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CSR e Reporting Integrato al centro di Rio+20

21/06/2012

Responsabilità sociale e rendicontazione integrata multistakeholder. Sono queste le due parole d'ordine che vengono da _Rio+20,_ la conferenza internazionale sullo sviluppo sostenibile, in scena a Rio de Janeiro fino al 22 giugno. Una delle iniziative più attese è il workshop del _Global Reporting Initiative_ sul _One Report._

Sviluppo sostenibile significa, innanzitutto, rendere consapevoli e responsabili gli abitanti del pianeta. E’ questo il messaggio più importante che viene da Rio+20, la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (UNCSD). Una novità non da poco che capovolge l’approccio alle politiche per la sostenibilità, intesa non più solo da un punto di vista ambientale ma sociale ed economico.
La conferenza, denominata Rio+20 in quanto cade a vent’anni di distanza dal Vertice della Terra di Rio de Janeiro (UNCED) del 1992, rappresenta una sfida importante che permetterà, attraverso uno sforzo congiunto da parte dei governi e della intera società civile, di raggiungere obiettivi comuni e tutelare gli equilibri del pianeta, verso un nuovo assetto per lo sviluppo sostenibile globale e per l’umanità. Obiettivo finale è rafforzare l’impegno politico per lo sviluppo sostenibile con l’identificazione di un nuovo paradigma di crescita economica, socialmente equa e ambientalmente sostenibile.
Sono passati due decenni da quando, l’allora dodicenne Severn Suzuki con il suo discorso zittì i potenti del mondo e si impose all’attenzione dell’opinione pubblica con una forza prorompente. Ora molte cose sono cambiate. Il mondo è cambiato. E la consapevolezza della necessità della partecipazione di tutti i settori della società rende evidente che lo sviluppo sostenibile non può essere raggiunto dai soli governi ma necessita anche la presenza della società civile, delle imprese e delle istituzioni.
I temi
Due i temi principali della conferenza: la green economy e il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile. La Conferenza Rio+20 rappresenta un’occasione per riflettere sullo sviluppo sostenibile, con particolare riguardo ai temi dell’economia verde e della governance, non solo a livello internazionale ma anche a livello nazionale. Oltre a rappresentare per il nostro Paese l’opportunità di facilitare la transizione verso modelli di consumo e produzione sostenibili più attente alle istanze sociali e ambientali. Alla Conferenza Rio+20 la partecipazione della società civile costituisce un elemento di fondamentale importanza come dimostrano i numerosi eventi organizzati per dare voce agli stakeholder e per consentire ai diversi gruppi di proporre idee e iniziative concrete, complementari agli impegni assunti dai governi.
Il Reporting Integrato
In questo solco si colloca anche il workshop del Global Reporting Initiative sul One Report. Da sempre il GRI accoglie con favore gli sforzi dei governi per incoraggiare la trasparenza societaria, soprattutto nel clima politico attuale, in cui i paesi vivono sotto la pressione della crisi finanziaria, e in cui la sostenibilità deve essere necessariamente la soluzione.
Nelle ultime ore della negoziazione del 18 giugno, dal documento finale emerge un paragrafo, il 47 che sottolinea l’importanza della rendicontazione e della sostenibilità in ambito aziendale. Questo argomento è stato discusso a livelli senza precedenti, evidenziando l’importanza di allargare sostenibilità e trasparenza al mondo produttivo.
È un’importante prosecuzione del lavoro avviato a Johannesburg nel 2002, anno in cui GRI è diventata lo standard mondiale de facto per il reporting di sostenibilità. Migliaia di aziende hanno risposto alla chiamata di Johannesburg, riportando le proprie performance di sostenibilità, sia nelle economie industrializzate che in quelle emergenti. Le aziende ed i loro investitori, clienti e dipendenti hanno scoperto il valore della trasparenza per le imprese, i mercati e le comunità.
