Andrea Ferrazzi
Viviamo nella repubblica dell’auto-rappresentazione, sostiene Marco Damilano nel suo ultimo libro (La Repubblica del Selfie, Rizzoli). Dopo la (prima) repubblica della rappresentanza e la (seconda) repubblica della rappresentazione. Gli attori politici sono cambiati. E così anche il loro modo di agire e di comunicare. La stella berlusconiana è tramontata, e con essa anche un sistema basato sulla narrazione attraverso i media. Adesso c’è Matteo Renzi, il rottamatore. Il politico che parla direttamente ai cittadini, utilizzando i social media. Le foto su Instagram con le sue letture. I tweet. Facebook. Una comunicazione non mediata che è anche lo specchio di una concezione della politica. Una concezione che coglie e amplifica le difficoltà che attraversano i corpi intermedi. I partiti travolti dalla crisi, dagli scandali, dall’incapacità di elaborare progetti e proposte e – soprattutto – dalla difficoltà di selezionare rappresentanti all’altezza della complessità che contraddistingue la realtà in cui viviamo. I sindacati, arroccati a difesa di un mondo che non esiste più. E le associazioni di categoria, che non possono più essere lobby che tutelano gli interessi delle imprese, artigiane o industriali che siano. Come osserva correttamente Marco Damilano, il premier, tra un selfie e l’altro, approfitta della debolezza generalizzata di questi soggetti che sino a poco tempo fa erano parte integrante dei processi politici e decisionali. Frammenta quel che resta dei partiti. Snobba scioperi, proteste e proposte dei sindacati. Diserta le assemblee di Confindustria, ma va nelle fabbriche. La mediazione degli interessi, insomma, è stata sacrificata sull’altare della velocità (fretta?) di cambiare il Paese, sull’onda di un’insofferenza generalizzata verso istituzioni gattopardesche incapaci di fornire risposte alle esigenze di cittadini.Viviamo nella repubblica dell’auto-rappresentazione. Dopo la repubblica della rappresentanza e quella della rappresentazione, siamo nell’era della comunicazione non mediata che è anche lo specchio di una concezione della politica. Si tratta, come sostiene, Andrea Ferrazzi, di una trasformazione di cui, chi si occupa di Rp, non può non tenere conto.