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Diplomazia digitale

23/05/2012

Negli ultimi anni, numerosi governi stanno utilizzando gli strumenti del Web partecipativo per promuovere i propri interessi strategici all'estero. L'innovativo uso dei social media in diplomazia è al centro del libro di _Antonio Deruda,_ fresco di stampa ed introdotto dal presidente Ferpi, _Patrizia Rutigliano._ Il commento di _Fabio Ventoruzzo._

di Fabio Ventoruzzo
È da poche settimane uscito nelle librerie, per Apogeo/Feltrinelli, Diplomazia Digitale. La politica estera e i social media, il libro di Antonio Deruda, socio Ferpi, oggi senior communications manager di MediaLab e per sei anni addetto alle relazioni con i media dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia.
L’uso dei social media per comunicare e interagire con l’opinione pubblica sta rivoluzionando anche una delle professioni più tradizionali: il diplomatico ora si avvale sempre più attivamente di internet per instaurare un rapporto diretto con i cittadini che, grazie alle nuove tecnologie, riescono ad avere un peso maggiore nei processi decisionali e possono diventare dunque un ottimo alleato, o un insuperabile ostacolo, anche nella gestione dei rapporti tra le nazioni. Negli ultimi anni, numerosi governi stanno utilizzando gli strumenti del Web partecipativo per promuovere i propri interessi strategici all’estero. Attraverso l’approfondimento di numerosi esempi e tecniche di comunicazione, il libro illustra l’innovativo uso dei social media in diplomazia per influenzare l’opinione pubblica, promuovere l’immagine degli Stati e perseguire gli obiettivi strategici nel panorama della nuova geopolitica digitale.
Per saperne di più sul tema, www.diplomaziadigitale.it, il blog curato dal nostro socio, Antonio Deruda.
A confermare la progressiva integrazione tra le relazioni pubbliche e la diplomazia, testimoniato anche dalle collaborazione avviata nel 2009 tra Ferpi e Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, la prefazione del libro è stata curata dal Presidente Ferpi, Patrizia Rutigliano.