Il paragrafo 47 è estremamente rilevante per le imprese e governi nei paesi in via di sviluppo. Il reporting di sostenibilità aiuta le aziende a monitorare e spiegare come si approcciano alle questioni sociali, ambientali ed economiche e rappresenta una grande opportunità per rendere i mercati più competitivi. La Global Reporting Initiative incoraggia a potenziare le capacità di reporting di sostenibilità nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, vi è anche qualche motivo di preoccupazione: la proposta non include un principio specifico che obblighi le grandi aziende ad integrare la sostenibilità nei loro cicli economici e di reporting. Questo comporta il rischio che la decisione di adottare il reporting integrato non sarà tempestiva e che in questo modo lo slancio verso il reporting di sostenibilità aziendale come pratica standard per le grandi aziende sia molto lento.
E’ di fondamentale importanza che i documenti finali che verranno sottoscritti a Rio il prossimo 22 giugno riconoscano che la strada del reporting integrato è davvero una soluzione preziosa, talmente preziosa, secondo quanto sostengono gli autori delle linee guida del One Report, Eccles e Krzus, che “aumenterà l’efficienza del mercato e migliorerà l’allocazione delle risorse tra tutti gli stakeholder per realizzare una società sostenibile”. Una conferma ulteriore che le Relazioni pubbliche e la comunicazione più in generale hanno assunto un ruolo strategico nella governance delle organizzazioni.
Vazzoler: le responsabilità dei media
Meno ottimista sulla conferenza in sé ma non sul riconoscimento del ruolo delle Relazioni pubbliche, Sergio Vazzoler, delegato Ferpi Ambiente, che ha definito l’incontro Rio -20.
“Al di là di singole novità, alcune delle quali importanti anche per la nostra professione”, sostiene Vazzoler, “a lavori in corso mi pare che emerga con grande evidenza come lo sviluppo sostenibile rimanga un obiettivo condiviso da tutti soltanto a parole. Sinceramente lo stesso format di questi appuntamenti mi pare alla frutta: una grande enfasi all’ufficialità e alla pomposità retorica del vertice tra capi di stato (per altro molti dei quali assenti), risultati già annunciati prima dell’avvio dei lavori (con conseguente effetto deprimente sul vertice medesimo e propellente alle accuse di sperpero dei soldi pubblici) e una comunicazione melliflua, retorica e appositamente prudente”.
Secondo Vazzoler, “d’altro canto i principali media si guardano bene dall’affrontare il tema ambientale con l’importanza che meriterebbe. Mi pare assai simbolica la pressochè totale assenza di notizie e analisi sul vertice dalle principali testate italiane nel giorno di avvio del vertice e, al contrario, mi pare importante aderire come Ferpi all’ appello dei giornalisti di settore che invocano maggiore attenzione e serietà circa la notiziabilità dei temi ambientali e l’apertura di un dibattito pubblico.
Quel che è certo che siamo assai lontani da un cambio di passo rispetto al 1992, quando si svolse il primo vertice a Rio. A 20 anni di distanza i passi da gambero del pianeta sono esemplificati in tutta la loro cruda realtà da questi dati riportati dalla BBC . Insomma rimaniamo fermi alle posizioni di principio e agli impegni. «E’ come dire alla tua fidanzata che tra tre anni deciderai se vuoi sposarla…»: la metafora di Sue Lieberman, della ong High Seas Alliance, rende bene l’idea.”
Infine, chiosa Vazzoler, “smettendo i panni di professionista che si occupa di temi ambientali e indossando quelli di cittadino italiano, sono particolarmente indignato per l’invito al vertice di Rio, in qualità di testimonial dell’impegno ambientale, del signor Stephan Schmidheiny, condannato pochi mesi fa dal tribunale di Torino a 16 anni di carcere per la carneficina di amianto compiuta a Casale Monferrato: l’unica responsabilità sociale a cui il manager svizzero dovrebbe essere associato. Ma forse a Rio erano distratti dal greenwashing…”
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