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Da Web a Xprl: si avvicina alla fine il nostro dizionario delle Rp

04/08/2004
WebChe dire del web che non sia già stato detto e ripetuto mille volte più una? L'aspetto ancora più ignorato per i relatori pubblici è quello del web come 'ambiente relazionale'. Così come esiste l'ambiente cosiddetto 'reale', quello in cui ogni giorno esercitiamo la nostra attività professionale di relazioni pubbliche, da una quindicina di anni almeno esiste un altro ambiente cosiddetto 'virtuale' in cui le persone sviluppano relazioni: il web appunto. Quanto ne sappiamo? Cosa ne sappiamo? Come lo utilizziamo per le nostre attività professionali? In generale, su relazioni pubbliche e web come strumento di informazione e di comunicazione la letteratura è ormai sterminata e converrebbe ripartire dal primo libro del californiano Shel Holtz (cercare Holtz sul mototre di ricerca di questo sito) e poi cercare su Amazon i contributi più recenti. Se si vuole approfondire conviene andarsi a leggere i venti e più paper recentissimi, alcuni dei quali davvero ottimi, che si trovano su www.bledcom.com. Fra questi ultimi, e dedicato specificamente al tema delle relazioni in rete è il contributo degli italiani Ventoruzzo e Muzi Falconi, già pubblicato anche in questo sito. Infine è davvero importante oggi una riflessione accurata e approfondita al più recente fenomeno dei blog e al loro impatto sulle relazioni pubbliche. Per compiere questa riflessione si consiglia una visita non veloce a http://www.thenewpr.com/wiki/pmwiki.php ove sono raccolti i contributi della global blog pr week tenutasi a fine Giugno 2004.Il rapporto fra relazioni pubbliche e web non è importante come per qualsiasi altra professione, ma lo è molto di più perchè ne investe le radici stesse: si pensi solo al fenomeno diffuso di disintermediazione e reintermediazione indotto dalla rete; si pensi all'esplosione e alla necessità di selezione e interpretazione della informazione; si pensi alla rivisitazione radicale dei parametri di tempo e di spazio: tutte componenti essenziali delle relazioni pubbliche.White paperTradizionalmente il libro bianco è un documento scritto e stampato con modalità povere ed essenziali (in bianco, appunto) che riassume tutto quello che si sa su una questione di 'interesse generale', indica alcuni possibili percorsi per migliorarla (o risolverla), individua i soggetti chiamati ad attuare quei percorsi e segnala tutte le fonti ove volendo la questione può essere ulteriormente approfondita. Il Libro Bianco è considerato un documento ufficiale del soggetto che lo realizza (normalmente un organo istituzionale o anche una associazione di settore o anche talvolta una impresa). Lo strumento è tanto più utile quanto è specifica la questione affrontata e quanto sono neutrali o comunque bilanciati i contenuti.Wire serviceE' la nostra 'agenzia di stampa', per capirci: ansa, adn, italia, reuter e così via. Il canale delle agenzie è un canale sovente trascurato dalla letteratura sulle relazioni pubbliche ma niente affatto dalla pratica poiché assolutamente indispensabile per una diffusione delle informazioni tempestive e uniformi agli altri media. Le agenzie sono trascurate dalla letteratura poiché non è facile definirne la effettiva funzione e qualche volta rischiano addirittura di sovrapporsi alle attività degli uffici stampa delle organizzazioni. Storicamente l'agenzia lavora ed è pagata dai giornali che la ricevono, quindi non c'è possibilità di equivoco: l'ufficio stampa deve considerare l'agenzia come un altro media, preferibilmente preliminare e erga omnes rispetto ad altri. Ma oggi non è più così: non solo è intervenuto da parecchi anni un forte finanziamento pubblico che tiene in piedi le agenzie di stampa vincolandole inevitabilmente ad un ruolo 'ufficiale' e quindi scarsamente critico rispetto all'establishment e comunque inevitabilmente rispettoso delle istituzioni, ma anche le singole organizzazioni, private, pubbliche e sociali ormai