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Comunicare l'Europa, perché mai è così difficile?

06/12/2006

Nuovi spunti di riflessione dalla Newsletter di ComunicatoriPubblici.

Dopo la conclusione del Road Show FERPI dedicato al Libro Bianco della comunicazione che lo scorso 22 novembre ha fatto tappa a Roma con l'incontro intitolato 'Dall'ascolto all'azione. Prime riflessioni sul Libro Bianco sulla politica europea di comunicazione', torniamo anche questa settimana a proporre temi di riflessione sulle possibili strade da perseguire per arrivare al traguardo di un'Europa 'comunicante'.Ecco un articolo tratto dal sito di ComunicatoriPubblici:Comunicare l'Europa, perché mai è così difficile?Cittadini disinformati, media poco attenti alle tematiche europee, lavoro delle istituzioni UE svolto in sordina. Gli eurodisinformati hanno ormai soppiantato gli euroscettici.A dieci mesi dalla pubblicazione del Libro bianco sulla politica europea di comunicazione non sembra troppo affrettato tracciare un bilancio sulla situazione della comunicazione europea. Argomento sempre in primo piano, ma tornato attuale in più occasioni di recente, soprattutto dopo il discorso pronunciato in Italia lo scorso 9 novembre da Margot Wallström, vicepresidente della Commissione europea.La vicepresidente ha confessato candidamente tutti i problemi legati a un incarico difficile, uno dei più delicati nel collegio Barroso: comunicare meglio l'Europa ai cittadini. "Il ruolo di avvicinare i cittadini all'Europa si scontra con un'opinione pubblica europea diffidente nei confronti delle istituzioni comunitarie - ha spiegato la Wallström -  mezzi d'informazione nazionali euroscettici, o, nella peggiore delle ipotesi, euroindifferenti". Tutti fattori che lasciano il cittadino completamente all'oscuro del lavoro svolto dalle istituzioni europee.Come uscire da questa situazione? Il fine sembra più chiaro dei mezzi: è necessario rendere il cittadino informato, renderlo partecipe alla costruzione di un'Europa non più frutto di una volontà elitaria. Ribadisce la vicepresidente: "L'opinione pubblica vuole essere ascoltata: dobbiamo informare i cittadini sugli effetti della nostra azione politica nella loro vita di ogni giorno". Il nuovo obiettivo della Commissione è quello di rivolgere un'attenzione particolare alle donne e ai giovani, "una 'maggioranza silenziosa' che va incoraggiata a far sentire la loro voce sul futuro dell'Europa".Obiettivi importanti. Una prima strategia di comunicazione comunitaria sembra essere quella di continuare sulla strada del Piano D, che onestamente, a un anno di distanza dal suo avvio, qualche risultato lo ha raggiunto. Tra i risultati del Piano un sondaggio Eurobarometro sul futuro dell'Europa, il forum on-line "Debate Europe", i sei progetti transeuropei che incoraggino i dibattiti pubblici transfrontalieri, le visite del presidente José Manuel Barroso, della stessa Wallström negli Stati membri per incontrare i dirigenti nazionali, i parlamentari, i cittadini, le ONG e i media.Ma evidentemente non basta. Così in agenda sono finite le intenzioni di sviluppare spazi pubblici europei per promuovere il dibattito pubblico attraverso gli uffici comuni della Commissione e del Parlamento europeo, manifestazioni culturali e politiche che abbiano attinenza con l'Europa, tavole rotonde europee su questioni prioritarie per il 2007. E ancora dare sostegno finanziario alle iniziative nazionali e regionali della società civile indirizzate a giovani e donne, effettuare un nuovo sondaggio Eurobarometro sul futuro dell'Europa nel 2007 e rilanciare il dibattito su Internet, permettendo ai cittadini di scegliere le tematiche di interesse e temi di attualità.Basterà a ridurre la disaffezione dei cittadini alle problematiche dell'Unione Europea? Sono indubbiamente tutti i fattori che contribuiranno assieme a ridurre il deficit comunicativo. Un mix al quale probabilmente andrebbe aggiunto un approccio più pragmatico: meno sondaggi d'opinione e ricerche di mercato, più temi in discussione. In altre parole più partecipazione dei cittadini ai processi di decision making. E forse a quel punto i media saranno più attratti dalle tematiche europee, se la richiesta di inserirle nell'agenda setting proviene direttamente dal pubblico. Gli stessi network dovrebbero rendersi più interessanti: incuriosire i cittadini non è una scelta autolesionista, perché le politiche decise a Bruxelles, percepite ancora come troppo distanti, cambiano davvero la vita di tutti. Basta saperlo comunicare bene. Fondamentale in quest'ottica diventa creare più sinergie e collaborazioni tra gli Stati membri, diffondere best practice, coinvolgere maggiormente governi locali e regionali, oltre che nazionali. Non è esattamente un compito semplice. Ma non è neanche una missione impossibile. La Redazione
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