Comunicazione e giornalismo nell’era digitale
23/10/2013
Quanto le nuove generazioni influiscono nella creazione di contenuti da parte dei media? Quali sono le prospettive per il giornalismo nell’era digitale? Il mutato scenario obbliga i media e le organizzazioni a ripensare rispettivamente il modo di fare informazione e quello di relazionarsi ai pubblici. Se ne è discusso a Roma lo scorso 21 ottobre durante il terzo _Eisenhower Day Italia._
I millennials, i ragazzi nati tra il 1980 e il 2000, cioè quelli che hanno tra i 13 e i 30 anni fruiscono informazione e comunicazione in modo diverso rispetto al passato e attraverso i loro comportamenti tendono a cambiare quelli degli altri. I media, ma anche la comunicazione delle organizzazioni più diverse, invece stentano ad adeguarsi a questi cambiamenti. E’ una delle analisi emerse dal workshop Communication and Journalism in the Digital Era, che si è svolto a Roma il 21 ottobre scorso in occasione del terzo Eisenhower Day Italia, organizzato dall’associazione che raggruppa gli Eisenhower Fellow italiani in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e il Centro Studi Americani. Il mutato scenario mediatico e della comunicazione obbliga i media e le organizzazioni a ripensare rispettivamente il modo di fare informazione e quello di relazionarsi ai pubblici.
Tanti gli interrogativi e poche ancora le risposte. Quanto le nuove generazioni influiscono nella creazione di contenuti da parte dei media? Quali sono le prospettive per il giornalismo nell’era digitale?
“I millennials hanno già cambiato il loro modo di fruire le informazioni e, attraverso i loro comportamenti, tendono a mutare anche quello degli altri – ha affermato John Della Volpe, Director of Polling dell Harvard Institute of Politics ed Eisenhower Fellow nella sua relazione introduttiva – il modo di fruire dell’informazione di questa generazione non è solo indicativo della loro predisposizione alla tecnologia, ma intreccia sociologia, psicologia e new media per la creazione di un nuovo contesto di riferimento culturale”.
“Non si tratta più solo di utilizzo di social network” – sottolinea Della Volpe – “ma di come il loro uso massiccio da parte di questa generazione crei un nuovo modo di far circolare l’informazione, tanto da produrre cambiamenti sociali considerevoli, come testimoniato, ad esempio, dalla Primavera araba. Questo approccio si traduce in un ampliamento del pubblico che fruisce delle informazioni ed offre prospettive importanti anche per l’utilizzo dei nuovi media da parte delle aziende. Le organizzazioni, infatti, tendono sempre di più a creare dei propri media totalmente personalizzati che utilizzano per identificare gli influencer di settore, migliorare la relazione con i fan e chiedere loro di supportare il brand”.
All’analisi di Della Volpe è seguito un dibattito con Luca Sofri, Direttore de Il Post.it, che ha coordinato la discussione, Paolo Emilio Mazzoletti, Membro del Comitato di Gestione del Centro Studi Americani, Angela Mills Wade, Direttore Generale del European Publishing Council, Mario Tedeschini Lalli, Responsabile Internazionale dell’Online News Association e Massimo Russo, Direttore di Wired Italia.
Secondo Russo, i media tradizionali si ostinano a voler declinare in chiave moderna vecchi paradigmi del giornalismo, mentre non hanno ancora capito che quello in cui ci troviamo è un universo del tutto nuovo di fruizione delle informazioni, come ampiamente dimostrato dalle scelte dei “millennials”. “Sarebbe più utile e produttivo ripensare dal principio al concetto di “giornalismo”, piuttosto che provare a declinare vecchi schemi su nuovi strumenti”.
Mentre i comunicatori e la comunicazione hanno una visione più chiara del contesto e degli scenari futuri, ma anche degli strumenti, i giornalisti sono più confusi e legati a vecchi modelli. “Non si ha la minima idea del futuro del giornalismo – ha evidenziato Luca Sofri, concludendo i lavori. In generale il quadro sembra molto confuso e vario. Il giornalismo potrà diventare molte cose. E si parla sempre con il concetto implicito che continuerà a esistere, ma più passa il tempo, più questo non è detto che succeda”.
Le prospettive del giornalismo nell’era digitale non appaiono affatto chiare, ma è sicuramente vero che le modalità di creazione e fruizione dell’informazione da parte delle nuove generazioni influiscono ed influiranno sempre di più nella produzione dell’informazione stessa. La tendenza sembra indicare l’abbandono della figura classica del giornalista a favore di un fruitore e creatore evoluto di informazione.