finanziano anch'esse le agenzie e quindi tendono a considerarle un pò come canali ufficiali per le proprie informazioni. Naturalmente questo progressivo 'allineamento' ha prodotto la nascita di nuove agenzie meno ufficiali che però hanno vita difficile. I rapporti fra agenzie di stampa e relazioni pubbliche sono estremamente intrecciati e capita spesso che redattori delle agenzie per fare carriera si spostino in uffici stampa delle organizzazioni.Word of mouthLetteralmente: parola della bocca. E' quello che noi chiamiamo 'passaparola' oppure 'radio fante', ovvero il passaggio simultaneo e diretto di una informazione di bocca in bocca senza necessariamente che sia diffusa da altri media tradizionali. Le relazioni pubbliche più avanzate sono attente e usano in continuazione questo canale 'informale' di comunicazione: intanto per ascoltare cosa si dice dell'organizzazione, dei leader, dei concorrenti e delle questioni (issue) sul tappeto; poi per correggere, prendere spunto, reinterpretare, rivedere posizioni anche in funzione della raccolta senza farsi troppo fuorviare; infine per far circolare attraverso lo stesso canale altre informazioni orientate a favorire o a ridurre gli ostacoli agli obiettivi perseguiti. Di tutta l'attività di relazioni pubbliche, questa del 'word of mouth' in entrata e in uscita è una delle meno precisabili e documentabili e quindi una delle più ambigue, ma anche una delle più importanti. Un sociologo francese Jean Louis Kapferer ha addirittura costituito una fondazione per studiare 'le rumeurs', o, in inglese, the rumors. In Italiano il termine si traduce purtroppo con 'pettogolezzo', che però emana una insopportabile vezzosità e leggerezza. In effetti anche quello che in termini classici si chiama 'spionaggio' e che oggi si definisce invece 'intelligence' rientra a pieno titolo nella fase di ascolto delle relazioni pubbliche così come la 'counterintelligence' ne rappresenta la fase di comunicazione proattiva. Tutta questa attività è quella che si trova maggiormente in prossimità con la propaganda (insieme ad altre forme di pubblicità) e richiede nel suo esercizio molta cautela e responsabilità sociale.XprlExtensible mark up language (xml) è uno dei linguaggi informatici universali maggiormente diffusi. Negli anni sono nati nella famiglia xml altri linguaggi informatici specifici dedicati ad esempio alla contabilità o alla finanza. In sostanza un linguaggio informatico universale consente ai computer di comunicare fra loro e, con il progressivo incremento della comunicazione mediata da computer, il fatto che nascano linguaggi sempre più specialistici aiuta l'utente (per il quale il tutto è trasparente, nel senso che non se ne accorge) a risparmiare tempo prezioso e fasi di lavoro tradizionalmente manuali. Dal 2002 si è formata a Londra, ma con estensioni internazionali, una non profit formata da relatori pubblici, istituzioni accademiche e società di servizio alle relazioni pubbliche che si è data come scopo di produrre un  nuovo linguaggio specialistico chiamato XPRL (extensible public relation language). L'iniziativa è stata 'adottata' dalla Global Alliance for Public Relations and Communication Management che, a sua volta, si propone fra l'altro di promuovere standard globali per la professione. Ci vorranno alcuni anni di lavoro prima che il progetto XPRL venga completato.Un gruppo italiano promosso dalla Ferpi e guidato da Diego Biasi si è assunto l'incarico di preparare la pare di Xprl dedicato alla gestione degli eventi (event management), una delle componenti fondamentali delle relazioni pubbliche. Si ritiene che a progetto terminato e ad applicazione diffusa del software, non soltanto esisterà finalmente una tassonomia condivisa della professione, ma si potrà risparmiare fino al 30% del tempo oggi impiegato nelle parti a minor valore aggiunto della professione con conseguente crescita di professionalità e liberazione di tempo per le parti a maggior valore aggiunto.
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