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Comunicazione d'impresa e numero chiuso.

15/11/2007

Gli studenti della comunicazione intervistati da Uni>Ferpi.

"Cosa vuoi comunicare da grande?" Questo è il titolo del sondaggio proposto agli studenti che il mese scorso hanno partecipato al Career Day, giornata di orientamento alle professioni della comunicazione, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Catania. L'indagine mirava  a conoscere le ambizioni degli studenti e il loro giudizio sul supporto dell'università al raggiungimento dei traguardi ambiti. Promotrice dell'iniziativa è stata la Uni>Ferpi,  l'associazione studentesca che fa capo alla FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), da poco presente anche nell'Ateneo Catanese. I ragazzi di Uni>Ferpi, studenti di tutta Italia iscritti a corsi di comunicazione o relazioni pubbliche, iniziano a vivere il mondo della professione attraverso iniziative formative e occasioni di contatto con i PR professionisti. Uno degli aspetti più importanti di Uni>Ferpi, in quanto associazione studentesca, è la condivisione di esperienze e conoscenze attraverso gli incontri in facoltà, il blog (uniferpi.wordpress.com) e gli appuntamenti extra-accademici tra ragazzi che seguono un percorso formativo comune, con le stesse ambizioni e gli stessi ostacoli da fronteggiare.
Il sondaggio ha portato alla luce dei dati molto interessanti, talvolta inaspettati. Ecco alcuni dei risultati più importanti:
-         Il campo lavorativo più ambito è quello della comunicazione d'impresa: relazioni pubbliche, pubblicità e marketing sono le specializzazioni favorite.
-         Su un range che va da "per niente" a "del tutto", il 45% degli studenti ha giudicato poco soddisfacente il piano di studio proposto dall'università.
-         La preparazione dei docenti e il loro metodo di insegnamento sono stati riconosciuti sufficienti dal 63%.
-         Il 95% ha ritenuto inesistente il rapporto fra università e mondo del lavoro.
-         L'iscrizione a numero chiuso ha ottenuto il 58% dei consensi.
-         Alla domanda: "Cosa farai dopo la laurea?" Il 32% ha risposto con l'iscrizione a un corso di laurea specialistica, mentre il 39%  si iscriverà ad un master.
-         La maggior parte degli intervistati ha sostenuto di conoscere la professione del Relatore Pubblico (76%), tuttavia la metà non era informata sulla presenza di Uni>Ferpi nell'Ateneo catanese.
Un risultato importante su cui riflettere, è il giudizio di scarsa efficienza dato ai piani di studio relativamente alla  preparazione professionale che forniscono. Questo deficit  motiva la ricerca di una formazione post laurea più "professionalizzante", che secondo molti, si ottiene attraverso l'iscrizione a un master.
Una così forte preferenza per la comunicazione d'impresa, inoltre, dovrebbe costituire, per l'Università di Catania, un invito ad adeguare l'offerta formativa alle richieste del mercato del lavoro in ambito aziendale, permettendo agli studenti di realizzare le loro ambizioni senza spostarsi dalla loro terra. Allo stato attuale, infatti, gli aspiranti relatori pubblici, marketers, pubblicitari e comunicatori d'impresa in genere, trovano la loro ideale formazione post-laurea solo fuori da Catania o, ancor più spesso, allontanandosi dalla Sicilia.
Altro dato interessantissimo è quello relativo ai corsi a numero chiuso, tema di grande attualità nel mondo accademico. La maggior parte dei ragazzi vede il test d'ammissione come strumento di affermazione della meritocrazia. Marta, una ragazza di Scienze dalla Comunicazione, dice di essere d'accordo perché <<il test è un buon sistema di pre-selezione delle persone veramente intenzionate a impegnarsi nello studio nel campo che hanno scelto>>. Con più indecisione ed ironia Stefania risponde <<Se avessi già superato il test potrebbero pure istituire il numero chiuso!>>. Il 35% degli intervistati è felice dell'attuale accessibilità incondizionata per tutti, considerandola sinonimo di diritto allo studio. C'è anche chi propone l'introduzione di un test di orientamento iniziale per prendere coscienza delle proprie attitudini. <<Credo nell'utilità di prove preventive: test non vincolanti, che si limitano a consigliare o meno l'iscrizione, senza limitarne l'accessibilità>>, dice Giovanna.
L'ampio consenso all'istituzione di corsi a numero chiuso potrebbe essere giustificata dalle difficoltà di trovare impiego per i neo-laureati della comunicazione, in quanto l'offerta supera di gran lunga la domanda di personale competente in questo ambito. Le difficoltà di placement sono ancora maggiori al Sud, dove il tessuto economico è costituito da piccole e medie imprese che spesso non colgono il valore economico della buona comunicazione. Restringere l'accesso ai corsi proporzionalmente alle reali richieste di personale, e fornire competenze operative subito spendibili nel mercato del lavoro, potrebbe, almeno in parte, arginare gli effetti di questo fenomeno.
 
 
 
 
 
 
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