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Comunicare il bene sociale: io c’ero!

16/04/2024

Daniela Ballarini

Si è tenuto lo scorso 12 aprile di webinar, organizzato dalla CASP di FERPI, dedicato alla comunicazione del non profit. Un settore delicato e complesso che richiede competenze specifiche per potersi distinguere.

Certo tutti possono scrivere, ma per comunicare bene e sostenere una causa, una associazione, o una attività di ricerca di fondi, c’è bisogno di un linguaggio appropriato.

Essere attori in un mercato che compete con 363.000 organizzazioni non profit in Italia, tante sono censite ad oggi, implica capacità di distinguersi: no il cugino è meglio lasciarlo dov’è!

Elena Zanella, imprenditrice, fundraiser, comunicatrice, per il sociale oggi nostra docente, ha reso semplice un tema complesso con la padronanza di chi conosce bene l’argomento: poche slide, tanti concetti supportati da buone pratiche e dal filo conduttore del “parlare semplice”.

Corso dedicato al Terzo Settore, organizzato dalla CASP di FERPI per supportare la formazione continua e aggiornare le competenze di noi soci comunicatori: alta partecipazione a supporto della bontà della formazione della nuova FERPI guidata dal Presidente Filippo Nani, supportato dal Consiglio Direttivo e dalle Commissioni.

Partiamo dai fondamentali, “non profit” non significa assenza di profitto, ma assenza di lucro; se non ci fosse il profitto come verrebbero gestiti i progetti?

Si parla di imprenditorialità sociale, perché al pari di una impresa vi è un approccio imprenditoriale.

La progettazione sociale e il fundraising sono strettamente collegati, le organizzazioni non profit dipendono dalle donazioni o dalle quote versate dai soci, un supporto finanziario necessario per implementare programmi ed iniziative.

Nel contesto del terzo settore, così come nell'ambito delle imprese, l'identità di brand assume un'importanza fondamentale, influenzando la percezione dell'organizzazione, la sua reputazione e il coinvolgimento degli stakeholder.

Un settore in costante trasformazione che fonde antiche radici con le sfide del presente e le opportunità del futuro. E allora perché quando parliamo di non profit, si presume che le prestazioni debbano essere gratuite?

Essere un fundraiser è una vera e propria professione, le responsabilità e le abilità variano dallo sviluppo di strategie efficaci alla pianificazione di eventi e partnership, alla gestione delle relazioni alla creazione e sviluppo di materiali e comunicazione per promuovere le iniziative dell’organizzazione. Un mix di competenze e soft skills trasversali: capacità complesse di problem solving, di prendere decisioni, pensiero critico, intelligenza emotiva e tanta creatività.

Un aspetto cruciale e centrale per le organizzazioni del terzo settore è la fiducia, poiché essa rappresenta il fulcro per garantire alle stesse le risorse necessarie per perseguire i propri obiettivi. Fiducia che non va semplicemente conquistata, ma mantenuta, con un impegno costante nel comportarsi in modo etico, trasparente e responsabile, coinvolgendo attivamente gli stakeholder nelle attività e nelle decisioni dell'organizzazione.

Nella mia esperienza decennale nell’ambito delle associazioni non profit, posso dire che il coinvolgimento di tutti i soci di una associazione è un punto fondamentale, un processo che richiede impegno, coerenza e trasparenza. Non dimentichiamo che l’associazione è dei soci. L'assemblea dei soci è un organo cruciale all'interno di un'associazione non profit, responsabile di prendere decisioni che influenzano il funzionamento e il futuro dell'organizzazione. La partecipazione attiva e il coinvolgimento dei singoli membri, nessuno escluso, sono fondamentali per assicurare che l'assemblea rifletta gli interessi, la vision e la mission dell’associazione stessa.

E come dice Elena Zanella “per affrontare questa sfida, è indispensabile possedere professionalità e competenze adeguate. Gli operatori del Terzo Settore, così come i comunicatori e le agenzie che vi si affiancano, devono essere preparati a navigare in un contesto complesso, in cui il donatore ha acquisito una maggiore maturità e cerca un rapporto di reciproca fiducia con le organizzazioni a cui decide di donare. Questo implica non solo la capacità di comunicare efficacemente la missione e valori, ma anche di instaurare una relazione autentica e duratura con i sostenitori”.

 

 

 

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