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Comunicazione sociale e terza età

13/04/2011

Gli anziani sono un pubblico sempre più interessante per il marketing e la comunicazione. Ma spesso ne viene rappresentata un’immagine falsata o almeno parziale, da cui i soggetti più fragili restano esclusi. Alcune riflessioni di _Rossella Sobrero._

di Rossella Sobrero
La comunicazione sociale spesso si dimentica delle persone fragili, di coloro che si trovano in situazioni svantaggiate per ragioni di età, per motivi economici o culturali (naturalmente spesso le due cose coincidono) oppure perché considerati poco interessanti per la società.
Purtroppo questi soggetti fragili sono, in numero sempre crescente, persone anziane che, uscite dal circuito produttivo, si trovano a dover far fronte a numerosi problemi: di tipo economico, di carattere medico-sanitario, di mancanza di relazioni e di punti di riferimento (non a caso, la solitudine è tra gli anziani uno dei “mali” più ricorrenti). In questo panorama non vanno poi dimenticati i grandi anziani, persone di 80/90 anni, che appartengono a una generazione con reddito molto basso, che non ha studiato e quindi ha meno strumenti culturali.
Per la nostra società sembra che queste persone non esistano: la comunicazione sociale se ne dimentica spesso, mentre la comunicazione commerciale ha scelto di rappresentare solo una parte di anziani, quelli più “giovani” e non certo fragili. Persone che si trovano nella meravigliosa situazione di disporre di un bene prezioso (il tempo), che godono di buona salute e dispongono di condizioni economiche che li rendono un target interessante per le imprese.
Se questo è lo scenario, per riflettere sull’argomento si può cercare di rispondere a due domande: la prima è “Perché nel panorama della comunicazione sociale poche campagne affrontano il problema del progressivo impoverimento della popolazione e del crescente disagio degli anziani?”; la seconda: “Perché le campagne sociali non si pongono il problema di raggiungere le persone più deboli che hanno difficoltà ad accedere ai media e quindi all’informazione?”.
Cerchiamo di partire da qualche riflessione per tentare, come sempre, di proporre alcune soluzioni utile a migliorare la situazione.
1 – Portare l’attenzione sul problema
Tutti – o quasi – parlano dell’invecchiamento della popolazione come di uno dei cambiamenti più significativi della nostra epoca.
Ma i media danno raramente spazio all’argomento e le campagne di comunicazione portano raramente l’attenzione su questo tema. Se pensiamo, per esempio, a quante sono le iniziative che riguardano bambini e disabili, ci rendiamo conto di come l’argomento anziani sia veramente sotto rappresentato.
Se è vero che sarà uno dei problemi più importanti da affrontare in futuro, perché allora non metterlo ai primi posti dell’agenda setting anche attraverso campagne di sensibilizzazione capaci di usare tutti gli strumenti a disposizione?
2 – Valorizzare gli anziani promuovendo il loro coinvolgimento
È certamente utile portare all’attenzione di tutti – in particolare delle istituzioni – i numerosi problemi degli anziani, ma è necessario anche prevedere una loro rappresentazione più corretta, più equilibrata e soprattutto più costruttiva.
Una strada, questa, sperimentata da alcune organizzazioni non profit, come per esempio Auser, che da tempo promuove l’invecchiamento attivo. Una strategia che aiuta ad allontanare il momento della non autosufficienza, a evitare il pericolo della solitudine ma soprattutto che contribuisce a rendere gli anziani protagonisti. Valorizzare le risorse e i contributi che gli anziani possono ancora portare è un modo per stimolare una maggior partecipazione alla vita della collettività (pensiamo, per esempio, ai nonni vigili, agli anziani che aiutano a tenere aperti i musei etc.).
3 – Semplificare il messaggio e utilizzare canali adeguati
Infine, rispetto al problema di farsi capire dagli anziani, anche da quelli con minori strumenti culturali, esiste una strada facilmente percorribile: è quella della semplificazione del linguaggio che prevede l’utilizzo solo di parole di uso comune e di una sintassi lineare.
Ma una riflessione va fatta anche sui canali di comunicazione: è evidente che bisogna scegliere mezzi e strumenti in grado di raggiungere queste persone ricordando che – nonostante alcuni interessanti progetti di alfabetizzare informatica – non tutti gli anziani (soprattutto gli anziani fragili) hanno accesso al web, sono lettori abituali della carta stampata, partecipano agli eventi etc.
Quindi le campagne che vogliono parlare anche a loro devono prevedere i mezzi per loro più abituali, dall’affissione alla televisione.
Anche se la società e il sistema mediatico non sembrano al momento porsi il problema di una società che sta rapidamente invecchiando, è necessario iniziare a parlarne seriamente.
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