Redazione
La tutela della biodiversità e il suo legame con i cambiamenti climatici sono il tema della Giornata Mondiale per l'Ambiente 2020. Un argomento quanto mai prima d’ora attuale in un momento in cui la pandemia ha messo in luce come dall’equilibrio ambientale dipenda la vita dell’uomo sul Pianeta. Un monito ad agire e una sfida da non perdere per i comunicatori.
Oggi, 5 giugno, si celebra la Giornata Mondiale per l'Ambiente dedicata quest'anno alla biodiversità, con lo slogan "È il momento per la Natura". La biodiversità, spiega l'Onu che ha proclamato la ricorrenza nel 1972, "è la base che sostiene tutta la vita sulla terra e sott'acqua" e riguarda "ogni aspetto della salute umana, fornendo aria e acqua pulite, cibi nutrienti, conoscenze scientifiche e fonti di medicina, resistenza naturale alle malattie e mitigazione dei cambiamenti climatici. La modifica o la rimozione di un elemento di questa rete influisce sull'intero sistema di vita e può produrre conseguenze negative".
La scienza ha messo in guardia sul drammatico declino della biodiversità del pianeta: circa un milione di specie animali e vegetali (su un totale stimato di circa 8,7 milioni) sono minacciate di sparire tanto da ritenere che siamo di fronte alla sesta grande estinzione massa.
L'emergenza da Covid-19 ha sottolineato il fatto che "quando distruggiamo la biodiversità, distruggiamo il sistema che supporta la vita umana. Oggi si stima che, a livello globale, circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti si verificano ogni anno a causa di malattie causate da coronavirus; e circa il 75% di tutte le malattie infettive emergenti nell'uomo sono zoonotiche, cioè trasmesse alle persone dagli animali". La natura, avverte l'Onu, "ci sta inviando un messaggio".
Non rassicuranti le evidenze rese note nei giorni scorsi da ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che ha presentato l’Annuario dei dati ambientali 2019, un quadro aggiornato sullo stato di salute del nostro Paese.
Con le sue 60 mila specie animali e 12 mila vegetali, l'Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità in Europa e con livelli elevatissimi di endemismo (specie esclusive del nostro territorio). Un patrimonio che vede alti livelli di minaccia per flora e fauna. Lontana dagli obiettivi europei anche la salute di fiumi e laghi in Italia.
C’è anche il consumo di suolo a gravare sulla perdita di biodiversità. Sono ormai persi 23.000 km2, con una velocità di trasformazione di quasi 2 m2/sec tra il 2017 e il 2018. Sebbene il fenomeno mostrasse segnali di rallentamento, probabilmente a causa della congiuntura economica, dal 2018 il consumo di suolo ha ripreso a crescere. Nel 2018 è stato sottratto anche il 2% delle aree protette. Il territorio italiano è fortemente esposto al dissesto idrogeologico.
Anche la situazione climatica desta preoccupazione. La temperatura cresce nel nostro Paese più che in altre parti del mondo. Nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica 1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C). È stato calcolato un aumento della temperatura media pari a circa 0,38 °C ogni dieci anni nel periodo 1981-2018. Elemento che porta l’Italia ad allontanarsi dagli obiettivi di contrasto dei cambiamenti climatici. La situazione rimane preoccupante per gli inquinanti atmosferici. Il Bacino padano è una delle aree dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante in Europa nonostante uno degli effetti del lockdown sia stata la riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nelle regioni del Nord e nella Pianura padana. È costante l’attenzione dei cittadini verso la questione dei campi elettromagnetici e per le sostanze chimiche, con l’Italia terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia.
Eppure, gli italiani sono sempre più informati, più attenti, preoccupati per il loro futuro in rapporto al degrado ambientale, secondo quanto mostra la fotografia scattata dal nuovo Rapporto #Biodiversità, I care 2020 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, diffusa da Fondazione Fico con la campagna Spreco Zero in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2020, ma anche a giudicare dagli hashtag #Giornatamondialedellambiente e #WorldEnvironmentDay, che sono schizzati ai primi posti dei trend topic sui social anche in Italia.
“Ci sono, però, temi che nella narrazione ambientale rischiano di passare sotto traccia anche in queste occasioni di confronto, divulgazione e dibattito”, ricorda a tal proposito Sergio Vazzoler in un articolo su Amapola.it. “Mi riferisco, ad esempio, alla gestione dei rifiuti e, in particolare, all’ultimo miglio di questo percorso: lo smaltimento di quanto produciamo e che la filiera del riciclo e del riutilizzo non è in grado di recuperare. Le motivazioni le conosciamo bene: le discariche, i termovalorizzatori e gli altri impianti di smaltimento finale non sono “cool” per la comunicazione ambientale. Eppure, senza di essi, la tanto evocata economia circolare si ferma e va in crisi. Se ci pensiamo un attimo ci troviamo davanti a un vero e proprio paradosso: nell’emergenza sanitaria per il Covid-19 il servizio di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti che abbiamo continuato a produrre è stato essenziale per la tenuta del sistema tanto a livello ambientale quanto sanitario ma in tanti, in troppi, l’abbiamo dato per scontato e anche oggi tendiamo a dimenticarcelo. E così in queste ore di “celebrazione” della sostenibilità ambientale, rischiamo di non fare i conti con un problema che se non affrontato e dibattuto adeguatamente, continuerà a produrre un salasso economico e un pericolo ambientale: si pensi ai soli rifiuti speciali (quelli provenienti da attività industriali, commerciali, sanitarie eccetera ) che continuano ad aumentare dinnanzi a una parallela ridotta presenza di impianti per gestirli, con il risultato che siamo costretti a esportarli all’estero pagando il conto”.
Un tema delicato che non ci si può permettere di far passare sottotraccia e un “compito particolarmente sfidante per chi si occupa di comunicare l’ambiente”.