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Comunicazione pubblica: un libro per combattere il burocratese

09/04/2009

“Comunicazione pubblica e burocrazia” è una guida scritta per semplificare il linguaggio della Pubblica Amministrazione, ricco di espressioni spesso oscure al cittadino medio, pieno di termini e voci arcaiche talora scorretti o utilizzati in maniera impropria. Gli autori sono Antonio La Spina, sociologo, e Antonino Cangemi, funzionario pubblico.

“Comunicazione pubblica e burocrazia”. Questo il titolo del volume scritto a quattro mani da Antonio La Spina, ordinario di Sociologia presso l’Università di Palermo, e Antonino Cangemi, dirigente presso la Regione Sicilia. Il libro nasce con l’intento di colmare il gap comunicativo tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini, causato da un uso eccessivo di espressioni arcaiche, termini tecnici e neologismi oscuri.


“Apporre la firma in calce al foglio”, “nelle more”, “posto che”, “quantunque”, “in illo tempore”, “in pectore”, sono soltanto alcuni degli esempi delle espressioni prese in esame dal volume.
Un insieme di termini e voci arcaiche, spesso oscure al cittadino medio, talora scorretti o utilizzati in maniera impropria, che hanno contribuito a rendere la prosa e il linguaggio in uso nelle pubbliche amministrazioni sempre più distante dagli interlocutori e allo standard europeo.


Il libro propone quindi un’analisi approfondita del fenomeno, attraverso due differenti punti di vista: quello del sociologo, condotta con rigore scientifico e accademico, attenta alla dimensione europea, e quello del funzionario pubblico, forte di esperienze dirette sul campo e anni trascorsi in pubblici uffici. Il tutto condito da una prosa accattivante e da un pizzico di amara ironia.


“Già nel 1940 – ha ricordato Antonino Cangemi alcuni giorni fa, durante la presentazione del libro – Sir Winston Churchill ammoniva i suoi ministri a scrivere frasi brevi, mai contorte, in modo che il loro fosse tutt’altro che un linguaggio settoriale. In Italia, nonostante le numerose leggi e direttive emanate in materia di trasparenza nella P.A., dal Codice di Stile del 1993 alla normativa tutt’oggi in vigore (L. 150/2000), c’è ancora un’evidente discrasia tra quanto pensato e quanto effettivamente realizzato nell’ottica di una semplificazione del linguaggio e della prosa burocratica in uso negli uffici pubblici”.


Del resto, come sottolineano gli autori, il burocratese è uno strumento che separa la gente da chi la dovrebbe amministrare in modo chiaro e trasparente. Questo muro deriva talvolta dalla precisa volontà di mantenere il distacco tra cittadini e istituzioni, attraverso un “linguaggio della casta, esoterico, autoreferenziale, farcito di termini comprensibili solo agli addetti ai lavori”.


Il testo è già stato adottato dall’Università di Palermo e mostrerà alle future generazioni di dirigenti o funzionari pubblici che la comunicazione non è semplicemente una delle tante funzioni dell’amministrazione, quanto piuttosto un aspetto cruciale del rapporto amministrazione-utente.


Luana Andreoni – Redazione Cultur-e
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