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Comportamenti e comunicazione: quando la balia non è credibile

11/01/2005
Ricordo quell'incontro a Losanna a fine 1975 quando con Ghigo Roggero visitammo per la prima volta la Philip Morris invitati a competere per ottenere l'incarico di consulenza sul mercato italiano. Nemmeno nell'anticamera del nostro cervello ci frullava l'idea che stessimo facendo qualcosa di anomalo rispetto a quel che avremmo fatto per qualsiasi altro cliente potenziale... Erano altri tempi, anche se capisco che oggi sia difficile crederci. Insomma, tornammo a Milano soddisfatti, e il giorno dopo ci arrivò una telefonata in cui, annunciandoci che avevamo superato l'esame, ci veniva richiesto di cambiare subito marche di sigarette! Ghigo infatti fumava le Gauloises ed io le Kent, nessuna delle due prodotte dalla Philip Morris e la cosa era stata notata con fastidio (figuratevi oggi... ho quasi perso un cliente pochi mesi fa perchè gli ho versato dalla macchinetta in ufficio una bevanda diversa da quella sua!). Il primo incarico che ci venne affidato fu di operare affinché il Parlamento ritardasse il varo di una legge che vietava il fumo nei bar, nei ristoranti e nei locali pubblici. Era il mese di gennaio 1976! L'altro ieri (lunedì 10 gennaio 2005, ben 29 anni dopo, per chi è curioso) quella legge è entrata in vigore! Quando si parla, spesso a vanvera, del valore reale delle relazioni pubbliche, pochi pensano ad attribuire un valore a quanto sarebbe potuto accadere e che non è successo grazie anche alle relazioni pubbliche. Un po' come le assicurazioni che ti valorizzano la possibilità che certi eventi accadano. Non voglio in alcun modo sembrare né cinico e neppure gradasso. So bene che ad alcuni viene in mente che avendo contribuito a ritardare l'entrata in vigore di quella legge sono (spero... parzialmente) responsabile di tante vittime del fumo passivo di questi anni, mentre altri pensano che in realtà il ritardo di tanto tempo per il varo di quella legge è dovuto all'impiego di persuasioni ben diverse rispetto a quelle impiegate nei vent'anni in cui la SCR (così si chiamava l'agenzia di cui ero amministratore delegato) ha tenuto la Philip Morris come cliente insieme -a partire dal 1981- a tutti gli altri produttori internazionali di sigarette riuniti sotto il marchio del Cdit (centro informazioni e documentazione sul tabacco). Tutte considerazioni legittime, intendiamoci, sulle quali si può discutere a lungo. Per capirci -pur essendo passati 10 anni da quando non ricevo più un euro dai produttori di sigarette; avendo subìto ben quattro bypass cardiaci in parte anche a causa del fumo attivo; avendo smesso di fumare, poi ricominciato e poi rismesso... rimango allibito di fronte al becero proibizionismo degli antifumo più accaniti così come sono sempre stato inorridito dalla maleducazione di tanti fumatori. Resto convinto perché l'ho visto fare con successo per tutta la vita, che le ricerche sono in grado di dimostrare tutto e il contrario di tutto e che non sarà certo un po' (un po'... intendiamoci... non le camere a gas!) di fumo nell'ambiente a fare male ai non fumatori, così come so bene che si può morire dal bere troppa acqua. Allo stesso tempo, sono anche convinto, anche se non ne ho mai avuto prova (perché, a dire il vero, non l'ho cercata...), che i produttori usassero, oltre a noi, molti altri canali paralleli, e che non sempre questi canali fossero trasparenti come il nostro. Detto questo, e per chiudere questa parte del discorso (chi avesse pruriti di curiosità potrà sempre visitare www.pmdocs.com ove il governo americano ha messo in evidenza milioni di documenti relativi a quel periodo, compresi quelli relativi al mercato italiano), mi chiedo perché i produttori abbiano continuato a pagarci sostanziosi onorari professionali per venti anni se non avevano evidenze che il nostro lavoro fosse utile al raggiungimento dei loro obiettivi. Dunque, ne concludo che anch'io ho contribuito per tanti anni a rinviare il varo di una legge che da un paio di giorni ha accellerato il passaggio del nostro Paese da uno Stato Liberale ad uno Stato Etico. E' paradossale (so what's new?) che questo Governo si faccia eleggere su una piattaforma elettorale liberale per poi decidere leggi tipiche da Stato Etico. Del resto, solo qualche giorno fa Berlusconi ha anche annunciato che per lui la prossima campagna elettorale sarà impostata sui valori, la religione e i doveri, assumendo come modello la campagna che Karl Rove ha fatto nei mesi scorsi per Bush. Non entro nel merito, poiché ognuno ha il diritto di pensarla come desidera. Dal punto di vista però tecnico, è bene ricordare che un messaggio passa soltanto se l'argomento è familiare (e sicuramente quello del fumo ambientale lo è...) e se la fonte è credibile. Ed è qui che casca l'asino! Secondo voi, perchè in altri Paesi tutti allacciano le cinture di sicurezza e in Italia lo fanno solo in pochi e solo quando vanno in autostrada? E' perché l'obbligo esiste solo da poco tempo? Vi pare una risposta convincente? O non è piuttosto anche perché la fonte dell'obbligo è uno Stato i cui rappresentanti, ogni giorno e con modalità plateali e ampiamente visibili a tutti, predicano bene e razzolano male? Ricordo un dibattito televisivo alla fine degli anni 70 (mi pare che conducesse Giuliano Ferrara... mamma mia... ma non cambia mai nulla??) sul tema del fumo in cui sostenevo che leggi restrittive del diritto a fumare avrebbero potuto cominciare ad avere senso soltanto quando lo Stato Italiano si fosse liberato dei Monopoli di Stato e avesse potuto evitare quella infamante accusa di 'Stato pappone' che gli veniva rivolta da tutti gli antifumo in ogni conferenza internazionale. Ebbene, un paio di anni fa questa privatizzazione è avvenuta, ed è stato un buon segnale. Ma non è sufficiente. Lo sapete che lo Stato incassa direttamente o indirettamente 80 di ogni 100 euro che i fumatori spendono per esercitare la loro abitudine? Si che lo sapete. Lo Stato Etico è anche quello Stato che induce milioni di persone a smettere di fumare, che anche per questo li fa diventare obesi, e quando si accorge che cominciano a morire di obesità costando assai di più dei fumatori, criminalizza anche gli obesi. Dove comincia la libertà individuale? So bene che non convinco nessuno... Ma ne approfitto per mandare un saluto affettuoso, complice e ammirato per la battaglia che da anni conduce il nostro socio e collega Giuliano Bianucci, presidente del Movimento del Fumatore Cortese. Molto creativa e simpatica l'ultima festa dei fumatori la notte del 9 a Milano. Mi è spiaciuto non esserci... (tmf)
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