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I Tribunali iniziano a dotarsi di ufficio stampa

26/02/2008

Da circa un mese il Tribunale di Roma ha istituito un ufficio stampa, affidato al giornalista Giorgio Parnasi, per garantire una corretta informazione dell'attività giudiziaria

di Alessandro Galimberti
Sette anni dopo l'approvazione della legge sulla comunicazione istituzionale delle amministrazioni pubbliche (la n. 150 del 2000), l'ufficio stampa fa il suo debutto in un palazzo di giustizia. Il presidente del tribunale di Roma, Paolo De Fiore, ha annunciato ieri di aver nominato un «giornalista iscritto all'Albo nazionale», Giorgio Parnasi, quale responsabile dello snodo dell'informazione giudiziaria nella capitale, almeno, par di capire, per quanto riguarda l'attività dei Gip/Gup, dei tribunali civili e penali e della Corte d'assise.
Un'innovazione a cui guarda con interesse anche Milano, come conferma al Sole 24 Ore il presidente del tribunale ambrosiano, Livia Pomodoro. «L'ufficio stampa? È un'opzione a cui sto pensando seriamente nell'ambito della riorganizzazione del lavoro, mi fa piacere che Roma parta con quest'esperienza che credo potrà essere molto utile». Secondo la presidente Pomodoro «tante notizie passano a volte quasi casualmente e senza nessuna formalità, contando più che altro su rapporti e amicizie personali; invece un ufficio preposto può rendere garantita e aperta a tutti la circolazione delle notizie e delle informazioni pubbliche rilevanti del Palazzo. Del resto già oggi mi capita abitualmente di valermi della sala stampa del tribunale (che esiste da decenni ed è gestita dal Gruppo cronisti lombardi, ndr) per rendere noti documenti e raggiungere il massimo possibile dei destinatari. Ribadisco: il progetto vedrà la luce a breve, è molto interessante».
L'iniziativa annunciata ieri a Roma riguarda il Tribunale, ma non tocca l'altro versante delle toghe, quello delle Procure della repubblica. La comunicazione istituzionale dell'organo inquirente è infatti già regolamentata nella legge che riforma l'ordinamento giudiziario, entrata in vigore la scorsa primavera dopo un serie di polemiche e rinvii: in Procura l'unico referente per l'informazione è il capo dell'ufficio, che può «delegare» altri magistrati all'incombenza stabilendo modalità e criteri. Non è chiaro se tra i delegati, in futuro, possano rientrare anche gli uffici stampa previsti dalla legge 150 del 2000.
Difficile comunque prevedere l'impatto effettivo che questa rivoluzione delle pubbliche relazioni potrà sortire tra i corridoi di palazzi dove la consuetudine del cronista è diventata regola fondante della stessa professione: l'abilità di ottenere la notizia, e ovviamente poi di verificarla prima di renderla pubblica, da una pluralità di fonti indipendenti e "libere".
L'esperienza delle altre amministrazioni "di cronaca" dove esistono gli uffici stampa – in questure e comandi dei carabinieri per la «nera», ministeri, authority, ed enti locali per la «bianca» – è ampiamente positiva ma qualche volta in chiaroscuro: a fronte di un servizio che rende più semplice e veloce l'accesso alle fonti, può talvolta accadere che l'ufficio diventi un ostacolo per l'approfondimento o l'interpretazione della notizia, come sottolinea il presidente dell'Unione nazionale dei cronisti italiani, Guido Columba: «Ben vengano gli uffici stampa anche nei tribunali - dice Columba - purché agevolino il lavoro dei giornalisti e non diventino invece uno schermo opaco. Già è abbastanza difficile oggi difendere l'informazione».
tratto da Il Sole 24 Ore
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