Può apparire curioso che questo bel libro sulla diplomazia digitale di Antonio Deruda si apra con una mia prefazione in qualità di Presidente di Ferpi, la Federazione dei professionisti che si occupano di relazioni esterne.
In realtà, diplomazia (digitale) e relazioni pubbliche pongono entrambe al centro delle loro attività proprio la comunicazione, intesa come processo strategico per sviluppare relazioni con stakeholder rilevanti. I punti di contatto, quindi, sono molti e impongono una (ri) lettura attenta dei concetti stessi di diplomazia e di relazioni pubbliche. Oggi una sintesi della loro convergenza operativa (concettuale ma anche pratica) la si può trovare nella public diplomacy, quelle attività, cioè, programmate per dialogare in maniera sempre più diretta con comunità straniere.
Non è una prerogativa esclusiva di governi e istituzioni transnazionali. Anzi, sono sempre più intense le attività “diplomatiche” di imprese private (la cosiddetta business diplomacy) e di organizzazioni sociali (basti pensare alla cooperazione internazionale) che – anche integrando i loro sforzi con quelli dei governi dei rispettivi Paesi – si prefiggono di diffondere la propria identità e rappresentare i propri interessi nei confronti di comunità di stakeholder esteri ritenute rilevanti rispetto al raggiungimento dei propri obiettivi, sia all’interno che all’esterno dei rispettivi confini nazionali.
In questo scenario, chiaramente, le potenzialità di contatto offerte oggi dalle nuove tecnologie sono senza precedenti. Basti pensare che ad ottobre 2011, con una popolazione di sette miliardi di persone, si registrava una disponibilità di cinque miliardi di telefoni cellulari. Mai nella nostra storia c’è stata una potenzialità di strumenti di comunicazione così vicina al numero di abitanti. Per non parlare ovviamente della pervasività di internet e dei media digitali che trasformano, almeno potenzialmente, ognuno di noi in un medium credibile di informazione. E nulla pare rallentare questa straordinaria evidenza.
In un mondo in cui metà della popolazione è sotto i 30 anni, l’accesso alle nuove tecnologie, la facile fruizione di cellulari e la rapida diffusione dei media digitali – prima ancora di porre interrogativi sul rapporto tra democrazia e forme di partecipazione sociale – impongono una riflessione sul cambiamento in atto nei processi tradizionali di comunicazione e relazione tra le persone.
Il devastante terremoto di Haiti, le rivolte nei Paesi arabi e dell’Africa mediterranea, oltre a fenomeni globali come la protesta degli Indignados e OccupyWallStreet (solo per citare alcuni dei casi più recenti) hanno trasformato i luoghi del web – blog, social network, Twitter, Facebook – in spazi di relazione e di partecipazione ben oltre i confini in cui quegli eventi si svolgevano, grazie all’orizzontalità della comunicazione in rete che ha reso globali le conseguenze di ciò che accadeva a livello locale.
Internet e le nuove tecnologie hanno contribuito ad alimentare quella globalizzazione che, insieme a tanto altro, ha accelerato anche la spirale negativa che – partita dai mercati finanziari – ha investito come uno tsunami non solo l’economia reale, ma anche il sistema politico-istituzionale e sociale. Molti analisti considerano questa crisi solo come una delle tante conseguenze (positive e negative) di una discontinuità storica in cui si scontrano “un vecchio che resiste” e “un nuovo che avanza”.
La rivoluzione digitale – e il conseguente mutamento di paradigma comunicativo che ha visto network relazionali locali diventare sempre più veri e propri centri di potere e di infl uenza globale – sta cambiando radicalmente i tradizionali modelli di governance conosciuti fino ad oggi.
Come afferma il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, la tecnologia può diventare una straordinaria piattaforma per la diplomazia, all’interno “dell’arte di governo del XXI secolo”. E i tanti e ricchi casi riportati in questo libro di Deruda ne sono un esempio.
Sarebbe però improprio catalogare tutto come una semplice evoluzione dei mezzi di comunicazione. La tecnologia è solo uno strumento abilitante e dipende, quindi, da come la si usa e da quali obiettivi ci si prefigge. È la relazione tra/con le persone che – in presenza di un contesto comunicativo informativo disponibile 24/7 – diventa sempre più centrale nei processi di governance delle organizzazioni, anche nazionali.
Convinti della necessità di dover dialogare con network informali sempre più influenti nell’arena globale (e non più solo ed esclusivamente con governi e istituzioni locali), le organizzazioni stanno spingendo verso una progressiva convergenza tra diplomazia tradizionale e attività più propriamente di relazioni pubbliche e comunicazione. Le attività di public diplomacy, appunto.
È proprio partendo da questa consapevolezza che è nata la preziosa collaborazione, avviata nel 2009, tra Ferpi -Federazione Relazioni Pubbliche Italiana e l’Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri (MAE) sul tema della public diplomacy.
Da un lato, con il coordinamento dei colleghi Toni Muzi Falconi e Fabio Ventoruzzo, Ferpi ha messo a disposizione del corpo diplomatico italiano le più recenti evoluzioni nella teoria e pratica delle relazioni pubbliche e della comunicazione delle organizzazioni. Dall’altro, il MAE si è impegnato a diffondere i più recenti sviluppi della diplomazia e delle interrelazioni fra politica estera del Paese e sviluppo delle organizzazioni italiane a livello internazionale.
Questo libro di Deruda, ricco di spunti di riflessione affrontati con curiosità e competenza dall’autore, è un ulteriore stimolo a continuare nel percorso avviato e nello scambio di esperienze tra la comunità professionale dei direttori delle relazioni esterne e della comunicazione e il mondo diplomatico per affrontare in maniera adeguata turbolenze e cambiamenti del contesto socio-economico globale e contribuire a rafforzare la credibilità del nostro Paese. È questa la responsabilità di chi, attraverso la gestione di relazioni strategiche con i vari stakeholder, quotidianamente si impegna per promuovere il valore del Sistema Italia all’estero e a consolidare l’identità del nostro Paese.

Diplomazia Digitale
La politica estera e i social media
A. Deruda
Apogeo, 2012
pp. 240, € 12,00
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