della popolazione di questa nazione, che fanno sì che anche una bassa percentuale di residenti interessati dal virus significhi in termini numerici un esercito di molte persone.
In particolare secondo le autorità governative solo lo 0,07% della popolazione risulta infetta. La World Health Organisation parla invece di una percentuale di malati che oscilla dallo 0,05% allo 0,08%. Ma preoccupa il fatto che i casi presenti siano tutti addensati all'interno di poche categorie e ristrette aree geografiche (in tre delle 31 province autonome ci sono 100 mila casi di infezione).
Questo può significare aspettative molto preoccupanti per il futuro, con ipotesi di contagio esponenziali. Inoltre si riscontra tra i sieropositivi un frequente stato di ignoranza sulla patologia (o talvolta inconsapevolezza). Senza dimenticare che lo 0,07% di tutto il popolo cinese è comunque un numero altissimo.
Il fattore più preoccupante è collegato alla rapida trasformazione dei costumi dei cinesi, fatto che per molti motivi li rende in questo momento storico ad alto rischio di contrarre la malattia. L'atteggiamento omertoso delle istituzioni è dannoso e inibisce la prevenzione, che allo stato attuale rimane la migliore arma per combattere la peste del 2000.
Un approfondimento ricco di numeri sulla diffusione dell'Aids in Cina che riflette sui problemi riguardanti il trattamento farmaceutico del virus e la disponibilità di anti-retrovirali e offre una foto particolareggiata di una società in profonda mutazione (esplosione della prostituzione, percezione dell'omosessualità, ecc).
Ciò che è certo è che la Cina è a un punto di svolta e con una giusta comunicazione e gestione di un problema ancora emergente può far fronte al rischio catastrofico di un'epidemia. Oppure può scegliere la strada della SARS. E gli effetti sarebbero incalcolabili.
Emanuela Di Pasqua-Totem