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Giornalisti o lobbisti?

29/10/2008

Intervista all'On. Santagata incentrata sulla regolamentazione dell’attività di lobbying, firmata da Fabio Bistoncini, Delegato FERPI alle relazioni istituzionali.

di Fabio Bistoncini e Gabriele Borsoi


Lo scorso venerdì (24 Ottobre) abbiamo avuto il piacere di incontrare per una breve intervista per questo sito, l’On. Giulio Santagata (PD), ex Ministro per l’Attuazione del Programma dell’ultimo Governo Prodi. Oggetto originario della nostra chiacchierata era il tema della regolamentazione della rappresentanza degli interessi: quando era a Palazzo Chigi, l’On Santagata infatti fu promotore del Disegno di Legge “Disciplina delle attività di interessi particolari”, assegnato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato di cui abbiamo già ampiamente parlato in una vecchia news.


Con quel provvedimento si intendeva regolamentare l’attività di lobbying prevedendo l’iscrizione dei soggetti interessati a svolgere questa attività in un albo tenuto dal CNEL.


In realtà si è parlato anche di altro, come spesso capita quando si ha la fortuna di incontrare interlocutori sensibili e competenti.
Da notare inoltre che l’On. Santagata conosceva molto bene le posizioni della FERPI (la Federazione dei Relatori Pubblici Italiani) che proprio sul disegno di legge in oggetto aveva avviato un lungo e proficuo dibattito.


Di seguito la nostra intervista.


La prima domanda è stata quella di comprendere le motivazioni che hanno portato alla presentazione e all’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, del disegno di legge sulla rappresentanza degli interessi?


Si deve innanzi tutto considerare, ha spiegato Santagata, l’assunto da cui è partita la riflessione: la necessità di riformare il processo legislativo italiano che ormai presenta elementi di arretratezza che ne rendono necessario il rinnovamento.
In quest’ottica si inserisce la scelta di regolamentare la rappresentanza degli interessi.


A suo avviso, infatti, se si analizza il metodo del lavoro parlamentare non si può non notare che probabilmente si lavora troppo poco nelle Commissioni delegando spesso gran parte dell’attività alle singole Assemblee.
C’è quindi senza dubbio bisogno di una modifica dei Regolamenti Parlamentari per definire un iter legislativo che possa attribuire più compiti alle Commissioni competenti e al tempo stesso garantire che le scelte siano fondate sull’ascolto dei vari interessi coinvolti, determinando in questo modo il più ampio grado di trasparenza possibile.


Solo dopo aver ascoltato cosa hanno da dire i portatori di interessi particolari (mediante, ad esempio, un ciclo di audizioni preliminari all’esame di un qualsiasi DDL) e solo dopo aver avviato un percorso di condivisione con tutti i soggetti coinvolti si può garantire un processo legislativo efficace e trasparente.
Ma pre condizione di tutto è individuare le modalità e le “procedure” con cui far emergere gli interessi particolari: da qui la definizione di un “percorso” di accreditamento, contenuto nel disegno di legge, dei gruppi d’interesse e dei lobbisti.



Da questa ampia risposta l’ulteriore domanda: la regolamentazione dei gruppi d’interesse è di fondamentale importanza all’interno del processo democratico ma… vi sono gruppi d’interesse “interni” al sistema decisionale. Da questo punto di vista il nostro Paese è ancora sprovvisto di una normativa efficace sul conflitto d’interessi che è un tema che “colpisce” trasversalmente tutti gli schieramenti politici.


L’On. Santagata ha convenuto sul fatto che il conflitto d’interessi sia ancora un problema “aperto” all’interno del nostro sistema istituzionale.
A suo avviso, però proprio l’emersione dell’attività dei rappresentanti d’interesse dovrebbe garantire un tasso di trasparenza maggiore e quindi rendere evidenti eventuali posizioni in “conflitto d’interessi”.
Insomma il disegno di legge sulle lobby potrebbe avere anche la funzione di mettere in risalto la necessità di una nuova normativa condivisa per risolvere anche il problema del conflitto di interessi.



La chiacchierata ha toccato altri aspetti, più generali.
Il processo decisionale statale è sempre stato caratterizzato dalla presenza di due soggetti principali: Governo e Parlamento. Negli ultimi anni, forse con la sola eccezione dell’ultimo Governo Prodi, si ha invece l’impressione che il motore della decisione sia solo uno: quello governativo.


L’On. Santagata ha confermato che l’ago della “bilancia legislativa” è più spostato sul Governo che non sul Parlamento. Ciò è anche dovuto al fatto che vi è una percezione da parte dei cittadini che la decisione governativa sia qualcosa di immediato e concreto mentre quella parlamentare sia sottoposta ad un iter lento e farraginoso.
Ciò è in parte vero anche se poi il Parlamento riesce comunque ad incidere sulle proposte governative. Se ne parla poco ma anche nel caso dei decreti legge, i provvedimenti più “blindati” alle modifiche parlamentari, si può verificare che quasi sempre vi sono molte differenze, correzioni, integrazioni tra il testo in “entrata” e quello che poi viene definitivamente approvato dal Parlamento.


Comunque i difensori ad oltranza delle prerogative parlamentari condividono che la risposta non può consistere nel mantenimento dello status quo. C’è bisogno di una riforma che possa snellire i procedimenti parlamentari e rendere più incisivo il nostro sistema legislativo.



Periodicamente torna prepotentemente alla ribalta il ruolo che i media hanno nell’influenzare l’agenda politica: nel moltiplicare positivamente, nel distorcere o nel criticare ferocemente i risultati dell’attività di Governo. Ci faceva pertanto piacere avere un’opinione al riguardo da parte di chi ha avuto in passato incarichi governativi ed oggi siede tra i banchi parlamentari dell’opposizione.


L’Onorevole Santagata si è soffermato sul fatto che, mentre nel passato l’orientamento di ampi settori dell’opinione pubblica era dovuto all’attività capillare dei partiti politici di massa, ora, per una serie di molteplici motivi, non è più così.
I media dunque hanno un’influenza molto forte, questo è innegabile.


Al tempo stesso però il Governo, di qualsiasi orientamento politico, non dovrebbe lasciarsi guidare nella propria azione dalla ricerca esclusiva del consenso.
Per Santagata dunque uno dei rischi che si corre, non solo in Italia, è quello di governare per il consenso e cioè di considerare quest’ultimo come fine e non invece come strumento per governare bene e meglio.



A conclusione del nostro colloquio abbiamo chiesto quali sarebbero stati i prossimi passi per la regolamentazione degli interessi, se cioè avesse intenzione di ripresentare il suo disegno di legge.


L’Onorevole Santagata ci ha risposto che proprio in questi giorni ha avviato una serie di colloqui per recepire eventuali modifiche al testo originario per poi presentarlo in Parlamento con l’auspicio che possa raccogliere il più ampio consenso possibile.


Da questo punto di vista la FERPI potrebbe svolgere un ruolo importante sia per quanto riguarda la razionalizzazione di proposte emendative sia per favorire un consenso bipartisan che ne permetta una rapida calendarizzazione.


tratto da fb comunicazione
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