Gli scandali fanno crescere la domanda di etica aziendale
16/10/2015
Negli ultimi quindici anni gli scandali aziendali sono stati numerosi eppure, nonostante nuove norme, non si è riusciti a cambiare il corso delle cose. Volkswagen è solo l’ultimo degli esempi. Roberto Adriani ne ha parlato con padre Giacomo Costa, Presidente della Fondazione Culturale San Fedele di Milano ed Elisabetta Moroni di Heritage House.
Innumerevoli sono stati gli scandali aziendali, anche guardando solo agli ultimi quindici anni. Enron, Parmalat, Volkswagen e molti altri.
Ogni volta ci siamo dati norme nuove eppure non sembra essere cambiato molto. C’è una coazione a ripetere che non siamo riusciti ad interrompere. Perché? Ne abbiamo parlato con il Gesuita Giacomo Costa, Presidente della Fondazione Culturale San Fedele e Direttore di Aggiornamenti Sociali ed Elisabetta Moroni, managing director di Heritage House Reputation Architects, partner di Aggiornamenti Sociali in un progetto sull’etica aziendale di grande respiro.
C’è desiderio di etica aziendale?
Costa: Sì, la società contemporanea continua a manifestare bisogno di etica; questo vale anche per il mondo delle imprese, che esprime una sempre maggiore attenzione alla valorizzazione del comportamento virtuoso in azienda, all’esercizio della responsabilità e all’impatto sulla comunità. I nostri confratelli che gestiscono prestigiose scuole di business rilevano come alcune aziende cerchino effettivamente di prendere le distanze da certi modi diffusi di gestire e amministrare.
Moroni: Proprio gli scandali dei quali si parla in tutto il mondo stanno inducendo – e aggiungo per fortuna – molte altre aziende a vederle come una sorta di ammonimento e prendere iniziative concrete per prevenirle. Prendere le distanze da chi rischia di rovinare la reputazione dell’intero comparto industriale.
Che rapporto c’è tra le norme giuridiche e l’etica aziendale?
Costa: Le norme ovviamente sono indispensabili, però le regole formali, le procedure, gli standard da soli non bastano. Occorre infatti lavorare sulle motivazioni, sulla consapevolezza e sul senso di responsabilità del management e questo richiede di saper individuare ed esprimere le domande etiche.
Moroni: Ha ragione padre Costa, non basta la norma. Nella nostra esperienza le aziende ci chiedono di aiutarle a dare nuova linfa ai valori aziendali e il legame tra etica e responsabilità sociale è fondamentale. Un approccio di questo tipo diventa ancora più importante in fasi delicate della vita aziendale, come ad esempio change management, acquisizioni, ingresso in nuovi mercati.
Come si può concretamente formare all’etica aziendale i manager?
Costa: L’educazione fa parte della missione plurisecolare della Compagnia di Gesù. Il metodo dei percorsi e tavoli di lavoro è quello del dialogo e del discernimento, che la tradizione ignaziana ha elaborato nel corso del tempo su una pedagogia basata su libertà, potenzialità e responsabilità della persona. Da tempo le università dei padri Gesuiti fanno questo tipo di formazione, penso ad esempio all’Esade di Barcellona, la Santa Clara University in California, la Georgetown di Washington e i corsi di padre Michael Bordt a Monaco di Baviera. In Italia, abbiamo deciso di dare vita insieme a Heritage House al laboratorio ArchitETICA Laboratorio di Etica Integrale. ArchitETICA ha l’obiettivo di favorire il dialogo tra mondo delle imprese, terzo settore, istituzioni e amministratori pubblici e di facilitare percorsi di crescita all’assunzione della responsabilità da parte di chi riveste ruoli di leadership. L’approccio dell’etica integrale assume questa sfida articolando le varie discipline, professionalità e dimensioni della persona. Possiamo visualizzarlo con l’immagine del poliedro di Papa Francesco: nell’Enciclica il Pontefice ci richiama al dialogo e al confronto sulle tematiche complesse proprio tra attori della società. Questo non significa arrivare ad una sintesi perfetta, il poliedro non è una sfera. Le diverse facce della questioni trovano espressione, rappresentazione ma le tensioni esistono.
Moroni: La novità della proposta nasce dall’integrazione dell’approccio pedagogico della tradizione dei Gesuiti con la conoscenza dei processi aziendali e di management della nostra società di consulenza, formata da professionisti da tempo operanti nel campo della responsabilità sociale d’impresa e della reputazione aziendale. Chi ci chiede di fare questi per-corsi normalmente sono gli amministratori delegati che poi coinvolgono il top management e gli altri livelli. Ma con una prospettiva di partecipazione e condivisione ampia, aperta agli stimoli.
(*) Socio Ferpi e senior partner Heritage House